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100 anni fa nasceva Valentino Mazzola, da ‘Tulen’ operaio a capitano del Grande Torino

Cento anni fa nasceva il capitano del Grande Torino a Cassano d’Adda, nel quartiere Ruscett, da una famiglia proletaria che si affannava per portare da mangiare sul tavolo di casa: da lì iniziò una parabola che portò la sua stella nell’olimpo del calcio mondiale e nemmeno la nebbia e il maltempo di quel tragico 4 maggio 1949 è riuscita a oscurare.
A cura di Vito Lamorte
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Camminare sul campo dove Valentino Mazzola comandava le operazioni, rimboccandosi le maniche prima di ordinare un altro attacco, equivale a toccare l'essenza della leggenda del calcio.

Quello che scrive John Foot è la verità: trovarsi in mezzo al rettangolo verde dello stadio Filadelfia di Torino è un po' come essere nel luogo più importante del calcio italiano. Le gesta degli Invincibili hanno abbattuto il tempo e sono arrivate a noi con un forza e con un impeto tale che è difficile essere indifferenti al ricordo di Valentino Mazzola nel giorno del suo compleanno numero 100. Il capitano del Grande Torino nasceva il 26 gennaio 1919 a Cassano d'Adda, nel quartiere Ruscett, da una famiglia proletaria che si affannava per portare da mangiare sul tavolo di casa: da lì iniziò una parabola che portò la sua stella nell'olimpo del calcio mondiale e nemmeno la nebbia e il maltempo di quel tragico 4 maggio 1949 è riuscita a oscurare.

[…] Temprato da una fanciullezza e da una adolescenza severe, Valentino era cresciuto a latte e gallette, a zoccoli di legno, a scarpinate infinite o, quando andava bene, a lunghe, estenuanti galoppate in bicicletta… Valentino era per tutti il “tulèn”, ossia tolla, latta, per quel suo innato istinto a prendere a calci tutto quello che capitava a tiro dei suoi piedi […]

(Franco Ossola, figlio dell’ala sinistra del Grande Torino)

Da bambino Valentino era stato ribattezzato Tulén perché prendeva a calci le tolle, le scatole di latta e i barattoli che incontrava lungo la strada ma quando inizio a giocare su un campo vero le cose erano ben chiare a tutti quelli che lo ammiravano. Dal gruppo sportivo Tresoldi di Cassano fino all'Associazione Fascista Calcio Venezia, con cui esordì in Serie A; fu una rapida escalation che lo portò sulla bocca di tutti gli appassionati. Mazzola, insieme a Ezio Loik, conquistò la Coppa Italia del 1941 e subito dopo venne acquistato, sempre in coppia con il ragazzo di Fiume, dal Torino per un milione e duecentomila lire anticipando Piero Dusio, appena nominato presidente della Juventus.

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Ha giocato nel Toro dal 1942 fino a quel terribile giorno di maggio del 1949 vincendo cinque scudetti e una Coppa Italia e mettendo a referto 123 goal in 200 partite. Giampiero Boniperti, uomo simbolo della Juventus prima da calciatore e poi da dirigente, ha sempre avuto un pensiero ben chiaro sul capitano degli Invicibili: "Ancora adesso, se debbo pensare al calciatore più utile ad una squadra, a quello da ingaggiare assolutamente, non penso a Pelè, a Di Stefano, a Cruyff, a Platini, a Maradona: o meglio, penso anche a loro, ma dopo avere pensato a Mazzola".

Potenza, continuità nell'azione, risolutezza nel tiro, controllo perfetto di palla e forza fisica non indifferente: queste erano tutte doti che in Valentino Mazzola emergevano con chiarezza e ne tracciavano un identikit preciso. Il Grande Torino si posizionava in campo con il WM, più conosciuto come "Sistema", e Valentino si muoveva come mezz'ala: insieme a Loik e Castigliano si sobbarcava un enorme mole di lavoro ma, allo stesso tempo, riusciva ad essere lucidissimo nella fase di realizzazione. Quando Oreste Bolmida, il mitico trombettiere del Filadelfia, suonava la carica, Mazzola si rimboccava le maniche e partiva il mitico "quarto d’ora granata", durante il quale il Grande Torino annientava gli avversari.

Oltre alle vicissitudini familiari, che portarono all'annullamento del primo matrimonio; Mazzola non mancò di contrasti con i giornalisti, i più famosi con Renato Casalbore di Tuttosport (anche lui era sull'aereo che tornava da Lisbona); e con la FIGC, prima per una fornitura di palloni e poi per una lettera dai contenuti piuttosto confusi: un personaggio unico, a cui è stata intitolata una strada a Milano, che dal quartiere Ruscett di Cassano d'Adda è diventato, a detta di molti, il calciatore più forte della storia italiana e verrà ricordato con il #MazzolaDay allo stadio Filadelfia con un triangolare della categoria Pulcini organizzato dal Torino con Venezia e Inter.

Il giorno successivo il calendario della Serie A 2018/2019 metterà di fronte allo stadio Olimpico Grande Torino i granata e l'Inter, che offrì dieci milioni di salario a Valentino Mazzola per trasferirsi a Milano ed è stata la squadra del figlio Sandro: un omaggio del tutto casuale a uno dei più grandi giocatori della storia del calcio italiano.

Il prossimo 4 maggio ricorrerà il 70° anniversario dalla tragedia di Superga, trent'anni dopo la nascita del Capitano, ma dal 20 aprile ’47 a oggi nessuno è riuscito a replicare o superare i 3 goal in 3’ fatti dal numero 10 granata. Una storia infinita destinata ad essere tramandata in eterno perché, come disse Amadeo Amadei al Corriere della Sera nel 2001, "ho fatto appena in tempo ad apprezzare da vicino lo straordinario talento di Valentino. In Italia non c'è mai stato un calciatore completo come lui. Né prima, né dopo".

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