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Andrea Pirlo: dal cucchiaio al Pallone d’Oro

Andrea Pirlo ha stupito il mondo con il ‘cucchiaio’ nella serie dei rigori contro l’Inghilterra che hanno permesso all’Italia di giocarsi la semifinale europea contro la Germania. Tutti parlano di lui mentre lui non parla. Mai. Gioca e basta. E lo fa nel modo migliore, tanto che tutti oggi lo accostano al prossimo Pallone d’Oro.
A cura di Alessio Pediglieri
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andrea pirlo pallone doro

“ Ho visto il portiere che era bello carico e ho pensato di fare così, è stato più facile tirarlo così. Al portiere la cosa ha creato un po’ di pressione. ”
Andrea Pirlo
Ecco il riassunto di Italia-Inghilterra 4-2, il quarto di finale che ha proiettato gli Azzurri tra le prime quattro d'Europa in attesa di confrontarsi nell'impari sfida contro la Germania superfavorita – insieme ai padroni in carica della Spagna – per la vittoria finale. A raccontarlo, Andrea Pirlo, il ‘Professore' che con la nazionale in svantaggio, sotto di un gol per l'errore di Montolivo e con un Hart galvanizzato al massimo per difendere la propria porta dai tiri dagli undici metri dei giocatori azzurri, tra lo stupore generale ha ‘scucchiaiato' la palla della svolta, ridando fiducia ai propri compagni e raggelando le speranze di successo inglesi.
Un colpo da maestro che ha fatto il giro del globo terracqueo, in uno spot assoluto di chi, oggi, è il migliore giocatore in circolazione nel suo ruolo in Europa. E probabilmente al mondo. Un ruolo che Andrea Pirlo si è ridisegnato negli anni, ha saputo coltivarlo, adattarvisi, difenderlo da chi voleva toglierglielo per scopi forse più nobili ma certamente meno interessanti al fenomeno di Brescia.
Come il Milan, che l'anno scorso di questi tempi non riuscì a raggiungere un accordo per prolungare fin lì un fruttifero rapporto, lasciandolo andare impunemente verso quella che non solo si sarebbe in pochi mesi dimostrata la più acerrima nemica in campionato, anche la nuova campionessa d'Italia: la Juventus.

Il cucchiaio che fa impazzire il mondo "Non potevamo perdere dopo il cucchiaio di Pirlo…che spettacolo!", parola di Valentino Rossi via Twitter. E dai social network si diparte il tam-tam sulla classe di un giocatore che abbatte tutte le barriere e si trasforma in un'icona del perfetto centrocampista al di là di maglie e colori d'appartenenza.
"Che gran rigore di Pirlo…Fenomeno!", scrive Xavi, perno del centrocampo della Spagna campione d'Europa e del mondo: non uno qualunque. "Pirlo è solo classe", ribatte Gerard Piquè, suo compagno di squadra, fenomeno difensivo del Barcellona. "A livello puramente calcistico, Pirlo ha dato una lezione di altissimo livello. Con il rigore, è stato decisamente troppo", scrive Ferdinand, grande escluso tra i Leoni di Roy Hodgson.
Il giro del mondo del cucchiaio di Pirlo tocca anche il neo campione di Premier, Dzeko, punta del City, che non ha dubbi: "Andrea Pirlo: RESPECT!". Senza commenti, come il "Mamma mia!" con cui commenta Kwadwo Asamoah, il neo-juventino che di solito su Twitter si esprime in inglese, ma per l'occasione ha fatto un'eccezione.Un'eccezione importante, unica.

Come Messi e Cristiano Ronaldo – Un'eccezione unica come quella che dovrebbe laureare il ‘Professore' al di là di tutto e tutti, oltre il ‘cucchiaio' che è già storia, per celebrarlo nel migliore dei modi in una stagione che ha assunto le fattezze dell'anno perfetto, costruito con la voglia di chi non ha intenzione di mollare a 33 anni e dopo 18 di onorata carriera sempre in ascesa. Perchè quel ‘cucchiaio‘ è stato "semplicemente" un segnale: il segnale che Andrea Pirlo si merita molto di più, comunque vada a finire l'avventura italiana, malgrado dovesse concludersi sbattendo contro la Germania di Low, giovane e bella, forte e convincente. E con due giorni di riposo di più nelle gambe e un'ora di stress psicofisico in meno.
L'eccezione porta il nome e le fattezze del ‘pallone d'oro', il massimo riconoscimento per un giocatore in attività, il premio per antonomasia che ne sancisce l'indiscussa classe e l'estrema superiorità. Certo, negli anni anche questo trofeo ha avuto contaminazioni e cadute di stile; spesso si è parlato di un Pallone d'oro già scritto e decretato a tavolino, dove un gol vale più di dieci partite giocate da leader. E probabilmente così sarà anche per il trofeo targato 2012, dove i vari Leo Messi e Cristiano Ronaldo veleggiano tra le fantasie dei votanti sulle ali di oltre 150 gol in una stagione in due.
Non certo materia di Pirlo, uno che i gol non li fa: li confeziona per i propri compagni chiunque loro siano, ovunque loro giochino. E se proprio deve segnare lascia la mediocrità e la banalità agli altri.

andrea pirlo pallone doro 3

Il Pallone d'Oro del silenzio – Il ‘Professore', il ‘pianista', il ‘leader silenzioso' o meglio – più semplicemente – un ‘giocatore dominante'.
Questo è Andrea Pirlo autentico e indiscusso elemento aggiunto della nostra nazionale, colui che non ha mai steccato un incontro anche quando l'Italia non ha convinto. Il migliore, semplicemente, fino a questo momento di tutto l'Europeo per rendimento, classe, personalità. Un giocatore senza acuti nè prime pagine da gossip e pettegolezzi. Un calciatore con la testa sulle spalle dentro e fuori il campo, in 90 minuti, come in tutta la propria vita, costellata di successi incredibili sempre in punta di piedi.
Andrea Pirlo non parla, parlano per lui i suoi sapienti piedi. Resta in silenzio e non apre bocca, mai. Non parla quando  a 19 anni si trasferisce dal Brescia all'Inter che mai ha creduto in lui e che lo rigirerà via anzitempo, come uno scarto. Rimane in silenzio quando si traferisce alla Reggina e disputa una straordinaria stagione in una squadra più che modesta.
Non proferisce verbo quando ritorna a casa, al Brescia e viene spostato davanti la difesa da Carletto Mazzone in quello che resterà una delle mosse che hanno scritto la storia del calcio mondiale. Rimane in silenzio anche dopo, nei 10 anni di Milan dove vince tutto ciò che c'è da vincere per un giocatore con 2 Champions League, 1 Coppa Intercontinentale, 2 Scudetti, 2 Supercoppe Europee, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa Italiana. Anche in Nazionale non parla benchè nessun CT riesca a trascendere da Andrea Pirlo; che festeggia ma è il più silenzioso di tutti anche quando alza la Coppa del Mondo, a Germania 2006. Infine, l'ultimo passaggio, quando si trasferisce la scorsa estate alla Juventus: ed è sempre Pirlo, subito scudetto, tutti affascinati.

Lui? in silenzio malgrado attorno gli si dipingono foschi retroscena del suo addio al Milan.
Perchè non è necessario parlare quando per farsi capire si usa la propria classe e genialità. Le stesse doti che dovrebbero essere alla base per scegliere chi eleggere miglior giocatore con il Pallone d'oro.
Ma lo sappiamo, il premio ha già due – soli – pretendenti finali. Pirlo non lo vincerà.
Meglio così: ce lo teniamo noi, il suo talento. In silenzio. E che il Pallone d'Oro lo vincano gli altri, tra gli schiamazzi.

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