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Addio Pep, al Bayern inizia l’era Ancelotti

Guardiola lascia il club tedesco, ad attenderlo ci sono l’Inghilterra e Manchester. In Baviera arriva il tecnico che ha vinto 3 Coppe dalle ‘grandi orecchie’, 2 al Milan e 1 a Madrid. Dopo la Serie A, la Premier, la Ligue 1 e la Liga, ecco la Bundesliga nuova esperienza che fa di lui il tecnico che ha solcato le onde dei maggiori tornei europei.
A cura di Maurizio De Santis
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Carlo Ancelotti nuovo allenatore del Bayern Monaco
Carlo Ancelotti nuovo allenatore del Bayern Monaco

Il Bayern Monaco ha scelto Carlo Ancelotti. Contratto di tre anni e chiavi in mano della macchina/corazzata bavarese che tremare il mondo fa. In Bundesliga non ha rivali, in Europa combatte la Star Wars (la Guerra Stellare) con i marziani del Barcellona. Addio, senza nemmeno troppi rimpianti a Pep Guardiola, diretto in Inghilterra verso Manchester. Lo jedi del tiki-taka catalano passa così al lato oscuro della forza (e soprattutto) dei soldi dello sceicco, magari avendo con sé il suo vecchio discepolo… la Pulce blaugrana allevata nel cuore della cantera. Benvenuto al tecnico italiano che ha vinto tutto e ovunque, da calciatore e da allenatore: 2 Coppe dalle ‘grandi orecchie' con il Milan e un'altra con le ‘merengues'. Dopo la Serie A, la Premier, la Ligue 1 e la Liga, ecco la Bundesliga nuova esperienza che fa di lui il tecnico che ha solcato le onde dei maggiori tornei europei.

L'eredità lasciata a Madrid, oltre all'amarezza da parte dei calciatori che mai si sarebbero privati di lui, è pesantissima anche per un manager come Benitez rotto a ogni esperienza e con alle spalle una carriera costruita lavorando sodo tra Valencia e Liverpool, passando per Napoli prima di tornare laddove tutto era cominciato. Impossibile per Rafa entrare nel cuore dei campioni come Cristiano Ronaldo, Sergio Ramos, Marcelo e degli altri senatori di un gruppo che assieme al ‘papà Carlo' (perché veniva percepito così, quasi fosse una figura paterna) avevano vissuto il brivido della cavalcata fino alla ‘decima' Champions, il trofeo tanto atteso, relegando nel cono d'ombra il Barça e Messi.

Un anno sabbatico. Ancelotti aveva risposto così al Milan che lo aveva corteggiato puntando sull'amarcord (a Milanello vi arrivò nel 1987 per la cifra di 6 miliardi di vecchie lire), provando a tenerlo lontano dalle grinfie della Roma. Nei suoi programmi c'era altro, così come le sue ambizioni che nessuna squadra in Italia – nemmeno facendo appello all'affetto e ai ricordi – adesso potrebbe colmare. Perché quando metti piede nell'Olimpo del pallone tra gli umani non torni più.

Equazione. Chelsea, Paris Saint-Germain, Real Madrid, Bayern Monaco, City e United stanno a Guardiola, Ancelotti e José Mourinho come miliardi e investimenti stanno alle maggiori possibilità di successo, al know how, alla potenza del brand che questi manager portano in dote. Cose che in Italia nessuno può permettersi. Cose che noi comuni terrestri della Serie A, affaccendati a discutere di arbitri e fuorigioco, nemmeno possiamo comprendere. Cose di un altro pianeta, stipendi di un altro mondo. Che se proprio va male precipiti dalla panchina con un paracadute d'oro.

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