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Ansia per i malesseri di Cassano e Gattuso: tra solidarietà e i soliti sospetti di doping

Tutto il mondo del calcio è in attesa di capire il perchè dei malori che hanno colpito i due giocatori del Milan. Malori di natura differente ma che terranno lontano dal terreno di gioco Gattuso e Cassano almeno fino a fine stagione.
A cura di Alessio Pediglieri
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cassano gattuso

Sono giorni difficili e tristi per il mondo del calcio: le condizioni di salute di Gennaro Gattuso e di Antonio Casssano stanno infatti lasciando tutti con il fiato sospeso. Il centrocampista è ai margini dei campi di gioco per un serio problema all'occhio sinistro che gli ha già precluso l'intera stagione in attesa di un intervento chirurgico, il fantasista barese è stato colpito da un malore sabato sera e da allora è ricoverato al Policlinico di Milano. Due episodi distinti, due ‘casi umani' avvenuti in momenti diffirenti e di natura completamente diversa, eppure  – solo perchè uniti dallo stesso sport e dallo stesso colore della maglia – c'è chi sta già insinuando che siano vittime di doping.

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La doppia visione di Gattuso

Al centrocampista del Milan è stata diagnosticata una grave malattia degli occhi che potrebbe lasciarlo con la visione doppia (diplopia) per il resto della vita. Sembra che Gattuso avesse già problemi di vista quando si è scontrato con Alessandro Nesta, suo compagno di squadra nel Milan, nell'incontro con la Lazio del mese scorso. Uno scontro apparso strano perchè avvenuto in modo goffo ma che non ha destato sospetti. Uno scontro però che ha probabilmente esacerbato il problema già esistente. Nei giorni del dopopartita, i controlli effettuati hanno permesso di porre una diagnosi precisa, di "paralisi del sesto nervo cranico", uno dei tre nervi che controllano il movimento degli occhi. Chi soffre di questo disturbo vede tutte le immagini sdoppiate. La qualità visiva, in questi casi, varia a seconda della direzione dello sguardo: se si guarda da un lato, lo sdoppiamento peggiora; voltando lo sguardo dalla parte opposta, lo sdoppiamento delle immagini può anche svanire. Ovviamente, pensare di poter giocare o semplicemente di allenarsi non se ne parla nemmeno. Almeno finchè non si capisca, se non le motivazioni della patologia, almeno come risolver il problema. La maggioranza degli sportivi ha bisogno di avere una buona visione binoculare, anche se ci sono esempi di eccellenti atleti che godono solo di visione monoculare. Se permane questa condizione di diplopia, Gattuso difficilmente potrà essere in grado di tornare a giocare a pallone con entrambi gli occhi aperti. L'unico palliativo potrebbe essere l'occlusione di un occhio, eseguita con una benda o con una lente a contatto che impedisca all'occhio peggiore la percezione delle immagini. Un modo semplice per liberarsi dal grosso fastidio della visione doppia consiste nel coprirsi l'occhio malato ma, passando dalla visione binoculare a quella monoculare, cambia anche il nostro modo di percepire l'ambiente che ci circonda, passando da una visione tridimensionale ad una bidimensionale, con tutto ciò di negativo comporta.

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Il problema, la grinta di Ringhio

Giocare con un solo occhio, oggi, potrebbe essere un'ipotesi tutt'altro che lontana se la situazione non rientrasse nella normalità. La vista monoculare determinerebbe una serie di difficoltà che Gattuso dovrebbe superare per tornare a giocare ad alti livelli visto che con un occhio chiuso tutto sembra disposto solo da un lato. In più, va anche considerata la perdita di una consistente parte del campo visivo, non si vede benissimo ed anche la percezione della profondità ne viene influenzata. Nonostante questo serio problema, Gattuso, ormai 33enne, nella conferenza stampa della scorsa settimana si è detto determinato a continuare a giocare, in modo ottimista, scommettendo sul proprio recupero. "Tre settimane fa, i medici mi dissero che c'era la possibilità che non avrei mai più potuto giocare, ma io lotterò duramente per tornare in campo", ha detto Ringhio. "Finché l'entusiasmo c'è, posso continuare a giocare. Nella vita, mi ripeto che c'è di peggio. Ho un problema al nervo dell'occhio, dopo 50 giorni di stop ci vogliono ancora quattro mesi e poi mi opero – ha detto il centrocampista rossonero – Posso allenarmi, ma non posso giocare perché in campo vedo doppio. C'è stato un momento in cui pensavo al peggio, ora però voglio tornare a giocare. Il Milan mi è stato vicino".

Le soluzioni, il futuro

Per Gattuso è comunque obbligatorio aspettare diversi mesi prima di decidere se può essere utile eseguire un intervento chirurgico correttivo o, in alternativa, l'iniezione di una tossina botulinica a scopo curativo. Nello specifico, Gattuso – dicono gli esperti – ha un problema di diplopia orizzontale, ossia di visione doppia, e presumibilmente l'unico modo per non avere confusione nella percezione delle immagini consiste nell'occludere l'occhio colpito da paralisi muscolare. Le possibilità di recupero dipendono dalle condizioni che hanno determinato la malattia. Spesso, è un "male" che colpisce i diabetici o le persone con pressione del sangue alta (ipertensione) che si trovano accidentalmente in questa condizione, ma anche in questi casi, dopo pochi mesi il fenomeno tende a rientrare e si riacquisisce una visione normale. Nelle persone che hanno subito un trauma, invece, accade che un nervo venga reciso o si paralizzi del tutto. In questi casi, purtroppo, la visione binoculare normale non viene più recuperata. Ma non sembra essere il caso di Ringhio. Se si ritorna al suo racconto si può comprendere come la paralisi sia di natura neurologica, non traumatica: "Il dottor Tavana mi aveva sconsigliato di giocare. Sono sceso in campo a tutti i costi ma già vedevo doppio. Nesta non l'ho visto proprio. Quattro giorni prima si era già manifestato qualcosa. Quei venti minuti della Lazio sembravo ubriaco, sono stati bruttissimi: vedevo Ibra in quattro posizioni diverse". Adesso si dovrà attendere l'esito dell'operazione e – dopo la riabilitazione – si passerà al pensiero se, come e quando ritornare a giocare a pallone.

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Il ‘caso' Cassano

Più delicato e ancora più avvolto nel mistero o meglio, nella giusta e sacrosanta privacy del caso, è la situazione di Antonio Cassano, attaccante del Milan che è stato colpito da malore nel rientro dalla partita di Roma, di sabato pomeriggio, con il Milan vincente 1-2 sui giallorossi e un primo posto sfiorato. Il fantasista di Bari Vecchia è stato male subito sceso dall'aereo dopo aver giocato e festeggiato sul volo verso Milano. Un malore improvviso per Cassano che l'ha ‘costretto' ad un ricovero in pratica immediato e – ancor oggi – in corso per capirne le cause e le conseguenze nel breve e medio termine. Al contrario di Gattuso, il malessere di Cassano non è stato ancora ufficializzato con bollettini medici che ne spieghino la natura e così, purtroppo, si è scatenata la follia delle ipotesi fatte sia da specialisti e da medici interpellati da una stampa morbosamente affamata di scoop o – peggio ancora – dalle persone comuni che hanno rispolverato l'ipotesi di doping e somministrazione di sostanze poribite. Fatto sta che ad oggi, Antonio Cassano è stato male, male davvero e al di là di diagnosi fatte sul nulla (ischemia, ictus, problemi cardiaci, labirintite) nessuno – tranne i medici curanti, il Milan e i  più stretti parenti – sa cosa sia accaduto realmente.

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Il presente, la speranza

In attesa del comunicato medico che il Policlinico di Milano e il Milan dirameranno congiuntamente, ciò che importa sono le notizie rassicuranti che arrivano  da chi Cassano lo ha visto con i propri occhi. "Sta bene, scherza, è di buon umore", dicono di lui. "Sta meglio di quanto pensassi" conferma chi è andato a trovarlo. Stefano Eranio all'uscita dal Policlinico ha confermato anche nella mattinata di mercoledi l'ottimismo di Adriano Galliani. "Antonio l'ho trovato benissimo. Tutto normale. E' molto sereno e ciò è importante. E' il solito Antonio che ride e scherza; un po' di preoccupazione c'è, è normale che ci sia. Ma ho trovato un ragazzo sorridente. Abbiano parlato della partita di Minsk. Era rammaricato per le occasioni perse, ma era contento perché il Milan ha passato il turno. Insomma, ho trovato un clima sereno". Parole che seguono quelle dell'Ad rossonero: "La situazione si sta evolvendo bene e,quindi, siamo moderatamente ottimisti – aveva sottolineato Adriano Galliani – quello che mi preme molto dire ai tanti tifosi e alle tante persone che vogliono bene a Cassano, che Antonio sta bene e che le cose, mi sembra, evolvono bene". testimonianze d'affetto sono arrivate da tutto il mondo, da Diego Armando Maradona, ai colleghi del mondo del calcio, ai suoi ex compagni illustri (Del Piero, Francesco Totti, Gianpaolo Pazzini) ai compagni rossoneri, ai tifosi uniti nel dare conforto e sostegno senza divisione di maglie e colori prima all'uomo Cassano che al giocatore.

La stagione delle polemiche – già nate ma ancora semplice sottofondo fastidioso – su due mali così ravvicinati che hanno colpito due giocatori della stessa squadra e che portano i cattivi pensieri ancora nel tunnel delle pratiche e dei sostegni ‘farmacologici‘ illeciti, avrà tutto il tempo di svilupparsi e diffondersi, perchè anche se verrà certificato che nulla c'entrano con la pratica agonistica, i più maliziosi sosterranno comunque questa tesi. Al momento, restano le storie di due trentenni che stanno lottando come persone comuni per riconquistare il bene più importante e inviolabile: la salute. Per insinuare sul doping e incolpare l'operato di MilanLab – come puntualmente è già avvenuto su alcuni organi di stampa – c'è tempo.
O no?

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