Livorno in Lega Pro, pugno in faccia al portiere Pinsoglio
La rabbia dei tifosi è tracimata al triplice fischio della gara col Lanciano. Dopo 14 anni trascorsi tra Serie A e B il Livorno è retrocesso in Lega Pro, la contestazione degli ultras è stata durissima. Il doppio vantaggio siglato da Aramu aveva lasciato ancora una speranza – conquistare la salvezza attraverso i play-out – ma l'esito del match (pareggio per 2-2) è stato fatale. Il copione (terribile) è quello di sempre: la frangia più agguerrita dei sostenitori amaranto si raduna all'esterno dello stadio, partono i cori, volano insulti contro la dirigenza e la squadra, la polizia è schierata in assetto anti-sommossa, le strade nei pressi del ‘Picchi' sono bloccate e sorvegliate, la tensione sale alle stelle.
Da lì non hanno intenzione di muoversi, i calciatori sono costretti a restare all'interno dell'impianto fino a dopo la mezzanotte. Nel frattempo, cariche degli agenti, scontri, lancio di bombe carta e lacrimogeni sparati per disperdere la folla scandiscono quei momenti di isteria collettiva per una stagione fallimentare.
Tutti colpevoli, nessuno viene risparmiato. Potessero fare giustizia da soli, allora i tifosi farebbero anche irruzione negli spogliatoi ma vengono respinti dal cordone di forze dell'ordine. I calciatori escono dal ‘Picchi' intorno all'una di notte, si dirigono verso il ritiro di Tirrenia ed è allora che scatta ‘la trappola'. Ad attenderli ci sono alcuni tifosi, sono i più esagitati. Serve un capro espiatorio, lo trovano nel portiere Pinsoglio – già nel mirino della contestazione da tempo – che accusano di essere il principale colpevole del flop in campionato: viene circondato, aggredito, gli rifilano un pugno in pieno viso mentre cerca di salire a bordo dell'auto. Il colpo è duro ma non avrà conseguenza gravi, all'ospedale lo dimetteranno con 3 giorni di prognosi.