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Ancelotti e gli insulti di Torino: “Maleducazione e ignoranza, bisogna fare qualcosa”

Dal palco del “Festival dello Sport” di Trento, il tecnico del Napoli è tornato sul trattamento da lui ricevuto in occasione della trasferta all’Allianz Stadium: “All’estero c’è rivalità sportiva, noi siamo invece rimasti indietro e siamo ancora agli insulti. Io a Londra non ho mai preso un solo insulto nonostante le tante rivalità”.
A cura di Alberto Pucci
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Dopo la visita degli eroi del triplette nerazzurro e di Paolo Maldini, sul palco del "Festival dello Sport" di Trento sono saliti altri tre grandi protagonisti del calcio di oggi e di ieri: Arrigo Sacchi, Pep Guardiola e Carlo Ancelotti. Il tecnico del Napoli, cresciuto accanto al "Guru di Fusignano" e sempre pronto ad osservare con interesse il lavoro del catalano, ha confermato quanto sia difficile fare il loro mestiere: "Fare l'allenatore è bello e piacevole, ma molto complesso – ha spiegato il mister partenopeo – Bisogna sempre relazionarsi con i calciatori, lo staff, i magazzinieri, i cuochi, i dottori. Cerco di gestire il gruppo cercando di delegare, dare responsabilità agli altri, ognuno con il proprio modo di lavorare".

"Spesso mi dicono che sono troppo buono, io rispondo di chiamare qualcun altro – ha aggiunto Ancelotti – Io non sono cresciuto con la frusta o le bacchettate sulle mani. Se vedi un giocatore svogliato provi ad agire sul singolo. A Napoli c'è una bella famiglia, ho calciatori giovani e altri esperti, una società ambiziosa, una città bellissima. C'è tutto per fare bene. Certo, bisognerà vedere se il City e le altre big europee lo permettono. Klopp per il momento è sistemato (ride, ndr), ora vedremo per il ritorno".

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La stoccata ai tifosi della Juventus

L'intervento del mister di Reggiolo non è però stato tutto rose e fiori. Nel corso dell'incontro con il pubblico di Trento, Ancelotti è infatti tornato sugli insulti da lui ricevuti in occasione della trasferta all'Allianz Stadium: "Il calcio italiano è rispettato all'estero, anche se mancano un po' di talenti, ma stanno saltando fuori alcuni bravi. La differenza è a livello ambientale. Ho passato nove anni all'estero tra Inghilterra, Francia, Spagna e Germania – ha concluso Ancelotti – Stadi nuovi e pieni, ma soprattutto rivalità sportiva. Noi siamo invece rimasti indietro e siamo ancora agli insulti. Non è rivalità, ma maleducazione e ignoranza. Bisogna fare qualcosa. Io a Londra non ho mai preso un solo insulto nonostante le tante rivalità, così come credo Pep a Manchester dai tifosi dello United".

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