Rivera sgonfia i panzer: “Un incubo la sfida contro la Germania? Sì, ma per loro”
Bella, difficile, appassionante. Sono molti gli aggettivi che descrivono bene l'imminente quarto di finale di Bordeaux. Ancora una volta, è Italia-Germania: uno dei grandi classici del nostro calcio. Una sfida che, in tutti questi anni, ha lasciato un segno indelebile nella vita di tutti noi. Dove eravamo la sera dell'undici luglio del 1982 mentre Tardelli ha urlato al mondo la sua gioia? Con chi eravamo quando Del Piero ha mandato a nanna i tifosi tedeschi nell'indimenticabile notte di Dortmund del luglio 2006? E chi abbiamo abbracciato, sei anni più tardi, quando Balotelli ha preso a cannonate l'armata tedesca? Emozioni che abbiamo avuto la fortuna di condividere anche con chi ha vissuto in prima persona la "madre" di tutte le battaglie: l'interminabile e palpitante Italia-Germania di Città del Messico del 1970. Quella del gol di Gianni Rivera, per intenderci.
Gli occhi aperti e la palla in rete
Intervistato da Radio Due, proprio l'ex Golden Boy del calcio italiano ha "giocato" a modo suo i novanta minuti tra Azzurri e tedeschi: "Qualcuno l'ha definita come un incubo che ritorna. In effetti è così, ma per loro – ha commentato con toni sarcastici Rivera, durante la sua intervista nel programma "Un giorno da Pecora" – Ovviamente sono la squadra più difficile che incontreremo all'Europeo e sarà una partita più complicata, rispetto alla prima giocata contro il Belgio. Confido, però, in Conte e nel suo collettivo. Il ct è riuscito a creare un gruppo che fa la differenza". Inevitabile per tutti i tifosi azzurri, ricordare il gol vincente a Città del Messico che ci regalò la finale contro Pelè. Una rete che, ancora oggi, fa parlare: "Il mio gol contro la Germania? Smentisco di aver avuto gli occhi chiusi al momento di calciare – ha spiegato Rivera – Altroché, li avevo ben aperti. E' falso, se fosse stato così non avrei segnato".