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90 anni di Roma: l’ultimo filo con il ‘900 è spezzato, quale futuro?

La squadra giallorossa festeggia il 90° compleanno dalla fondazione: dall’estate del 1927 ad oggi il calcio nella città eterna, sponda giallorossa, ha visto susseguirsi diverse epoche e proprio quest’anno si è chiusa l’ultima che legava a doppio filo la società capitolina con lo scorso secolo.
A cura di Vito Lamorte
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"Chi tifa Roma non perde mai". Questo è uno dei motti più utilizzati dai tifosi della squadra giallorossa che il 7 giugno compie 90 anni dalla sua fondazione e al 22 luglio fa risalire la stipula dei quadri societari del club nei locali del civico 35 di via Uffici del Vicario. A distanza di tanti anni la storia di chi si identifica con i colori giallorossi ha vissuto momenti belli, altri bellissimi, e alcuni neri, molto neri. Dall’estate del 1927, quando con grande soddisfazione degli sportivi romani dell’epoca, attraverso la fusione fra le tre società sportive Alba-Audace, Fortitudo-ProRoma e Foot Ball Club di Roma (noto come Roman) nacque l'Associazione Sportiva Roma, ad oggi il calcio nella città eterna, sponda giallorossa, ha visto susseguirsi diverse epoche e proprio quest'anno si è chiusa l'ultima che legava a doppio filo la società capitolina con lo scorso secolo.

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Dalla presidenza dell’On. Italo Foschi, che con i rappresentati delle altre tre società aveva proposto l’idea di riunire gli sportivi romani intorno ad una grande squadra che potesse contrapporsi alle avversarie del Nord, fino a James Pallotta passando per Dino Viola e Franco Sensi la società più seguita della Capitale ha cambiato pelle e lo stesso discorso può essere fatto anche per gli uomini in campo: con l'addio di Francesco Totti è rimasto solo Daniele De Rossi a portare avanti una tradizione di calciatori e capitani che va da Fulvio Bernardini e Amedeo Amadei ad Agostino Di Bartolomei, Giuseppe Giannini e Bruno Conti. Uomini che sono diventati simboli di una ‘romanità', che sta man mano scemando, in cui si sono riconosciuti tantissimi tifosi e proprio il loro modo di essere e di fare, in campo e fuori, ha creato un legame viscerale, molto caro e apprezzato dalla gente dei quartieri storici della Capitale.

L'addio di Francesco Totti nell'ultima giornata del campionato 2016/2017 ha messo un punto definitivo ad una storia e ad un calcio che, non solo a Roma, ha visto cambiare valori, canoni e modi di operare. Il numero 10 giallorosso ha rappresentato quella "essenza romanista" e quell'attaccamento alla squadra dove è cresciuto che in pochi negli ultimi decenni sono riusciti a impersonificare allo stesso modo. Totti è stato l'ultimo ambasciatore giallorosso dello scorso secolo a lasciare e ha accompagnato la sua squadra ad una nuova era. Come cambierà la Roma dalla prossima stagione e quale saranno i protagonisti non lo sappiamo ancora ma possiamo provare a tracciare un quadro della situazione in base a poche cose che si conoscono in questo momento e capire dove potremmo ritrovare la squadra giallorossa tra qualche mese.

Il divorzio con Spalletti: la gestione Totti e la piazza

Dopo la prima esperienza durata quattro anni (2005-2009), il tecnico di Certaldo è tornato a Roma nel gennaio 2016 e quello che è riuscito a fare in 18 mesi è davvero impressionante: il terzo posto finale con un girone di ritorno da record (accesso ai play-off di Champions League) nella scorsa stagione e la seconda posizione in quella appena conclusa. L'allenatore toscano ha ottenuto esattamente 2 punti a partita con la Roma, meglio di ogni altro allenatore giallorosso dal '94/'95, ma le frizioni con la società e, soprattutto, con l'ambiente hanno portato al mancato rinnovo contrattuale e alla separazione.

La gestione dell'addio di Francesco Totti ha lasciato molto a desiderare ma Luciano Spalletti aveva come incarico quello di portare la squadra al secondo posto, per evitare il preliminare di agosto, e ha dovuto fare delle scelte che lo hanno messo in contrapposizione contro gran parte del popolo romanista e, in qualche momento, anche con il suo capitano. La società non ha aiutato per niente Spalletti e l'unico che ha avuto il coraggio di metterci la faccia, paradossalmente, è stato l'ultimo arrivato, ovvero Monchi.

Nuovo allenatore: chi sarà?

Dopo l'annuncio dell'addio di Luciano Spalletti la società giallorossa non ha ancora ufficializzato il nome del nuovo allenatore ma tutte le piste portano a Eusebio Di Francesco, allenatore del Sassuolo che a Roma ha avuto dei trascorsi da calciatore e da Team Manager. Conosce bene la piazza, sa a cosa va incontro e, probabilmente, è in un momento della sua carriera in cui può puntare a fare il salto di qualità da una squadra media ad una di alta classifica. Il 4-3-3 che ha messo in campo con il Sassuolo nelle ultime due stagioni ha regalato diverse soddisfazioni e potrebbe essere compatibile con le caratteristiche di diversi calciatori della Roma. L'unico scoglio sembra essere quello della clausola da tre milioni di euro.

Eusebio Di Francesco con la maglia della Roma.
Eusebio Di Francesco con la maglia della Roma.

Tutto sembra pronto per l'approdo di Di Francesco a Roma ma lo stesso James Pallotta, non più tardi di tre giorni fa, ha affermato come quello del tecnico del Sassuolo non sia l’unico profilo su cui si sta lavorando, anche se le percentuali di Emery e Tuchel non sembrano essere altissime.

Campagna acquisti: obiettivo Pellegrini

La rosa della Roma è davvero competitiva e i rinnovi di Daniele De Rossi, Kevin Strootman e Kostas Manolas, prossimamente, sono un segnale importante: la società vuole essere competitiva. L'unico destinato a partire per le solite questioni di bilancio sembra essere Mohamed Salah, direzione Liverpool. Per quanto riguarda gli acquisti, il primo nome sulla lista di Monchi è quello di Lorenzo Pellegrini, centrocampista classe ’96 del Sassuolo cresciuto nelle giovanili giallorosse e poi ceduto al club neroverde con diritto di riacquisto (10 milioni di euro). Il club capitolino ha già detto di voler pagare ma bisognerà ridiscutere il contratto con il calciatore e il suo agente.

Lorenzo Pellegrini.
Lorenzo Pellegrini.

Tra i diversi nomi che circolano con più frequenza per completare l'attacco romanista ci sono quelli di Moussa Dembele del Celtic e Sebastian Driussi del River Plate, ma non sembra esserci ancora nulla di concreto. Lo stesso presidente Pallotta ha dichiarato che "per migliorare ci servono 4 o 5 rinforzi di peso, perché faremo anche la Champions", quindi l'intenzione è quella di investire per poter competere su tutti i fronti.

Pallotta e la questione stadio

Altro nodo da sciogliere è quello che riguarda la proprietà e lo stadio. Ci sono diversi rumors su un possibile passaggio di mano della società giallorossa entro il 2020 e il nodo cruciale riguarda il nuovo impianto: se dovesse essere portato a termine il progetto finanziario il fondo Raptor di Pallotta potrebbe puntare a monetizzare il suo investimento nella società giallorosa ma sono state chiarissime le parole dell'attuale presidente: "Stadio entro il 2020 oppure lascio e la Roma cambierà proprietario". Nel breve periodo ci potrebbe, forse, essere una cessione di una minoranza ma dal 2020-2021 è probabile che l’azionista americano possa prendere la decisione di vendere la sua quota azionaria. Un campanello d'allarme importante soprattutto per il futuro prossimo: l'intenzione di cedere sembra essere reale ma soltanto con pacchetto completo, che possa attrarre investitori; e non con un progetto ancora in fase di realizzazione. Senza stadio tutto ciò potrebbe avvenire anche prima e questo preoccupa non poco.

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