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La morte del calciatore Davide Astori

Astori, la perizia medica rivela: il giocatore soffriva di una patologia cardiaca

Secondo le ultime indagini mediche, sarebbero emersi alcuni elementi indicativi di una patologia cardiaca. I medici sarebbero ora al lavoro per capire se questo problema poteva essere diagnosticato in anticipo, e se fosse stato possibile intervenire per evitare la morte del capitano della Fiorentina.
A cura di Alberto Pucci
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La scomparsa di Davide Astori è una ferita che continua a non rimarginarsi. Nonostante il campionato di Serie A si sia fermato per dar spazio al meritato riposo dei giocatori, i tifosi italiani continuano infatti a pensare alla disgrazia che ha colpito il capitano della Fiorentina in quel maledetto 4 marzo 2018. Mentre il calcio italiano piange ancora lo sfortunato calciatore, il lavoro dei medici sta procedendo senza soste per capire ciò che è realmente successo in quella stanza d'albergo a Udine.

Secondo le ultime indagini mediche, sarebbe infatti emerso un dettaglio molto importante: Davide Astori soffriva di una patologia cardiaca evidentemente mai venuta alla luce prima del suo decesso. E' questa la novità più rilevante scoperta dalla perizia medico legale disposta dalla Procura di Udine, e poi trasferita a Firenze insieme agli altri atti dell'inchiesta sulla morte del capitano della Fiorentina.

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I nuovi elementi in mano ai medici legali

Come riportato dall'Ansa, i medici sarebbero ora al lavoro per capire se questi elementi indicativi di una patologia cardiaca potevano essere diagnosticati in anticipo, e se, una volta effettuata la diagnosi, sarebbe stato possibile intervenire per evitare la morte di Davide Astori.

Prima di questa rivelazione fornita dallo staff medico legale, nei giorni scorsi era stata anche ribaltata la prima risposta di coloro che avevano fatto l'autopsia sul corpo del giocatore. Astori non è morto a causa di una bradiaritmia ma, al contrario, per colpa di una tachiaritmia: ovvero un’improvvisa accelerazione della frequenza cardiaca. Stando alla perizia fatta dai due medici legali che si sono occupati del caso, Carlo Moreschi e Gaetano Thiene, Davide non morì nel sonno e se fosse stato in compagnia, avrebbe potuto chiedere aiuto e forse essere salvato.

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