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Barcellona-Real Madrid, independencia e milioni: més que un Clasico

Il Clasico si gioca alle 13 per aumentare il pubblico in Asia e negli Emirati. Forti gli interessi di Barcellona e Real Madrid nell’area. La storica contrapposizione ideologica si rinnova due giorni dopo le elezioni in Catalogna.
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“Ah, Barcellona. Là è Europa". Se l'è sentito ripetere tante volte Pepe Carvalho, il detective più famoso di Spagna. Sfoghi e sfoggi di auto-ironia di quel Miguel Vazquez Montalban che rimane con Salvador Dalì e Joan Mirò il catalano forse più famoso al mondo. Catalano e tifoso blaugrana, come ha ricordato in occasione della sua morte Javier Marias sul Pais. Sapeva. “con la sua forte coscienza politica, l'importanza che qualcosa di tanto disprezzato come il calcio può avere nella quotidianità delle persone che hanno poco. Così come sapeva che il rivale più acerrimo, nel suo caso il Real Madrid, è necessario quanto l'aria, nel gioco come nella vita, per temerlo, invidiarlo, odiarlo, ammirarlo e sconfiggerlo”.

Més que un Clasico

Il Clasico dell'antivigilia di Natale sulla scia delle elezioni catalane, che hanno consentito alle forze indipendentiste di ottenere la maggioranza assoluta ma hanno incoronato i centristi e unionisti di Ciudadanos come primo partito della regione, ripropone il senso di un'opposizione calcistica e politica sentita e insieme ostentata. Il Barcellona, scrive Filippo Maria Ricci su Limes, non sarebbe “més que un club” senza l'aura di potere che circonda il Real Madrid. Ma non è sempre vero il contrario. E oggi che la Catalogna, con uno sguardo sull'Europa e l'auto-imposto esilio di Carles Puigdemont, si divide fra nazionalismo e indipendentismo in un'elezione atipica convocata da presidente Mariano Rajoy, il Barcellona si riscopre volano emozionale e propagandistico di un popolo che, recita il detto, “dalle pietre fa il pane”.

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Si gioca all'una per le tv

Il Clasico, primo match di campionato trasmesso in televisione, nel 1959 da TVE che aveva già mandato in onda alcuni match delle coppe europee del Real Madrid, generando così un forte incremento nelle vendite dei televisori, si giocherà in orario inusuale. Fischio d'inizio alle tredici ora di Madrid, che vuol dire le 15 a Doha, le 16 a Dubai, le 20 a Pechino, le 21 a Tokyo. Vuol dire aumentare la base di spettatori della partita fra squadre di club più vista al mondo, con un audience potenziale di 650 milioni di tifosi. “E' il match ideale per mostrare il calcio spagnolo al mondo” ha detto all'agenzia France Press Jose Maria Gay de Liebana, docente di economia all'università di Barcellona.

La ricerca di una sponda in Asia fa parte di una politica chiara del presidente della Liga, Javier Tebas, che più volte ha sottolineato il timore per l'eccessivo potere economico della Premier League, destinata a diventare la versione calcistica dell'NBA. La Liga, però incassa 1,9 miliardi di dollari dai diritti televisivi, la metà dei 3,9 miliardi del campionato più ricco del mondo. Tebas, prosegue Gay de Liebana, dovrebbe sfruttare di più e meglio il vantaggo linguistico, culturale e competitivo in America Latina e non concentrarsi solo sull'Asia e gli Emirati, dove si concentrano le maggiori sponsorizzazioni blaugrana e merengues.

Un'occasione d'oro per gli sponsor

L'appeal del Clasico lo rende un'occasione unica per gli sponsor: in termini di sola media value, rivela uno studio Nielsen Sports, il match d'andata dell'anno scorso valeva 42,5 milioni di dollari. Evidenti gli interessi che guardano verso Oriente. I blaugrana, terminato l'accordo con Qatar Airways, hanno iniziato una partnership da 55 milioni di euro (59 milioni di dollari) l'anno di base con un bonus di 1,5 milioni per la vittoria della Liga e 5 per il successo in Champions con Rakuten, il gruppo giapponese che gestisce uno dei siti di commercio elettronico più grandi del mondo.

Le principali voci del fatturato del Barcellona nel 2016-2017
Le principali voci del fatturato del Barcellona nel 2016-2017

Il Real, però, ha rinnovato con Emirates per 70 milioni di euro a stagione fino al 2022, anche più dell'accordo monstre fra Chevrolet e il Manchester United, ma a novembre ha incassato la rottura unilaterale del contratto con IPIC, il fondo sovrano di Abu Dhabi proprietario della compagnia petrolifera spagnola Cepsa, per i naming rights del nuovo Santiago Bernabeu. Il pronunciamento del tribunale che ha costretto a rivedere il progetto, a ridurre le cubature e rinunciare all'hotel, sarebbe alla base della rottura. Tuttavia il presidente Florentino Perez ha sfruttato il Mondiale per club anche per trovare nuovi partner per il progetto da 400 milioni.

Il fatturato 2016-2017 del Real Madrid
Il fatturato 2016-2017 del Real Madrid

Il minuto 17 e 14: Independencia

Real e Barcellona continuano a monopolizzare la distribuzione dei diritti tv della Liga, anche dopo il passaggio alla contrattazione collettiva. Le uniche due squadre a incassare più di 140 milioni configurano però un'opposizione più radicale.

Ramon Miravitllas, autore del libro “La funzione politica del Barcellona”, ha raccontato perché durante le partite giocate in casa dal Barcellona, al minuto 17:14 di ogni tempo, una parte dei tifosi allo stadio Camp Nou comincia a gridare in coro “Independencia!”. È un chiaro riferimento al 1714, l’anno in cui il re di Spagna Felipe V sconfisse le truppe catalane alla fine della Guerra di sucessione spagnola e chiuse il parlamento della regione. Come conseguenza il catalano venne privato dello status di lingua ufficiale e sostituito dal castigliano, obbligatoriamente introdotto nelle scuole e negli uffici giudiziari. Il Camp Nou diventa così la zona franca di espressione di un'orgoglio che, come quello serbo con la battaglia di Kosovo Polje, trasforma una sconfitta nel principio di un mito fondativo.

Il Real e il franchismo

L'opposizione contro il Real, in quanto incarnazione del “franchismo”, parte da due eventi indissolubili. Il 6 agosto 1936 truppe franchiste uccidono l'allora presidente del Barcellona, Josep Sunyol. E il 26 gennaio 1939, quando le truppe del Generalissimo entrano a Barcellona, fra loro c'è anche il volontario Santiago Bernabeu.

Ma è anche vero che alla fine della guerra civile i blaugrana avevano ancora una squadra, i blancos erano rimasti senza soldi e senza squadra. E il primo titolo nella Liga del Real arriverà solo nel 1954, il primo campionato dopo l'arrivo di Alfredo Di Stefano. Un affare di Stato, il passaggio della Saeta rubia alle merengues, che passa dal rifiuto dello strano accordo per dividerlo un anno in blaugrana e un anno in blanco, e coinvolge secondo il Barcellona pressioni per la presidenza del club. Di fatto, in pochi mesi, Franco firma il concordato con il Vaticano e un accordo per lo sfruttamento delle basi militari con gli Usa. Due tappe che, unite all'arrivo di Di Stefano e al dominio in Coppa Campioni del Real Madrid, contribuiscono a rompere l'isolamento della Spagna franchista.

L'inizio di tutte le storie

Oggi la Catalogna contribuisce al 20% del prodotto interno lordo e trasferisce nelle casse dello Stato 10 miliardi di tasse che, secondo Puigdemont, potrebbero consentire l'autosufficienza alla regione. L'opposizione con Madrid, col potere centrale, ha una genesi lunga e un inizio preciso nella sua versione calcistica: l'11-1 delle merengues al Chamartin nella Copa del Generalissimo 1943. Inizia, agli occhi del Barcellona, la trasformazione del Real nella squadra del regime. Arriveranno poi Raimundo Saporta, l'uomo che fa sbarcare il Real nel panorama internazionale, e lo stadio Bernabeu.

Ma quando Franco nega un nuovo debito per l'ampliamento dell'impianto, dopo aver cancellato quello accumulato dal Barcellona per il Camp Nou, Bernabeu si distanzia dal regime. Ma non si avvicina ai grandi rivali. “Non ho nulla contro la Catalogna” diceva nel 1970, “nonostante i catalani”. Son passati quasi cinquant'anni, ma lo scenario è ancor più diviso. E questo sarà ancor di più més que un Clasico.

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