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Ajax miglior vivaio d’Europa, modello Inter in Italia

Dal rapporto del CIES, emerge che 71 giocatori ora impegnati in 31 campionati europei sono cresciuti nel vivaio dell’Ajax. L’Inter unica squadra italiana nelle prime 50, anche se il vivaio nerazzurro spicca più per valore da esportazione. Partizan Belgrado e Dinamo Zagabria miniere anche migliori di Barcellona e Real Madrid.
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“Il risultato senza qualità è noioso. La qualità senza risultati non ha senso”. Sono ancora i principi di Cruijff e del calcio totale a guidare De Toekomst, il Futuro, il settore giovanile dell'Ajax. Ogni anno 220 ragazzi sognano di essere fra i tre, almeno, che la società punta a promuovere in prima squadra. L'Ajax, secondo l'ultimo rapporto del CIES, è la vera miniera d'oro d'Europa. Qui sono cresciuti 71 giocatori ora impegnati in 31 campionati d'Europa.

Ajax e il metodo TIPS

Allenamento scientifico e attenzione ai dettagli fanno la differenza all'Amsterdam Arena. La vocazione per il controllo di palla e la qualità nei passaggi orienta l'allenamento di bambini e ragazzi di ogni classe di età, tutti abituati allo stesso modello: 4-3-3 offensivo, calcio creativo e rapido, a suon di verticalizzazioni e sfruttamento delle fasce.

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Cosa rende così speciale il vivaio dell'Ajax? Il segreto sta in quattro lettere, TIPS: Technique, Insight, Personality, Speed. Tecnica, visione, personalità e velocità, i quatto assi, i quattro tratti che una futura promessa dell'Ajax deve garantire dimostrare. Già a 8 anni, i bambini vengono abituati a migliorare l'equilibrio, a sviluppare un ritmo alto di gioco e colpire con entrambi i piedi e i coach considerano anche l'ambiente familiare, il livello di supporto che ricevono dai genitori. Imparano subito a correre non solo verso la palla ma anche lontano, a calciare anche verso le fasce e non solo in avanti.

I coach osservano otto aree: tecnica, tattica, know-how, corsa e resistenza atletica, formazione di personalità, rapporto con i coach, allenamento, rendimento in partita. E la continuità da una fascia all'altra rimane fondamentale.

Così si costruisce un modello di riferimento e insieme da esportazione. Qui dove si è scritta la rivoluzione del calcio olandese, che secondo lo studio del CIES è il secondo campionato con la più alta media gol in Europa e il secondo con il numero più basso di passaggi per minuto di possesso palla (16,98), i giocatori una volta in prima squadra restano 2,05 anni, più della media stagionale. E più di un terzo dei minuti complessivi di presenza in campo è garantito da calciatori che per almeno tre anni fra i 15 e i 21 si sono fermati nel più ricco e importante vivaio d'Europa.

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L'Inter e l'Italia, fra il nero e l'azzurro

L'Italia, lo confermava anche il Rapporto Calcio 2016 pubblicato dalla FIGC, ha il meno redditizio fra i settori giovanili dei cinque principali campionati d'Europa. L'Atlante CIES rivela che solo il 6,6% delle presenze attuali in Serie A risulta appannaggio di calciatori cresciuti nel rispettivo vivaio. Siamo un campionato da importazione di giovani talenti, dunque, che non crede troppo nei suoi giovani migliori.

Non è un caso se fra le prime 50 squadre per valorizzazione del vivaio ci sia una sola società italiana, l'Inter, che l'anno scorso ha vinto il titolo Primavera, Berretti e Under 17. Ma i 44 allori giovanili non si trasformano in risorse per la prima squadra. Tuttavia, come sottolineava su Eurosport Alberto Coriele, il vivaio “spesso si è trasformato in una fonte di remunerazione che negli ultimi dieci anni ha fruttato alle casse nerazzurre oltre 160 milioni. Forse la mancanza di pazienza, forse l’eccessivo e compulsivo ricorso al mercato straniero, forse le eccessive aspettative, fatto sta che ai numerosi successi giovanili non è mai corrisposta un’adeguata presenza di giovani cresciuti nel vivaio in prima squadra”.

Secondo i dati CIES, la squadra italiana che riconosce più presenze ai giocatori del vivaio rimane la Roma, che ha fatto crescere 20 giocatori attualmente impegnati in uno dei campionati del Big 5, terza italiana in questa particolare classifica dopo Inter (23) e Milan (22).

L'atlante del CIES dimostra quanto poco i giocatori usciti dai settori giovanili trovino spazio in Serie A
L'atlante del CIES dimostra quanto poco i giocatori usciti dai settori giovanili trovino spazio in Serie A

Le perle dei Balcani

Dietro l'Ajax per numero di calciatori “svezzati” e lanciati in Europa non troviamo né la cantera del Barcellona né La Fabrica del Real Madrid, dove leggenda vuole che smetti di essere il figlio di mamma e papà e diventi un calciatore, abituato da subito alle durezze e alla competizione estrema come ha raccontato Ignacio Martin, che non ha certo vissuto momenti felici, su Vice

La Dinamo Zagabria, seconda miniera d'Europa

Con 67 giocatori lanciati e attualmente impegnati in Europa, la seconda miglior scuola del continente è in Croazia. Undici classi di età e 250 ragazzi vi escono ogni anno. Da qui sono passati Alen Halilović, che ha finito per debuttare a 16 anni e tre mesi e battere il record di precocità del club, Luka Modrić, Dejan Lovren, Vedran Ćorluka, Mateo Kovačić, Niko Kranjčar, e prima Robert Prosinečki and Zvonomir Boban. La meglio gioventà gioca alla Hitrec-Kacian, la “scuola” della Dinamo Zagabria, nata nel 1945.

Qui, secondo quanto rivelava un rapporto 2012 dell'ECA, il 13% bambini che entrava da under 8 e il 34% degli under 11 restava fino a vestire la maglian dell'under 19. E almeno due giocatori per ogni fascia di età ha finito la sua esperienza in prima squadra.

Le linee guida per i giovani della Dinamo Zagabria - Fonte: rapporto ECA 2012
Le linee guida per i giovani della Dinamo Zagabria – Fonte: rapporto ECA 2012

Quanti talenti dal Partizan Belgrado

L'altra capitale del calcio da esportazione dei Balcani è Belgrado. Dal vivaio del Partizan sono partiti negli ultimi anni Stevan Jovetic, Matija Nastasic, Adem Ljajic, Lazar Markovic, Aleksandar Mitrovic, Milos Jojic of Borussia Dortmund.

Da qualche anno, spiegava il direttore Vukotic a ESPN nel 2014, i bambini entrano già a 8 anni e non più verso i 12-13. “Erano ragazzi che avevano imparato a giocare per strada, fra i palazzi, e sviluppato creatività, libertà di pensiero. Ed è questo che vogliamo, ragazzi che abbiano lo spazio per trovare nuove soluzioni senza alcun tipo di pressione”.

Se però all'epoca della grande Jugoslavia, chi usciva dal vivaio del Partizan rimaneva nel club fino ai 28 anni, oggi il club porta in Europa ben 61 giocatori. Ma solo 4 giocano in prima squadra. Vederli fare una grande carriera, spiegava Vukotic, è una grande soddisfazione per tutti. Perché attraverso le loro storie, i giovani delle prossime generazioni possono vedere quali traguardi hanno davanti. In fondo, vale per tutti la stessa lezione, anche in forme diverse. Qualità e risultato devono viaggiare insieme.

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