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Minacce di morte all’arbitro Massa: denunciato tifoso del Milan di 62 anni

A distanza di settimane dal rigore concesso alla Juventus al 97esimo, un tifoso rossonero è ora nei guai per aver attaccato verbalmente la sezione arbitri di Imperia: alla quale è iscritto Davide Massa. L’ex operaio, ora in pensione, rischia un anno di reclusione.
A cura di Alberto Pucci
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Tra i tanti presunti errori arbitrali capitati in questa stagione, quello relativo al finale di Juventus-Milan verrà certamente ricordato in maniera più nitida da molti tifosi. Il rigore fischiato da Davide Massa, decisivo per la vittoria dei bianconeri e arrivato per il tanto contestato fallo di mano di De Sciglio, non è ancora andato giù a molti tifosi del Milan che ancora oggi si sentono derubati di un pareggio che, fino al momento del "penalty", sembrava giusto. Dalle classiche proteste di rito, qualche tifoso milanista è però passato anche ai fatti e si è reso protagonista di un gesto che ora potrebbe costargli davvero caro. Qualche ora dopo la partita dello "Stadium", un supporter rossonero ha alzato il telefono, chiamato la sezione arbitri di Imperia (alla quale è iscritto Davide Massa) e protestato vivacemente con il presidente Alessandro Savioli, rivolgendo insulti e minacce di morte dirette all’arbitro internazionale Massa e alla sua famiglia.

Rintracciato dopo la chiamata con l'Iphone

Ex operaio in pensione, 62 anni e abitante vicino a Lecco, il tifoso del Milan è stato segnalato alla Questura di Imperia e successivamente rintracciato grazie al lavoro della Digos. Durante la perquisizione domiciliare, gli agenti hanno infatti trovato il telefonino dal quale è partita la chiamata e fatto scattare la denuncia per minacce gravi. Fino ad oggi incensurato, l'uomo ora rischia un anno di reclusione e verrà interrogato nei prossimi giorni anche per spiegare il ritrovamento, nella sua abitazione, di alcune apparecchiature informatiche: attualmente al vaglio della polizia scientifica. Come riportato da alcuni media locali, del caso si era occupato anche il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica che, dopo le minacce telefoniche, aveva disposto una misura tutoria nei confronti del direttore di gara.

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