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762 passaggi, 16 tiri, 3 gol: l’Italia di Mancini pressa, diverte e vince

Basta un tempo per completare il successo numero 430 nella storia degli azzurri. Funziona il tridente Insigne-Chiesa-Belotti. Notevole l’apporto da dietro di Barella, con i due play Jorginho e Verratti a spartirsi il compito di gestire la manovra. Fallimentare la decisione del ct greco di partire col 3-5-2 senza punte e con Zeca fuori ruolo a destra.
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Funziona la giovane Italia che completa la vittoria numero 430 nel segno del gioco. La qualità del possesso palla,  683 passaggi riusciti su 762, la gestione orientata alla verticalizzazione, allungano a poco più di 580′ il periodo trascorso senza subire gol, dal 62′ della sfida contro l'Ucraina a Genova il 7 settembre. E' l'Italia di Jorginho, che ha completato oltre 100 passaggi, play e si divide il compito di costruire il gioco con Verratti: i 228 passaggi completati in due lo confermano. E' l'Italia di Barella, incursore che sblocca la partita, di Insigne e Chiesa. L'Italia del gioco e della riaggressione alta, che non butta un pallone in difesa, che sperimenta il falso centravanti nel finale, con Bernardeschi entrato a 7′ dalla fine per Belotti che partecipa con un assist, un tiro fuori e una serie continua di tagli fuori che esaltano il 4-3-3.

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Chiesa per Bernardeschi, Belotti per Quagliarella

Mancini sceglie Insigne e non Bernardeschi nel tridente, e ripropone titolare Belotti dopo un anno. Il bomber del Torino gioca dunque al posto di Quagliarella, autore di una doppietta con il Liechtenstein dal dischetto, giocatore più “anziano” in rete nella storia della Nazionale a 36 anni e 54 giorni.

Il ct greco Anastiasidis, per sette anni sulla panchina di Cipro, disegna un 3-5-2 che diventa 4-3-3 con Zeca, playmaker spostato a destra per andare a sfidare Emerson Palmieri e ridurne il peso offensivo. Mancini vorrebbe costruire vantaggio competitivo sulle fasce, chiede a Chiesa di rimanere larghissimo e a Insigne di tagliare dentro negli spazi di mezzo, con l'ulteriore obiettivo di massimizzare gli scambi con Emerson, sempre molto alto in fase di possesso. Insigne e Chiesa comunque si muovono poi a ridosso di Belotti, si stringono verso l'area per moltiplicare le occasioni di dialogo. Il recupero alto del pallone favorisce il fraseggio stretto degli azzurri orchestrato da Jorginho, non a caso il giocatore più impiegato nella gestione Mancini.

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Sale Barella, vola l'Italia

Dietro, i due centrali azzurri si stringono per chiudere Fortounis, centrocampista offensivo che gioca alle spalle dei due attaccanti e si muove con molta libertà. Fantasista molto tecnico, l'anno scorso ha lavorato specificamente sulla velocità. I 12 gol e i 9 assist all'Olympiakos hanno attirato l'attenzione del West Ham. Ma la sua presenza tolgono un attaccante negli ultimi sedici metri e complicano il piano di gioco della Grecia, che ha battuto l'Italia solo in amichevole nel 1972.

Si difende praticamente con tutti gli uomini sotto la palla la Grecia, che punta a far defluire il gioco azzurro verso le fasce. Il ct confida nella presenza di Manolas sulle palle alte e nell'uno contro uno a palla scoperta. La coppia con Papastathopulos, punto di forza della Grecia, non corre rischi in un avvio di partita sotto ritmo.

La prima chiusura importante l'ex Genoa e Milan la compie su Barella, che Mancini vede come mezzala al servizio di un progetto di calcio fluido. Quando si accende lui, l'Italia cambia passo. Il ct chiede occupare i corridoi interni, gli half-spaces, mentre i due play Jorginho e Verratti si tengono più vicini. E' creativo, più essenziale in nazionale di quanto si sia visto a Cagliari dove ha chiuso la stagione con 51 passaggi di media, 1,52 tiri a partita (anche se quasi la metà sono finiti fuori dallo specchio) e con 3,3 palle perse ogni 90 minuti.

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La Grecia si scioglie, l'Italia dilaga

Barella è al posto giusto quando serve, pronto a ricevere l'appoggio indietro di Belotti che brucia Manolas nell'uno contro uno in area e firmare la rete numero 1404 nella storia della nazionale. Il bomber del Toro è in grande condizione, si vede dall'ampiezza di campo che copre, dalla partecipazione al pressing coordinato dei tre attaccanti azzurri messi a schermo contro i tre difensori per ostacolare l'uscita bassa del pallone.

L'assetto così ripiegato della Grecia rende più complesso il ribaltamento veloce dell'azione. Kolovos rimane spesso l'unico uomo in area, facilita così il recupero del pallone per gli azzurri, veloci a verticalizzare e passare dalla difesa all'attacco. Alla mezz'ora Barella scambia con Chiesa che appoggia su Insigne. Il dribbling su Samaris in velocità sbilancia la difesa greca, lenta nel riposizionarsi a campo aperto, Chiesa taglia veloce in area sul secondo palo e allarga il campo visivo al capitano del Napoli: destro a giro, 2-0.

L'integrazione dei tre attaccanti azzurri nel primo tempo. I tagli fuori linea di Belotti aiutano Insigne e Chiesa a creare superiorità nei corridoi interni
L'integrazione dei tre attaccanti azzurri nel primo tempo. I tagli fuori linea di Belotti aiutano Insigne e Chiesa a creare superiorità nei corridoi interni

L'Italia porta molti uomini sopra la palla, la Grecia difende ancora male in occasione del terzo gol azzurro. Zeca si disinteressa di Emerson, sul cross teso Papastathopoulos, statico, si fa bruciare dal colpo di testa di Bonucci, al settimo gol in nazionale. Non funziona la scelta del ct greco di piazzare Siovas davanti alla difesa, l'Italia ha molti spazi e più direzioni di passaggio libere nella costruzione della manovra.

Anastiasidis, sullo 0-3, passa a una teoricamente rassicurante difesa a cinque. Mancini, che tiene alta l'attenzione di una squadra capace di superare i 500 minuti senza subire gol, aumenta le istruzioni per Chiesa, jolly per mantenere la superiorità numerica. Resta evidente, comunque, la superiorità azzurra nel possesso palla, in termini di quantità e soprattutto di qualità.

I leader per passaggi riusciti nel primo tempo
I leader per passaggi riusciti nel primo tempo

La ripresa: amministrazione controllata

Il ct greco all'intervallo cambia Kolovos con Mavrias, esterno difensivo di fascia destra che permette a Zeca di tornare nel suo ruolo naturale, e Kourbelis con Siopis che va a completare la linea di centrocampo nel 5-3-2 con Fortounis più vicino a Masouras davanti.

La Grecia però non riesce a reagire, l'Italia continua un torello a tutto campo senza nessun rischio. I padroni di casa rimangono senza punte, non creano occasioni, il fraseggio è lento, l'occupazione degli spazi nelle transizioni positive e negative mostra un costante affanno abbinato a una sistematica perdita di compattezza. Saltano le distanze, nonostante un accenno di pressing più alto. Gli azzurri escono sempre con una palla pulita, il ricorso al fallo diventa costante per i greci. Ne fa le spese Verratti, sostituito da Pellegrini. Il controllo assoluto sulla partita permette anche la sperimentazione di un centrocampo con una diversa combinazione di caratteristiche: dai due play vicini a una geometria con un regista basso e due incursori. Una scelta che comunque Mancini considera come una possibilità, ha infatti provato anche Bernardeschi come mezzala.

Esce Emerson, uno dei migliori nell'Italia, si vede anche Sirigu per una parata non banale sul tiro al volo di Fortounis, nell'unica occasione in cui gli azzurri rischiano, peraltro dopo una palla persa per leggerezza in impostazione sulla trequarti. Si vede però la ricerca del gioco in ogni situazione del campo e di punteggio. E' anche da partite come questa che si costruisce un diverso e più moderno modo di giocare.

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