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Mancini-bis: ecco come cambierà l’Inter

Con Roberto Mancini si ritornerà ad una difesa a 4 per la gioia di Vidic, il giocatore maggiormente in difficoltà con gli schemi di Mazzarri. A centrocampo pronto il rilancio di Kovacic e Guarin, in attacco Palacio o Osvaldo vicino a Icardi. Convinto da Moratti, è già tempo di rifondazione.
A cura di Alessio Pediglieri
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Mazzarri è già il passato, il presente e il futuro portano il volto e il nome di Roberto Mancini, il tecnico che ha legato la sua carriera con quella dell'Inter per essere stato l'uomo della rinascita ai tempi di Calciopoli riportando dopo decenni di anonimato i nerazzurri a vincere. Preparando anche il terreno a Josè Mourinho l'allenatore che ottimizzò il lavoro dello jesino portandolo all'ennesima potenza del Triplete nel 2010. Adesso è di nuovo l'ex allenatore del Manchester City e del Galatasaray a riprendersi il posto in panchina, osannato e richiesto dal pubblico che da tempo non sopportava più Walter Mazzarri. Convinto da Moratti. Per Mancini un contratto di due anni e mezzo, un progetto che deve essere rifondato subito, la pretesa di rimettere le cose a posto e ripetersi, magari migliorando. Con un derby già alle porte da non fallire perché sarebbe il proprio biglietto da visita per il suo regno nerazzurro ‘bis'. Ripercuotendosi anche nelle scelte del modulo da schierare in campo e del prossimo mercato, perché le idee tattiche del ‘Mancio' sono lontane anni luce da quelle di WM.

L'Inter che verrà: il 4-3-1-2 del Mancio

Difesa a 4, si punta su Vidic. L’Inter di Mancini cambierà totalmente modo di giocare rispetto a quella vista in questi mesi da parte di Mazzarri. Si passerà certamente alla difesa a 4 visto che prevederà un 4-3-1-2 molto dinamico, che potrebbe sfruttare al meglio le qualità dei calciatori della rosa nerazzurra. A godere maggiormente di tale sostituzione potrebbe essere probabilmente Vidic, abituato per tutta la carriera a giocare a 4 e spesso caduto nel tunnel di prestazioni negative durante queste prime gare di campionato e coppa. Davanti ad Handanovic si potrebbe ipotizzare una linea composta dal ritrovato Nagatomo, Ranocchia, Vidic e Dodò con i vari Juan Jesus, Andreolli, Jonathan e D'Ambrosio pronti al rincalzo.

Rilancio di Kovacic e Guarin. Nei tre di centrocampo invece potrebbe rinascere letteralmente Fredy Guarin che con Mazzarri non ha mai goduto di spazio con costanza. Il colombiano andrebbe a comporre un terzettoben omogeneo tra qualità e quantità con Medel e Hernanes. Si darebbe ancora più spazio al talento del giovane Kovacic che sulla trequarti potrebbe dare la spinta in più. In avanti Mancini potrà scegliere due titolari tra Icardi, Palacio ed Osvaldo, scelta complicata ma comunque di qualità. L'argentino ex Samp sembra intoccabile ma anche l'ex Roma è in fase di lancio in attesa di ritrovare il miglior ‘Trenza' sottoporta.

La probabile formazione con il  4-3-1-2: Handanovic, Nagatomo, Ranocchia (J. Jesus), Vidic, Dodò; Guarin, Medel, Hernanes; Kovacic; Icardi, Palacio (Osvaldo).

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Chi è Mancini, l'allenatore della svolta

L'uomo della rinascita post Calciopoli. Quest'Inter ha deluso un po' tutti, non solo i tifosi. E' mancato in quest'anno e mezzo in cui Mazzarri ne ha preso la guida tecnica un reale approccio da grande squadra, una mentalità vincente che non si è riusciti a dare e che adesso toccherà al cavallo di ritorno Mancini inculcare ai giocatori nerazzurri. Una scelta forzata, da parte di Thohir che se non avesse toccato con mano i malumori della piazza avrebbe forse continuato con Mazzarri. Ma non era più consigliabile continuare così anche perché il ‘Mancio' è l'artefice del primo ciclo di vittorie post-Calciopoli dell'Inter, prima che Mourinho completasse l'opera con lo storico ‘Triplete'.

Vincente da calciatore e da allenatore. La storia di Mancini allenatore è costellata di trofei, lo spirito e la mentalità sono quelli di un vincente. Mancini sa bene come si fa a mettere trofei in bacheca in piazze importanti, dove la pressione rischia di schiacciare chi non ha le stigmate del successo. Da calciatore si era affermato alla Sampdoria di Boskov, con i successi grazie alla coppia gol con Gianluca Vialli; poi ritornò scudettato da giocatore anche con la Lazio, sua grande ultima parentesi di calcio giocato. Ma vincere è stata un'abitudine mantenuta anche nella carriera da allenatore, cominciata subito ad alto livello. Ci sono i 3 scudetti portati a casa con l'Inter  senza dimenticare le due Coppe Italia ed una Supercoppa italiana.

Dalla Fiorentina al Galatasaray, asso di Coppe. Prima ancora c'erano le Coppe Italia vinte con Fiorentina e Lazio, e dopo la parentesi nerazzurra c'è stato il  leggendario trionfo in Premier alla guida di un Manchester City che non vinceva da un'epoca, dal '68. Anche dopo l'addio all'Inghilterra per andare in Turchia, al Galatasaray, in una avventura poi rivelatasi più deludente del previsto, Mancini non ha perso la voglia e la capacità di vincere visto che una Coppa nazionale l'ha comunque messa nella bacheca del club giallorosso.

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