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A Berlino la testa, a Madrid la faccia: oui, je suis Zizou

Prima l’esperienza come vice di Ancelotti, poi la panchina della seconda squadra del club, ora il posto dell’esonerato Rafa Benitez. Zidane corona il suo sogno e si prepara a rianimare le “Merengues”. Impresa durissima e rischiosa per chi, come lui, passa da giovanotti di belle speranze a fenomeni planetari come Cristiano Ronaldo e Gareth Bale.
A cura di Alberto Pucci
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Dopo aver sporcato la sua immagine di grande campione nella famosa notte di Berlino, tirando una testata in mondovisione a Materazzi, Zinedine Zidane aveva voglia di tornare e metterci "solo" la faccia. Da oggi lo farà con la prima squadra del Real Madrid, dopo che Rafa Benitez è stato invitato a lasciare la città e a non metterci più piede. L'orgoglio e la testardaggine hanno così portato l'ex capitano della Francia (nonché indimenticato eroe juventino e madridista) a realizzare ciò che ha sempre sognato negli ultimi mesi: sedersi sulla panchina della prima squadra dopo l'esperienza con il Castilla, e passare da giovanotti di belle speranze a fenomeni planetari come Cristiano Ronaldo e Gareth Bale. Perché il punto è proprio questo: riuscirà nell'impresa un allenatore che alle spalle ha nulla che non sia un passato glorioso da calciatore ma tutto da scrivere (e scoprire) da tecnico? L'ardua sentenza, come sempre, la darà solo il campo.

Zizou: "Voglio vincere con il Real Madrid"

Pochi minuti dopo le 20 il presidente Florentino Perez ufficializza l'esonero di Benitez e promuove Zidane, che si è presentato con poche parole: "Voglio ringraziare il club e il presidente che mi hanno dato la possibilità di allenare questa squadra. Abbiamo il miglior club del mondo e voglio fare il massimo per questa squadra. Vogliamo vincere. Vorrei fare tutto il meglio per la squadra. Voglio vincere. Da domani lavoreremo per vincere. Quello di oggi è un giorno molto emozionante per me, ma già da domani sarà diverso. Ci metterò tutto quello che ho".

La profezia del presidente

L'attesa, tutto sommato, è stata breve. Complice il "suicidio" di Rafa Benitez, il francese è stato dunque chiamato dall'amico (e mentore) Florentino Perez per rianimare una squadra che, nonostante tutto sia ancora a portata di mano, ha dato segnali di un'involuzione preoccupante. Si riparte, dunque, dal carisma e dall'ego smisurato di un uomo che ha scritto pagine indimenticabili di questo sport. Uno che, dalle parti di Torino e di Madrid, continuerà ad avere credito fino all'ultimo dei suoi giorni. "Non può che essere il numero uno, è impossibile che sia il numero due", dichiarò tempo fa Florentino Perez. La profezia del presidente si è avverata e ha messo d'accordo tutti. Tutti tranne Benitez: colpevole di non aver fatto tesoro dei suoi errori napoletani.

Il maestro Ancelotti

Ciò che il presidente del Real Madrid ha deciso di fare oggi, qualcuno aveva in realtà pensato di farlo molto tempo prima. Prima la federazione francese (che cercava un sostituto di Laurent Blanc) e poi anche il Bordeaux furono ammaliati dalla leggenda (vivente) di Zidane. Non se ne fece nulla, anche perché Florentino Perez cominciò da subito a sventolare sotto il naso del francese l'ipotesi di un ruolo come primo allenatore. "Questa è casa tua, puoi fermarti quanto vuoi e imparare", disse il patron del Real. Lui che in vita sua ha sfornato centinaia di assist, quella volta decise di farsi servire sul piatto d'argento l'opportunità più grande della sua nuova vita calcistica, diventando l'ombra di Ancelotti e imparando esattamente come "Carletto" aveva fatto a suo tempo con Sacchi.

Meglio di Platini

Negli ultimi anni, in molti hanno percorso la sua stessa strada. Oltre ad Ancelotti, sono arrivati al successo anche ex giocatori, nonché uomini colti e preparati, come Guardiola, Simeone, Conte e Luis Enrique. Altri ne arriveranno ancora e, magari, lo faranno seguendo proprio i passi di Zizou sulla panchina del Real Madrid. Colui che osò sovvertire le gerarchie storiche del calcio francese, mettendo in ombra sua maestà Platini, avrà ora l'opportunità di cancellare il ricordo di Benitez (non ci vorrà molto, a dire la verità) e offuscare l'immagine di chi prima di lui ha saputo vincere sulla panchina della squadra della capitale. L'arma, però, è a doppio taglio. Se vinci sei un genio, appena cominci a perdere passi per lo scemo del villaggio. Per ulteriori chiarimenti, Zizou farebbe bene a chiamare l'ex compagno di squadra Pippo Inzaghi.

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