Sbilanciato, poco incisivo: quattro tenori sono troppi anche per il Napoli di Ancelotti
Si presenta con una squadra ambiziosa, Ancelotti, a San Siro. Sfida il Milan con due terzini puri e un 4-4-2 che diventa 4-3-3 elastico sì ma complesso da gestire negli spazi più larghi nella ripresa. Dopo l'intervallo, arretra un po' il suo raggio d'azione Callejon, che però da mezzala scopre qualche spazio in più alle spalle del centrocampo. Buono nel Milan il debutto di Paquetà, venti minuti per Milik che però gli bastano per incidere più di Cutrone. Ne esce uno 0-0 che permette a Donnarumma di festeggiare il quinto clean sheet nelle ultime sette partite e sintetizza limiti e tracciati evolutivi delle due squadre.
I numeri del match
Il Napoli, a parità di tiri (14 totali) e di occasioni (9) chiude con 450 passaggi a 382, di cui 104 a 80 riusciti nella trequarti offensiva. Quattro in più i passaggi degli azzurri all'interno dell'area. Scambiano in totale 40 volte Mario Rui e Zielinski, nella più frequente e determinante delle combinazioni di passaggi. Interessante però il dato delle 18 aperture di Fabian Ruiz, che ha preso in mano la regia della squadra e sbagliato un solo passaggio su 22 nella trequarti offensiva, per Malcuit, una delle scelte più rischiose di un Napoli venuto a San Siro per cercare la vittoria. Il grafico dei passaggi dimostra come la squadra di Ancelotti abbia effettivamente mantenuto il possesso palla in zone più avanzate e costretto il Milan a giocare più dietro.
Il pressing alto del Napoli
Il PPDA, l'indice che misura il numero medio di passaggi che una squadra consente agli avversari nella loro metà campo, dimostra che gli azzurri pressano alto meglio del Milan. Si vede da subito come gli attaccanti del Napoli non vadano sull'uomo ma cerchino di chiudere spazi di mezzo e linee di passaggio per completare l'uscita bassa del Milan. Anche se la migliore qualità degli azzurri è la resistenza al pressing alto degli avversari: solo oltre 16 i passaggi che il Napoli completa di media sotto pressione prima della linea mediana.
Il Napoli, per quanto deciso nel cercare di fermare la circolazione bassa del Milan, non sempre porta un pressing ordinato. Il Milan è attento nella fase di uscita del pallone, Musacchio è il giocatore che completa più passaggi tra i rossoneri nel primo tempo.
La partita si apre nel secondo tempo. Callejon gioca quasi da mezzala, con Mertens, Insigne e Milik a formare il trio d'attacco in fase di possesso. Gattuso si preoccupa dell'occupazione degli spazi, il Milan si allunga, Calhanoglu e Cutrone si trovano con meno frequenza e naturalezza all'aumentare della distanza fra le linee. E' comunque più deciso anche nel verticalizzare l'azione il Milan in avvio di ripresa.
La partita di Paquetà
Paquetà effettua sei passaggi, di cui tre riusciti, nella trequarti offensiva nel primo tempo. Corre un grosso rischio al 38′ quando perde palla al limite della sua area e capisce, nella maniera più brusca, che la leggerezza del pensiero creativo non funziona quando hai Fabian Ruiz alle spalle. Dieci gli appoggi riusciti al brasiliano nel primo tempo, destinatario quasi esclusivo è Calhanoglu, continuamente stimolato da Gattuso. Il turco completa più passaggi di tutti nella trequarti offensiva dopo 35 minuti di partita (11 su 13 tentati, un terzo di tutti quelli del Milan).
Il Napoli spinge sulle fasce
E' molto propositiva la scelta di formazione di Ancelotti che sceglie Malcuit, un terzino più naturale e di spinta, e non Maksimovic come quarto a destra in difesa. La superiorità numerica in quella zona permette a Callejon di sviluppare i soliti tagli verso l'area e creare la prima occasione del match. Il Milan però conta sull'uomo in più nella zona centrale che sulle verticalizzazioni e i ribaltamenti dalla difesa costituisce un jolly se nessuno dei due mediani del Napoli esce in pressing sul primo portatore di palla.
Galleggia nella zona di centrocampo prima di uscire, effettua 16 passaggi di cui 12 a buon fine, ne riceve 19. Quattro gli appoggi completati su otto nella trequarti offensiva. Otto le verticalizzazioni, tre gli appoggi all'indietro. Meno determinante la presenza in fase offensiva: 4 palle recuperate, tre palle perse, nessun passaggio riuscito nell'area di rigore avversaria.
In fase di possesso, nel secondo tempo il Napoli si orienta come in un 4-3-3 con Zielinski mezzala, Mario Rui a dare ampiezza a tutta fascia e Insigne nei corridoi interni per ispirare Callejon o andare verso l'area per il suo tipico destro a giro. Zielinski è al centro dello sviluppo della manofra offensiva per il Napoli nella prima mezz'ora. Scambia 19 volte con Mario Rui, appoggia 14 volte a Fabian Ruiz, riceve 12 passaggi da Koulibaly: è presente, così, in quattro delle cinque più frequenti combinazioni di passaggi. Nella prima mezz'ora, Zielinski e Fabian Ruiz insieme sbagliano 3 passaggi.
Nel secondo tempo, dopo l'uscita di Paquetà per Borini e di Cutrone per Milik, gli spazi si aprono e nel finale è proprio dalle fasce che il Napoli crea le occasioni migliori per ribaltare l'azione. Zielinski ha due clamorose occasioni, col Napoili che manca due contropiede orchestrati con scambi stretti un po' troppo macchinosi. Però i cambi hanno sbilanciato anche il Milan, che evidentemente fatica a ripiegare con i centrocampisti e sui break in verticale lascia tanto campo per gli inserimenti da dietro delle mezzali.
Milik meglio di Cutrone
Il primo tempo si sviluppa con quattro occasioni per parte ma senza nessuna grande chance. Al Napoli manca la velocità per innescare Milik negli scambi, al Milan la spinta di Kessie per moltiplicare le linee di passaggio e cercare Cutrone con più continuità dopo un incoraggiante conclusione in avvio di partita.
A 20 minuti entra Piatek, che si presenta con uno stop fortunoso magari ma rapidissimo che lo proietta in area verso il primo duello in maglia rossonera con Koulibaly: nell'uno contro uno, però, tanto nello stretto quanto in campo aperto, con il miglior difensore al mondo non si passa. E' però preciso nell'andare a toccare, da calcio da fermo, per Musacchio che chiama Ospina in mezza girata all'intervento più difficile di tutta la partita. Il finale, a campo aperto, è il momento migliore del Napoli, libero di cercare la porta più in verticale. Ma non basta per sbloccare la partita.