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12/12/12 nella storia del calcio

Elogio del “numero 12” nella storia del calcio, inteso come ruolo del secondo portiere, la riserva che non entra mai in campo. E quando lo fa – spesso – arriva a diventare titolare raccontando storie incredibili, come Zoff, Zenga, Albertosi, Buffon, De Sanctis. Tutti ‘numeri 1’ passati dalla ‘gavetta’ della panchina.
A cura di Alessio Pediglieri
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numero 12

In questo particolarissimo giorno che sul calendario riporta una data unica, il 12 dicembre 2012 (12/12/12) non potevamo non dedicare un editoriale proprio a questa cifra. Il numero '12' nel mondo del calcio, però come spesso accade ultimamente non riferendoci ai tifosi, al pubblico, protagonista da sempre fuori dal campo. Bensì, omaggiamo il ‘numero 12' classico, colui che è identificato – malgrado le maglie riportino oggi qualsiasi cifra a caso – con il secondo portiere, il portiere di riserva.

“ La differenza tra i vari portieri? Semplice, tutto scaturisce dalla minore percentuale di errore che uno ha rispetto all'altro ”
Gigi Buffon
Il riscatto del ‘numero 12' – Se stare tra i pali è di fatto un ruolo che assume di per sè un fascino tutto particolare per un gioco come il calcio i cui protagonisti sono i piedi, restare in panchina a fare il secondo del portiere titolare è doppiamente una scelta che rasenta la ‘missione'. Non solo si ‘rischia' di non scendere mai (o rarissime volte) in campo qualora si abbia di fronte un ‘titolarissimo' dalle grandi qualità, ma le percentuali si abbassano ulteriormente se si pensa che il secondo portiere ha solo un modo per entrare in partita: che il ‘n.1' venga sostituito, gli altri 10 giocatori di movimento non fanno certo per lui. E la storia è piena di ‘numeri 12' storici, che hanno legato la loro carriera a precisi colori e società, divenendo gli eterni secondi, dietro a ‘totem' che non potevano essere tolti se non nelle situazioni più estreme. Fino agli anni 90, infatti, per ogni squadra c'era solamente un solo ‘numero 1' tra i pali, il ‘numero 12' era per lo più una figura da album ‘Panini', un portiere che doveva esserci per la distinta da dare all'arbitro. Nulla più. Solamente con gli ultimi anni, si è capito che anche in porta può essere utile alternare alla bisogna i giocatori con l'intento di tenere alta la concentrazione, proporre una competitività positiva che garantisca ulteriore qualità difensiva. Non è un caso infatti che se guardiamo alle 20 squadre di serie A, alla 16a giornata, sono già stati utilizzati 34 portieri. E solamente Catania, Chievo, Fiorentina, Genoa, Napoli, Siena e Torino non hanno mai cambiato in mezzo ai pali. Addirittura la Sampdoria ha dato fondo anche al terzo portiere (con una presenza di Da Costa) mentre i ballottaggi più equilibrati si trovano nel Milan (Abbiati con 10 presenze, Amelia con 6) nella Roma (Stekelenburg 9,  Goicoechea 7) e nella Lazio (Marchetti 11, Bizzarri 4).

“ Siamo tornati ad essere i migliori in porta: basta guardare all'estero e vedere che non sono alla nostra altezza ”
Luciano Castellini
Il ‘numero 12' racconta…. – Ma anche chi è stato titolare fisso per anni, in passato ha dovuto spesso accettare il ruolo di riserva. Tutti, nessuno escluso, raccontando a volte storie di ‘numeri 12′ d'altri tempi. E' l'esempio di Walter Zenga, secondo nell'Inter dell'intoccabile Ivano Bordon, fino alle strepitose parate fatte in Coppa Italia che lo laurearono ‘numero 1' nel 1983. Per non togliersi più quella maglia fino al 1994 in nerazzurro e fino al '99 tra i successivi club e la Nazionale maggiore. O la storia di Enrico Albertosi, che nel 1953 con la maglia della Pontremolese lasciò subito la ‘numero 12' per esordire da titolare a soli 15 anni sostituendo Gregoratto, imbarcatosi perché marinaio. Per poi tornare ‘numero 12' di lusso nella Fiorentina di Sarti, per cinque anni, fino al '63 quando il portiere gentiluomo si accasò all'Inter e Albertosi restò titolare dei Viola prima, del Cagliari poi e del Milan infine, conquistandosi anche un posto fisso in Nazionale. Anche Dino Zoff, il mito di Espana '82, Campione del Mondo a 40 anni, prima di diventare ‘numero 1' della Juve e dell'Italia per 20 anni, ricoprì il ruolo di secondo, anche se per poche partite. Iniziò la sua carriera venendo scartato per la sua scarsa altezza e riuscì a entrare nell'ambiente professionistico a soli 19 anni, dovendo però aspettare l'Udinese e la serie B per fare le sue prime apparizioni da titolare con la "numero 1" che non si tolse più fino al 29 maggio 1983, giorno del suo ritiro dai campi. Se si resta all'attualità, ecco Gigi Buffon che a soli 17 anni, il 19 novembre 1995 si tolse la maglia ‘numero 12'e col Parma esordì in massima serie approfittando dell'infortunio del titolare Luca Bucci, scavalcando in un sol colpo il collega Alessandro Nista. Da quel lontano 0-0 al Tardini contro il Milan, fu un crescendo in cui per Buffon non ci fu più un posto come portiere di riserva, compito lasciato ai vari Bucci, Guardalben, Rampulla, Chimenti, Mirante, Manninger, fino all'attuale Storari. Senza dimenticare anche De Sanctis che alla Juve rivestì il ruolo di ‘numero 12' proprio di Buffon per due stagioni dal '97 al '99 racimolando la pochezza di 3 presenze. Un ruolo di ‘secondo' che l'attuale titolare del Napoli rischiò di dover ricoprire per tutta la sua carriera, lui che con la maglia del Pescara in serie B nel '95 da terzo portiere divenne improvvisamente titolare per il contemporaneo infortunio dei due suoi colleghi, esordendo parando un rigore ad un altro predestinato, il giovanissimo Christian Vieri avversario con la maglia del Venezia. De Sanctis restò ‘numeri 12' a lungo, fino a 25 anni quando nel 2002 dopo aver vinto una Intertoto con l'Udinese, conquistò la ‘numero 1' che lo portò anche all'estero (a Siviglia) prima di difendere la porta del Napoli e  – a singhiozzo – quella della Nazionale, dietro a Buffon. Tanto per cambiare…

Espinoza rilancia il mito della ‘numero 12' – E proprio recentemente, il ‘numero 12' è risalito alle cronache grazie all'ennesimo Carneade: Fernando Espinoza. Portiere di riserva del club argentino Huracan Las Heras militante nella sesta divisione del campionato sudamericano, è stato protagonista autentico nell'incontro contro il Club Atletico Union. Non per parate mirabolanti o interventi strepitosi, ma semplicemente per un ‘colpo' di mano (letteralmente) che ha comunque salvato la propria porta: intento a riscaldarsi, appena dietro la propria porta, Espinoza ha pensato bene di intervenire con la mano e respingere il pallone che aveva superato il titolare e che si stava dirigendo in rete. Scatenando le proteste degli avversari, ricevendo una semplice ammonizione e con l'Atletico Union che si doveva accontentare di banale calcio d'angolo, chiudendo la gara sull'1-1. Con Espinoza decisivo senza mai entrare in campo. Storie da numeri 12.

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