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Auguri Carlitos! Dieci cose da sapere sull’Apache (video)

L’attaccante argentino compie 31 anni ed è sempre più anima della Juventus. Non passa domenica che Carlitos non regali magie ai tifosi bianconeri e agli appassionati del calcio italiano.
A cura di Vito Lamorte
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Ci ha messo meno tempo del previsto a prendersi la Juventus. Carlitos Tevez, arrivato sotto un alone di diffidenza a Torino, è diventato subito l'idolo dello Stadium. Gol, assist, dedizione al lavoro, grande temperamento: un mix che ha permesso a Tevez di essere osannato ovunque abbia giocato. Argentina, Brasile, Inghilterra, Italia: l'attaccante di "Fuerte Apache" nella sua vita ha sempre creato grandi clamori e anche tante spaccature ma è uno che si danna l'anima per la maglia che indossa. Questo è el jugador del Pueblo. Questo è Carlos Tevez. Non si sa se rinnoverà con Juventus o tornerà al Boca, ma gli argentini sono così: duri e romantici allo stesso tempo. Buon Compleanno Carlitos!

1. Le cicatrici. Da bambino accidentalmente si rovescia in faccia dell’acqua bollente , provocandosi una grave ustione di terzo grado. Dopo due mesi di ricovero in ospedale viene rimesso in sesto, ma ancora oggi gli rimangono i segni di quel doloroso incidente nelle vistose cicatrici che ricoprono gran parte del petto, del collo e arrivano fino all'orecchio destro. Al Manchester City volevano farla sparire: "Siamo nel 2010, Carlos, la chirurgia estetica fa miracoli. Abbiamo un sacco di soldi qui, con i soldi compriamo tutto, con i soldi ti cambiamo i connotati, ti cancelliamo la cicatrice e ti diamo una faccia pulita e tutta nuova". La risposta fu: "No, grazie". Carlos si tiene la sua cicatrice, il suo segno distintivo. Il suo modo, forse, di ricordarsi quanto bastarda possa essere la vita.

2. Carlos "Martinez" Tevez. Il vero cognome dell'attaccante argentino è Martinez ma venne fatto legalmente cambiare dalla famiglia in quello della madre per motivi burocratici dato che la squadra semiprofessionistica in cui militava a 12 anni, l'All Boys, si rifiutava di cederlo al Boca Juniors.

3. Il 10 di Santa Clara. Una storia di povertà, amicizia fraterna e droga. Una coppia inseparabile fuori e dentro il campo del Santa Clara, il club del quartiere, Carlos e Dario avevano il pallone nel sangue. Il primo attaccante vero, un numero 9 fin da piccolo. Il secondo estro e talento da numero 10. Il bivio fra i loro due percorsi di vita arrivò all'età di 11 anni quando Dario venne preso al Velez Sarsfield dopo un provino a Liniers, il sobborgo di Buenos Aires dove ha sede la storica società di calcio, Dario entrò in contatto con i "Los Backstreet", una gang locale dedita allo spaccio di droga. Finiti gli allenamenti il ragazzino iniziò a fare commissioni per questo gruppo di piccoli malavitosi e in breve tempo gli stupefacenti presero il controllo di quel piccolo corpicino. Così, un giorno, dopo un tentativo di furto andato male, Dario, sentitosi braccato dalle volanti della polizia decise di porre fine alla sua vita con un colpo di pistola alla testa. Cabañas aveva 17 anni e da due aveva lasciato il settore giovanile del Velez. Carlos, invece, già faceva parte della Nazionale Under17 e da quel giorno ogni gol festeggiato con le mani rivolte al cielo è una dedica per il suo amico Dario.

4. El gallinazo! Carlos Tevez è adorato da tutte le tifoserie delle squadre in cui ha giocato. Lui è uno che dà tutto e questo i supporter lo apprezzano. C'è un popolo che ha sempre adorato Tevez: quello del Boca Juniors. Carlitos è cresciuto nelle giovanili xeneise e fa parte della storia del club. Sono innumerevoli le gesta che i bosteros amano ricordare ma su tutte c'è l'esultanza al Monumental nella semifinale di Copa Libertadores. Le acerrime nemiche del calcio argentino si incontrano nel penultimo atto della competizione più importante dell'America Latina e il clima è tesissimo. Il Boca perde contro il River Plate ma Tevez riporta in parità la gara. Dopo aver depositato la palla in rete l'Apache mima una gallina, il dispregiativo con il quale i tifosi del Boca si rivolgono a quelli del River. L'arbitro estrasse il rosso ma il Boca riuscì comunque ad approdare in finale.

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5. L'Apache. Il soprannome che lo contraddistingue fin da piccolo è dovuto al suo quartiere d’origine, uno dei sobborghi più poveri e più malfamati di Buenos Aires, che venne rinominato il Fuerte Apache dal film "Fort Apache the Bronx" di Daniel Petrie ambientato nella degradante periferia di New York.

6. "Non vogliamo argentini in squadra". Dopo aver vinto tutto con il Boca Juniors, alla porta di Tevez bussa il Corinthinas. La squadra brasiliana acquista per 20 milioni l'attaccante albiceleste e quando venne ufficializzato il suo passaggio al Timão i tifosi lo accolsero al suono di "Non vogliamo argentini in squadra". Tevez non raccolse la provocazione e si fece adorare anche in Brasile tanto da diventare il capitano della squadra.

7. Il West Ham e la multa. Nel 2006 arriva in Europa, più precisamente al West Ham. Agli Hammers la vita non è facile per il tecnico, Alan Pardew, lo schiera sulla fascia e Carlos non riesce ad essere se stesso. Il commissario tecnico dell’Argentina, Alfio Basile, chiama lui e Javier Mascherano, altra vittima delle idee di Pardew, e gli dice: "Fareste meglio ad andarvene dal West Ham". Un giorno Carlitos scappa davvero. Era il 25 novembre 2006 ad Upton Park c'era West Ham-Sheffield United. Il quarto uomo alza la lavagnetta luminosa e sopra c’è il numero 32. Carlitos esce dal campo e se ne va a casa esasperato per l’ennesima sostituzione. Lo strappo sarà ricucito, ma solo parzialmente. I compagni di squadra allora si mettono d’accordo e lo obbligano a donare in beneficenza metà del suo stipendio settimanale per rimediare al suo gesto. Successivamente Pardew sarà cacciato e Carlitos verrà impiegato come seconda punta. I tifosi lo adorano, come sempre, ma il suo tempo a Londra è finito.

8. Carlos vs Gary Neville. Nel 2009 passa dal Manchester United ai "nemici" del Manchester City, subendo le dure critiche del suo ex-capitano Gary Neville. Tevez decide di rispondere sul campo con un'esultanza-sfottò dopo il gol segnato nel derby proprio contro i red devils.

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9. Tevez vs Mancini. "Con me ha chiuso e non scenderà mai più in campo almeno fino a quando io sarò l’allenatore del City". Con queste parole Roberto Mancio commentò il rifiuto di entrare in campo da parte dell’Apache nel settembre del 2011 durante la sfida di Champions contro il Bayer Monaco sul punteggio di 2-0 per gli avversari. Dopo 6 lunghi mesi, a marzo del 2012, torna ed è decisivo per la conquista della Premier. Quel campionato vinto nella partita "thriller" contro il Queens Park Rangers, con i gol di Dzeko e Aguero in pieno recupero.

10. #Greguccidixit. Angelo Gregucci, collaboratore tecnico del Manchester City durante la gestione Mancini, sull'approdo di Carlitos alla Juventus afferma: "Con il suo acquisto la Juventus ha sicuramente guadagnato in professionalità e mentalità. Carlos è un vincente, è determinato e spinto ogni giorno da una grande motivazione. Negli ultimi mesi, poi, ha raggiunto quella maturità e quell'equilibrio che lo possono far diventare un campione assoluto. Quella di Tevez è un'anima da fenomeno".

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