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Inter, De Boer? O molto coraggioso o molto stupido

Nella conferenza stampa della vigilia contro il Torino il tecnico olandese entra deciso su tutti i temi caldi: “Qui non si vince da 5 anni, io son qui da 2 mesi. Medel squalificato? Che la società lo multi. Gabigol? Prima capisca che non siamo in Brasile. I giocatori? Ne ho 29, troppi e di molti scopro limiti e difetti solo in campo. Thohir? La proprietà crede nel progetto. Come se ne esce? Restiamo tutti uniti, giocatori, società e staff tecnico”
A cura di Alessio Pediglieri
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Beato De Boer che crede ancora in un calcio che non c'è, o almeno che oggi è lontano anni luce da quanto si vede ogni domenica in campo. Un calcio in cui i giocatori sono un gruppo, remano tutti dalla stessa parte, giocano il calcio che l'allenatore vuole, una dirigenza vicina e presente, un progetto in cui credono tutti. Questa la summa dell'ultima conferenza stampa del tecnico olandese prima di Inter-Torino che potrebbe essere il suo canto del cigno. Forse per esorcizzare il momento, forse per nascondere tensioni ancor più forti di quante ve ne siano già, forse per dimostrare personalità e carattere di cui aveva già fatto bella mostra quando calcava i campi di gioco. Fatto sta che Frank De Boer, gonfiando in conferenza il petto e affrontando a viso aperto tutti i problemi, uno alla volta, rifiutando compromessi, si è dimostrato essere estremamente coraggioso. O estremamente sciocco.

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In tackle sull'esonero

In una conferenza stampa dall'alto contenuto adrenalinico, le considerazioni sui vari argomenti scottanti vengono trattati guardando in faccia persone e problemi. Senza giri di parole, iniziando dal tema più caldo: l'esonero. De Boer non si tira indietro e rilancia: "Qui non si vince da cinque anni, pensare che qualcuno possa cambiare e farlo nel giro di poche settimane è assurdo. Ho sentito la vicinanza della società che crede nel progetto. Mi avete dato per morto, come è accaduto altre volte ma ci sono abituato, fa parte del ruolo e delle regole del gioco".

Mercato e rosa da sfoltire

Spiazza tutti l'olandese fin qui poco volante che chiama per nome i problemi che ogni giorno tocca con mano. Il mercato e la rosa a disposizione: "Scopro solo nel corso di gare ufficiali limiti e caratteristiche di alcuni giocatori in rosa. Lo sapevo, ma ogni volta diventa sempre più complicato e delicato. Ho 29 giocatori tra cui scegliere ogni volta, farlo comporta errori e dei rischi, fossimo in 22 portieri inclusi tutto si semplificherebbe. Fossi arrivato a giugno avrei probabilmente fatto le stesse scelte ma avrei potuto lavorare durante l'estate per risolvere alcuni problemi".

Unità con Suning

La società, che lo ha scelto nella persona di Thohir è stata tacciata di non essere vicina in questi momenti, con la proprietà Suning in giro per l'Asia a promuovere brand e studiare strategie manageriali. Non per De Boer: "Con la presidenza ci sentiamo sempre, La società è molto presente, ci confrontiamo sempre. Loro hanno un'idea, io ho le mie, ne parliamo. E credo che la presenza di Suning in questi giorni possa essere di aiuto per la squadra. Thohir? Quando parlo di dirigenza mi riferisco anche a lui"

Scelte e motivazioni

A proposito di nomi e cognomi, ecco il capitolo giocatori. Chi gioca, chi gioca meno, chi non gioca e chi giocando si fa squalificare. De Boer ne ha per tutti, confermando di avere ben sotto controllo la situazione generale: "Perché ho tenuto Banega fuori? Motivi tattici che non devo spiegare a tutti, ho tanti giocatori bravi, faccio le mie considerazioni. Gabigol ancora fermo in panchina? Deve capire che qui si gioca un altro calcio, non è facile poi inserirsi quando mancano i risultati. Come ovviare contro il Torino all'assenza per squalifica di Medel? Di certo non fa bene perché ha abbandonato non solo se stesso, ma anche la squadra e i tifosi, in un momento in cui uno con la sua grinta sarebbe fondamentale".

La soluzione

Infine, la ricetta per trovare il bandolo di una matassa che molti vorrebbero più complicata di quanto in realtà non lo sia: "Sono stufo di commentare queste voci su crisi, polemiche ed esoneri. Ora sono concentrato sul campo. Se ne esce soltanto se rimaniamo tutti molto compatti, intendo società, staff tecnico e giocatori. In tante gare abbiamo giocato il calcio che vorrei, ma solo a sprazzi. Ma ora non possiamo più sbagliare e la squadra ha già dimostrato di volermi seguire, dobbiamo solamente cambiare approccio e magari non andare sempre in svantaggio, perché ci condiziona più che fisicamente soprattutto psicologicamente".

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