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Atalanta, Milan e Lazio orgoglio italiano: l’Europa League si tinge di tricolore

Dopo due giorni traumatici in Champions League, i trionfi dell’Atalanta contro l’Everton, del Milan a Vienna con l’Austria di Fink e della Lazio sul Vitesse riportano in alto il morale ma anche la reputazione della nostra Serie A. Dalla garra degli orobici alla classe di Calhanoglu fino alla bellezza del football della Lazio, ecco il pagellone del giovedì delle nostre squadre.
A cura di Salvatore Parente
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Dopo una due giorni Champions che ha regalato solo dispiaceri ai tifosi italiani e, più nello specifico, a quelli di Juventus e Napoli con solo la Roma a salvare la faccia con uno 0-0 casalingo contro l’Atletico Madrid, a riscattare il nostro movimento ci hanno pensato Atalanta e Milan alle 19 e la Lazio dell’esordiente Inzaghi alle 21. In particolare, gli uomini di Gasperini inorgogliscono in toto il nostro calcio con una gara fatta di grande organizzazione tattica, voglia, ritmo ed entusiasmo, quello delle grandi occasioni, quello che ti permette di battere compagini, almeno sulla carta, favorite.

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Tre successi importanti, come ottima base di partenza su cui costruire le fortune europee dei club tricolori che hanno risollevato il morale e la considerazione, uscita a pezzi dopo il martedì ed il mercoledì di Coppa Campioni, della Serie A. Dalla tripletta di André Silva all’aggressività di Petagna e compagni fino al gioco collettivo dei biancocelesti prendiamo in esame la serata continentale delle italiane.

Austria Vienna-Milan, rossoneri sul velluto

Al rientro in Europa dopo più di 1200 giorni (ultima gara in competizioni continentali l’11 marzo 2014 contro l’Atletico Madrid) il Milan di Montella riscatta subito la recente scoppola subita all’Olimpico contro la Lazio. I rossoneri, infatti, rispolverando il 3-5-2 visto l’ultima volta proprio in competizioni Uefa contro lo Shkendija con Bonucci centrale e il tandem d’attacco KalinicAndré Silva, con Cutrone in panchina, mettono subito le cose in chiaro e, in appena 19’ minuti, chiudono la pratica Austria Vienna col siluro di destro di Calhanoglu e le reti, sempre su suggerimenti del numero #10 turco, del lusitano André Silva.

Un trittico di colpi, una successione di ganci, diretti e montanti da Knockout tecnico che allungano la striscia di gare senza successi all’Ernst Happel Stadion della compagine di Fink a quota 6 con la pronta rivincita, dunque, del club meneghino. Una vittoria senza appello, contro una compagine di certo non eccezionale, suggellata però nella ripresa dalla terza rete di André Silva e dallo spettacolare gol dell’1-5 di Suso, che chiarisce al meglio le intenzioni dei rossoneri: per il successo finale della manifestazione, peraltro l’unica che ancora manca nel ricco palmares del “Diavolo”, c’è anche il Milan.

La prestazione di Calhanoglu (Sofascore.com)
La prestazione di Calhanoglu (Sofascore.com)

Calhanoglu e Andrè Silva spaccano la gara

Fra i più concentrati, stimolati e vogliosi della contesa stravinta dai rossoneri proprio Calhanoglu e Andrè Silva, i grandi esclusi del match malamente perso domenica scorsa contro la Lazio. Buttati nella mischia da Montella i talenti rossoneri, costati 60 milioni di euro in due, hanno subito messo al tappeto l’Austria Vienna con due prestazioni di assoluto valore ed uno score di 4 gol e 2 assist totali ma anche di 7 tiri in porta, uno 89% di passaggi riusciti, 5 duelli vinti e 7 falli subiti.

le posizioni di Calhanoglu e André Silva contro l'Austria Vienna (Sofascore.com)
le posizioni di Calhanoglu e André Silva contro l'Austria Vienna (Sofascore.com)

Una prestazione a tutto campo con i ragazzi che, messi nelle condizioni e nelle loro posizioni ideali, con particolare attenzione al turco schierato dietro le punte e non mezzala, in grado di incidere e di segnalarsi per le scelte future del tecnico campano.

Atalanta-Everton, un sogno atteso 26 anni

Qualcuno, in particolare il filosofo tedesco Lessing, sosteneva, parafrasando un po' una delle sue frasi più celebri: “L’attesa prolunga il piacere”. Ed i 26 anni di distanza dall’ultima gara giocata dall’Atalanta in Europa, segnatamente nei quarti di finale dell’edizione della Coppa Uefa del 1990/91 contro l’Inter, sono stati ben ripagati dagli orobici di Gasperini che, gettando il cuore oltre l’ostacolo, hanno messo letteralmente in crisi, per tutta la gara, il blasonato Everton di Rooney. Un sogno atteso 26 anni e che si materializza, pian piano, di minuto in minuto.

Dapprima, infatti, rompe il ghiaccio Masiello, uno degli uomini simbolo di questa squadra e della classe operaia che apre i cancelli del paradiso, in mischia su corner al 27’ poi, il Papu Gomez, all’esordio europeo, decide di far vedere le sue doti anche agli inglesi di “Rambo” Koeman con uno spettacolare tiro a giro al 41’ e, per completare il trionfo nerazzurro, Cristante al 44’ con il 3-0 dal sapore del punto esclamativo.

Un parziale magico, inaspettato ma bello e soddisfacente come pochi che, peraltro, ha anche il merito di durare, Petagna e compagni sfiorano addirittura più volte il poker nella ripresa, per il resto del match con una Atalanta in grado di onorare la sfida, battere i Toffees e lanciare un messaggio all’intero gruppo E: nel girone di ferro con Lione e Limassol, pari 1-1 a Cipro, i bergamaschi non reciteranno il ruolo di sparring partner, anzi. Il sogno è appena iniziato.

La formazione orobica contro l'Everton (Sofascore.com)
La formazione orobica contro l'Everton (Sofascore.com)

Aggressività e dinamismo, gli orobici annichiliscono l’Everton

Gasperini alla vigilia del match, come un intelligente e navigato artigiano chiamato ad un lavoro estenuante, ha osservato i “ferri”, gli utensili a sua disposizione. Nella sua ideale cassetta degli attrezzi ha trovato fisicità, dinamismo, organizzazione ma anche voglia ed entusiasmo. Tutti strumenti che sono serviti al capolavoro, l’ennesimo della sua carriera, del mestierante del pallone il quale, con una formazione rodata che si conosce al meglio, ha messo alle corde l’Everton dei 158 milioni di euro spesi in estate di Rooney, Sigurdsson e Schneiderlin. L’underdog, lo sconfitto designato colpisce, sorprende e poi stravince con l’incoraggiamento di un pubblico incredulo e l’aggressività delle compagini fameliche, assetate di campo e decise a sovvertire qualsiasi pronostico. E se l’appetito vien mangiando, con queste armi, sorry, con questi attrezzi, l’avventura europea può essere una grande, grandissima, nonché piacevolissima, sorpresa.

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Subisce ma poi rimonta: Lazio che grinta

La Lazio di scena ad Arnhem, malgrado gli 8 cambi nell’undici titolare rispetto al 4-1 casalingo contro il Milan, gioca comunque un gran calcio. Il primo tempo però, è una pièce da teatro dell’assurdo di Beckett con i biancocelesti a dominare, fraseggiare e cucire, col vestito del 3-5-1-1, interessanti trame offensive. E invece, come dicevamo, il copione è illogico e, alla prima disattenzione, più individuale che di squadra con un Bastos e Lukaku non proprio attentissimi, il Vitesse trova l’1-0 con la meteora ex Genoa Matavz su assist del forsennato Rashica. La ripresa, comincia ancora meglio per la Lazio con l’inserimento di Immobile per Felipe ed il passaggio al 4-4-2 con Marusic a destra e Murgia a sinistra a centrocampo. In poco tempo arriva il pari di Parolo poi, ancora un blackout difensivo con il 2-1 di Linnsen fino al pari di Immobile e, ormai, al consueto decisivo sigillo di Murgia.

Il top player è il gioco

Il 3-2 di stasera assume i contorni di un successo meritato per gli uomini di Inzaghi bravi per due volte a non smarrire le proprie certezze e ad affidarsi alla proverbiale qualità del proprio gioco con una Lazio che è sembrata, a tratti, davvero in palla. Certo, qualche disattenzione di troppo c’è pure stata ma nel complesso i biancocelesti hanno fatto vedere cose importanti dimostrando di essere sulla strada giusta per esprimere un calcio efficace e piacevole. Esempio lampante di questa avanzata fase del progetto delle “Aquile”, il gol del 2-2 di Immobile frutto di una manovra corale palla a terra con tocchi di prima, sponde e tiri precisi. Insomma, la Lazio c’è.

Le statistiche della Lazio contro il Vitesse (Sofascore.com)
Le statistiche della Lazio contro il Vitesse (Sofascore.com)

Rashica al top ma la sua prestazione non basta

In estate, e non solo, il kosovaro del Vitesse Rashica era stato accostato a diverse squadre italiane, Napoli su tutte. E stasera, con buona pace del diretto avversario Lukaku (poi uscito per Lulic), abbiamo scoperto il perché. Ala scattante, estrosa, baricentro basso e col dribbling nel sangue, infatti, il numero #7 delle Aquile ha infiammato il Gelredome con giocate straordinarie, finte ubriacanti e due assist vincenti per Matavz prima e Linnsen poi. Una prestazione sontuosa dalle sembianze della consacrazione anche europea per uno dei migliori talenti in giro per il ‘Vecchio Continente’.

Il "tiro a segno" della Lazio nello specchio del Vitesse. Tre gol nello stesso angolo (Squawka.com)
Il "tiro a segno" della Lazio nello specchio del Vitesse. Tre gol nello stesso angolo (Squawka.com)

Le reti del “giovedì”

A corollario di questa serata speciale per i colori “nazionali” troviamo anche tre gol di pregevole fattura. Parliamo della rete di Suso per il 5-1 dei suoi con una bordata imprendibile dalla distanza e del gol a giro, alla Del Piero direbbe qualcuno, del “Papu” Gomez che beffa il diretto avversario in dribbling stretto per poi disegnare una traiettoria imparabile che muore nel sette della porta di Stekelenburg. E, per finire, l’azione corale della Lazio, conclusa poi dal solito Immobile, nell’occasione del 2-2 contro il Vitesse.

Suso che gol!

Gomez, alla Del Piero

Lazio: tecnica, qualità e il solito Immobile

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