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Bearzot è morto: addio al grande C.T. campione del mondo nell’82

Il mondo del calcio italiano e mondiale perde uno dei personaggi più importanti della sua storia.
A cura di Marco Beltrami
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Enzo Bearzot si è spento stamane all’età di 83 anni, un pezzo di storia d’Italia se n’è andato, non dopo averci regalato un’inifinità di emozioni.

Anche oggi in questo giorno triste, impossibile non apprendere questa notizia ripensando a quell’Estate dell’82 quando”il  vecio” portò la Nazionale azzurra sul tetto del mondo regalando al popolo italiano uno dei momenti più felici della sua storia, come dimenticare la fantastica finale Italia-Germania 3-1! (tra l’altro rimarrà sempre il suo record di panchine con la nazionale, ben 104). Per capire il valore di quell’esperienza basta parlare con coloro i quali hanno potuto assistere a quella cavalcata trionfale, partita in sordina tra mille scetticismi, difficoltà e senza i favori del pronostico,  e proprio per questo, coloratasi di sensazioni che è difficile spiegare a parole:  gli occhi lucidi di chi ne parla rendono benissimo l’idea. La tenacia, il lavoro, la grinta, questo quello che viene subito in mente pensando a Bearzot.

Quell’espressione attenta, severa ma allo stesso tempo serena, e quelle rughe che parlavano di gavetta, di sacrificio e di pensieri rimarranno sempre nei nostri occhi, così come l’urlo di Tardelli, e le facce di quella generazione di campioni che Bearzot, ha saputo far entrare nella storia: Zoff, Collovati, Scirea, Cabrini, Gentile, Bergomi, Oriali, Conti, Tardelli, Graziani, Rossi, Altobelli, Antognoni.  Una lezione fondamentale e importantissima quella che ci lascia il grande saggio del calcio italiano, da inculcare anche e soprattutto alle nuove generazioni: l’importanza del lavoro e della fiducia nei propri mezzi, che possono portare a raggiungere qualsiasi risultato.

Oltre all'intera carriera di Enzo Bearzot, basti pensare proprio alla vittoria mondiale quando quell’Italia, bistrattata e criticata, al centro di polemiche fu capace d’imporsi su squadre quotatissime, tra le più forti di tutti i tempi come Germania, Argentina e Brasile. La capacità di fare gruppo inculcata dall’allenatore italiano, anche a costo di risultare impopolare proprio con l’invenzione del silenzio stampa, che suscitò scalpore assoluto. Impopolare, proprio lui che poi è entrato nella storia come uno dei personaggi più amati di sempre, come dimenticare il silenzio stampa di Bearzot o quelle memorabili immagini della partita a carte col Presidente Pertini, durante il viaggio di ritorno in Italia, con la Coppa del Mondo “in tasca”.

Ora che è morto Enzo Bearzot possiamo solo dirgli grazie, grazie per averci fatto sentire orgogliosi di essere italiani, per averci fatto vivere emozioni incredibili, e anche per averci insegnato tanto. Molti potranno storcere il naso, pensare che in fondo si sta parlando solo di calcio, ma invece Bearzot ci lascia una lezione da non disperdere e che va molto aldilà di un terreno di gioco, con porte, panchine, e tribune. Una lezione che parla di speranza, di lavoro, di disponibilità al sacrificio e di “crederci sempre senza mollare mai”, messaggio che mai come ai giorni nostri deve tornare attuale. Grazie Enzo oggi per il calcio è un giorno triste, ma il modo migliore di ricordarti forse e riascoltando l’inconfondibile voce di Nando Martellini “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo”.

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