Ancelotti condanna l’odio social: “Chi è malato in testa non ha diritto di parola”

Massimiliano Allegri ha scelto di cancellare i profili social su Twitter e Instagram. Quale sia la ragione che c'è dietro questa scelta sarà lo stesso allenatore a spiegarla in occasione della conferenza stampa di presentazione della gara col Napoli. L'ipotesi che più si fa strada in queste ore è che la decisione sia stata motivata dal clima ‘tossico' di commenti che s'è sviluppato di recente, sia per le polemiche dopo la sconfitta di Madrid sia per le voci insistenti sul futuro dell'allenatore. Una triste quanto biasimevole consuetudine che ‘arma le dita' di molti ‘leoni da tastiera' che, nascosti dietro lo schermo, danno sfogo così alle loro pulsioni oppure si sentono in dovere di esprimere per forza e con modi sgarbati la loro opinione.
I casi Allegri, Simeone, Astori
Carlo Ancelotti, nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, ha toccato anche questo aspetto che fa parte dell'attualità delle ultime ore. Un segnale, la decisione di Allegri, che arriva dopo episodi spiacevoli capitati di recente: ovvero, gli insulti ("deve morire") rivolti alla figlioletta del Cholo Simeone da tifosi impazziti per quell'esultanza sopra le righe del tecnico al raddoppio di Godin contro la Juventus; oppure i messaggi altrettanto ignobili rivolti a Davide Astori, proprio in questi giorni in cui ricorre l'anniversario della sua morte. Il tecnico del Napoli non ha usato giri di parole per condannare questi episodi di intolleranza e maleducazione.
Questo ormai è un modo malato – ha ammesso Ancelotti -. Sono venuti a mancare i cardini, una volta si rispettavano le differenze tra genitore e figlio, tra professore e l'alunno, ora non c'è più. Se uno oltraggia la memoria di Astori è malato nella testa. I social hanno dato la parola a tutti, ma uno che è malato nella testa non ha diritto di parola. Siamo in un eccesso di democrazia, dovremmo limitarla per evitare ci siano degenerazioni.