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La Serie A si rivolta contro il Governo per il decreto sicurezza

Anche il presidente del CONI, Malagò spalleggia i club di Serie A perché venga rivista la legge che pretende di addossare parte delle spese per la sicurezza degli impianti a carico delle società sportive.
A cura di Alessio Pediglieri
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La Lega di Serie A è pronta a dichiarar guerra al Governo italiano per il  Decreto Sicurezza negli Stadi che non ha per nulla soddisfatto le 20 società della massima serie che mal hanno digerito il dover affrontare spese a proprio carico per garantire i parametri decisi dalle istituzioni. Ed ecco che la Lega ha deciso di alzare la voce con una nota ufficiale che unisce il pensiero unico di tutti i club e chiede che venga azzerata la richiesta di oneri, a carico delle società, per la sicurezza negli stadi. Una decisione che non verrà presa in considerazione dal Governo, anche se la Serie A è convinta che quella varata sia una norma anticostituzionale e quindi da abolire.

Il comunicato della Lega Calcio. "La Lega chiede, senza indugio, che, nella seconda lettura del disegno di legge prevista in Senato a partire da martedì 14 ottobre, l’intero testo degli articoli 3-ter e 3-quater sia definitivamente soppresso, in quanto prefigurante l’introduzione di una vera e propria tassa posta soggettivamente a carico delle sole società sportive organizzatrici degli eventi per la fornitura di un servizio pubblico (il mantenimento della sicurezza e dell’ordine pubblico in occasione di eventi e manifestazioni) non opzionale ma previsto per legge nell'interesse dell’intera collettività e, come tale, in palese contrasto col principio di uguaglianza e l’obbligo generale di contribuzione alla spesa pubblica sanciti dagli articoli 3 e 53 della Costituzione della Repubblica Italiana".

Il Coni con la Lega. Anche il presidente Malagò è d'accordo – quasi nel suo insieme – al pensiero della Lega Calcio. Il numero uno del Coni prova a trovare una via comune d'accordo ma di base appoggia la mozione e lo scontento dei club: "Se fossi presidente di una società di calcio non sarei contento di veder arrivare a ottobre un provvedimento che non era previsto e che incide sul bilancio. Ma dobbiamo considerare che una parte dell'opinione pubblica ritiene che certi oneri della collettività nei confronti delle partite di calcio non siano più accettabili. Il calcio dice che dà più di quello che costa, ma è in buona compagnia, perché in Italia c'è un'alta percentuale di cittadini che pagano di tasse più di quanto ricevono in servizi. 

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