Balotelli: “Ventura cercava scuse ma io sogno ancora la maglia della Nazionale”
A 27 anni, dopo aver bruciato talento e occasioni, per Mario Balotelli è arrivato il momento di mettere la testa a posto. E' uno dei pochi attaccanti italiani in circolazione che ha tutto per fare la differenza: potenza fisica, velocità, tecnica, precisione al tiro e capacità di essere letale di testa. Azioni il rewind della sua carriera e ti scorrono davanti agli occhi le immagini della punta che rifila un paio di sberle alla Germania e trascina l'Italia più avanto all'Europeo. Che giocatore! Poi toglie la maglietta, la getta per terra a mo' di ‘uomo che non deve chiedere mai', mostra i muscoli in posa da macho e sembra urlare al mondo intero ‘il più forte sono io, eccomi'. Qualcosa di molto simile al ‘perché sempre a me?' che aveva scritto sulla t-shirt ai tempi del Manchester City.
Mario Balotelli è così: lo accetti per come è, sperando che non faccia troppi colpi di testa, e lasci che la sua insostenibile leggerezza dell'essere eterno ragazzo/calciatore trovi sfogo in campo, laddove riesce ancora a divertirsi. Ma non puntategli i riflettori addosso, non tenetegli il fiato sul collo: se volete che vi sfugga dalle mani oppure vi mandi a quel paese alla sua maniera allora è così che dovete fare. Conviene? No. Nemmeno a lui che di tempo ne ha perso già tanto e adesso che a Nizza s'è rigenerato (16 gol in 21 gare tra campionato e coppe) ha l'opportunità di giocarsi qualche buona carta che ancora ha di mano per tornare in Nazionale.
E' sempre stato un sogno di mio papà vedermi con la maglietta azzurra – ha ammesso nell'intervista a Sky Sport 24 -. Spero chiunque ci sia mi chiami. Poi io rispetto sempre le opinioni di tutti, come quelle di Ventura che non mi ha chiamato.
Non spara a zero sull'ex commissario tecnico. Non serve perché, prendendo a esempio se stesso, dice "se la mia squadra è in finale di Champions e io sbaglio un rigore e poi ancora un gol al 92° già so di non aver fatto il mio lavoro". Però, c'è qualcosa di Ventura che non gli è piaciuto e fa riferimento a un colloquio avuto a Nizza.
Mi disse che mi teneva in considerazione, che il gruppo era fatto, che non gli interessava tanto come giocavo ma voleva che io fossi un leader della mia squadra. Non voleva avere garanzie sul gioco, voleva che io fossi qualcuno a cui gli altri potevano ispirarsi, un esempio positivo. Io dissi che erano cose che già facevo e allora mi chiese dei miei comportamenti nel passato, del Milan, del Liverpool… La mia risposta fu che il passato era il passato e che poteva parlare con il mister del Nizza per avere notizie. Era come se cercasse sempre una scusa per non chiamarmi
Tornare con l'Italia e in Italia, Balotelli ci pensa ancora. Il suo nome è emerso anche di recente, capita spesso quando si avvicina una sessione di mercato. Potrebbe far comodo a molte squadre che vanno a caccia di attaccanti e abbiano un orizzonte competitivo medio alto. Il Milan gli è rimasto nel cuore però sa benissimo che la situazione adesso è così complicata.
Non vorrei mai andare al Milan adesso per poi sentire che sono io la causa di una squadra che va male, né vorrei andarci pensando di essere il salvatore e poi pagare colpe che non ho.
All'Inter pure tornerebbe – dice Balotelli raccontando di un dialogo scherzoso col ds Ausilio -. Al Manchester City andrebbe anche gratis perché "lì ho vissuto la mia stagione più bella". Poi c'è il Napoli, una piazza che lo accoglierebbe a braccia aperte… tutti meno il presidente De Laurentiis che – secondo Super Mario – "non credo abbia tutta questa simpatia per me, però a me piace molto come città e ci andrei volentieri".
Infine, un riferimento alla vita privata e a sua figlia Pia. Nell'intervista alla Gazzetta parla anche del rapporto migliorato con la ex compagna, Raffaella Fico.
E' una buona madre e ultimamente mi fa vedere di più mia figlia. Mi parla tantissimo – ha aggiunto Balotelli -. Il giorno in cui sono stato più felice è stato quando per la prima volta mi ha chiamato papà. Quando senti quella parola dentro ti scatta qualcosa.