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Il tris da record di Messi stende Guardiola, City bocciato

Non si passa al Camp Nou. Qui il Barcellona non perde in Champions dal 2009. Luis Enrique si prende la più gustosa delle sue 13 vittorie nella coppa più ambita d’Europa. E’ una lezione al vecchio maestro, al City nella versione meno “guardioliana” del 2016.
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Non si passa al Camp Nou. Qui il Barcellona ha vinto 19 delle ultime 21 partite in Champions. Qui Luis Enrique si prende la più gustosa delle sue 13 vittorie nella massima competizione continentale, nella notte dei 50 gol in casa di Messi nella coppa più ambita d'Europa. E' una lezione al vecchio maestro, al City nella versione meno "guardioliana" del 2016.

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Le formazioni – Il Barcellona, che arriva dalla peggior partenza nella Liga dal 2005 (13 punti in 7 partite), si presenta con un teorico 4-3-3 e Mascherano difensore, elemento che facilmente evolvere il sistema verso il 3-4-3 senza palla. "Sono nato qui, ma non sono tornato in vacanza, voglio vincere" ha detto Guardiola, che invece disegna il suo canonico 4-3-3 di base, altrettanto fluido, a sorpresa senza Aguero.

In avvio, il Barcellona prova a lavorare secondo i dettami di "Lucho", svuotare il centro e cercare di sviluppare il gioco in ampiezza, ma il City copre meglio gli spazi e produce la prima occasione, il colpo di testa di De Bruyne da calcio d'angolo.

Chiara l'intenzione del Barcellona di svuotare il centrocampo
Chiara l'intenzione del Barcellona di svuotare il centrocampo

Difesa a tre – I blaugrana mantengono una linea difensiva a tre in fase di possesso, con Mascherano, Pique e Umtiti, ma in copertura l'argentino scala a destra con Jordi Alba quarto a sinistra. Ecco perché, quando deve uscire per infortunio dopo 10′, Luis Enrique inserisce un terzino moderno di corsa e sostanza come l'ex Roma Digne, bravo a togliere a Silva la possibilità di esplorare l'1 vs 1 nei semi-spazi interni.

Il Barcellona assume una chiara configurazione a 3 dietro nell'uscita bassa del pallone
Il Barcellona assume una chiara configurazione a 3 dietro nell'uscita bassa del pallone

Il vantaggio – Dopo 16′, l'ex Bravo si inchina alla corsa insistita in area di Messi, e al suo decimo gol nelle ultime 8 partite di Champions. Ma è tutta la copertura difensiva del City che salta. Kolarov, nella fase di avvio dell'azione, è troppo stretto, Otamendi a sua volta lascia aperto un buco troppo vasto, dove la Pulce si inserirà dopo il dai e vai nello stretto. La scivolata di Fernandinho, cui Guardiola chiede come sempre di abbassarsi fra i due centrali, fa il resto. Ma già dal fermo immagine che testimonia l'inizio della combinazione che porta al gol si vede chiaramente come le transizioni negative saltino e il City sia fin troppo preoccupato di aumentare la densità sul settore di sinistra ma finisca per sbilanciare la configurazione complessiva e favorire così il possesso orientato dei catalani.

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Unico squillo City – Si vede poco soprattutto lo spirito guardioliano al City, già messo in crisi dal Tottenham. Il pressing del trio MSN è più focalizzato, con successo, a non lasciare linee di passaggio libere nella costruzione bassa. Iniesta, impiegato per un terzo del tempo in stagione per essere al meglio in match come questo, e il jolly Rakitic esaltano il trasformismo blaugrana nutrito di intelligenza tattica e pensiero veloce. Il City, invece, non chiama mai alla parata Ter Stegen per tutto il primo tempo. E non bastano i tagli di Nolito per impensierire una difesa che al 40′ perde anche Piquè: dentro Mathieu, già impiegato da centrale a tre in questa stagione. La migliore occasione, ed è eloquente di suo, è il colpo di testa, da calcio di punizione di Stones (44′), che però 1′ dopo si perde Suarez sul filtrante di Messi (bella risposta di Bravo)

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Il primo tempo – Emerge chiaramente, dalle zone di influenza del primo tempo, che il Barcellona cerchi con successo di far girare il pallone sulle fasce, di non insistere nella zona centrale del campo. Così facendo, tiene anche il City più lontano dalle zone di maggiore pericolo. I Citizens tirano più dei blaugrana (5-4), ma non un tasso di pericolosità più basso, da posizioni più lontane o più angolate. Nel confronto fra due visioni del gioco di passaggi, la quantità premia gli inglesi (più tocchi in assoluto e negli ultimi 30 metri), ma la maggiore abilità del Barcellona di mettere gli avversari fuori dalla comfort zone già a partire dalla circolazione bassa, con Ter Stegen coinvolto nelle due principali combinazioni di passaggi di tutto il primo tempo, fa la differenza.

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Rosso a Bravo – L'espulsione di Bravo, quarto giocatore del City che si è visto sventolare un cartellino rosso contro il Barcellona in Champions, inevitabilmente cambia la partita. I due centrali, che si aiutano poco e permettono a Suarez di pressare e costringere il portiere all'errore, completano una serata non certo ottimale dal punt di vista dell'attenzione, della comunicazione e delle coperture preventive.

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Messi show – Guardiola si copre con Clichy, l'ultimo Citizen espulso contro i blaugrana dopo Martín Demichelis e Pablo Zabaleta, per un Nolito poco incisivo. Ma è nelle azioni basilari che il City perde compattezza e smette di muoversi come un sol uomo. Nel filtrante che porta alla doppietta di Messi e ancor di più nel retropassaggio verso uno svagato Stones che porta alla tripletta della Pulce (con 50 gol il miglior marcatore nelle gare interne di Champions), si vedono tutti gli attuali problemi del City.

I tocchi di Messi fino al terzo gol. La tattica del Barcellona si vede nei tanti passaggi intercettati nella fascia centrale, l'incertezza del City nei tanti palloni toccati negli ultimi 18 metri
I tocchi di Messi fino al terzo gol. La tattica del Barcellona si vede nei tanti passaggi intercettati nella fascia centrale, l'incertezza del City nei tanti palloni toccati negli ultimi 18 metri

Si evidenziano le fragilità di una squadra che sta imparando un sistema innovativo ma ha bisogno di tempi lunghi perché sia assorbito e interpretato da elementi diversi allo stesso modo.

Il retropassaggio che porta al terzo gol di Messi. Stones è troppo lontano, il Barcellona ha tre uomini che possono intervenire e intercettare il pallone
Il retropassaggio che porta al terzo gol di Messi. Stones è troppo lontano, il Barcellona ha tre uomini che possono intervenire e intercettare il pallone

L'unico davvero sottotono nella scintillante serata del Barcellona è Neymar. Il brasiliano, unico attaccante ad aver creato più occasioni di Raheem Sterling (10 a 9) in Champions alla vigilia del match, si fa anticipare da Bravo nell'unico acuto del primo tempo, si fa parare da Caballero un rigore a 5′ dalla fine, ma si fa comunque perdonare all'89'.

I tiri. Si vede chiaramente la maggiore pericolosità delle conclusioni del Barcellona (a destra) che praticamente va al tiro solo fronte alla porta
I tiri. Si vede chiaramente la maggiore pericolosità delle conclusioni del Barcellona (a destra) che praticamente va al tiro solo fronte alla porta

Ma ormai la difesa del City è schierata a presepe, senza motivazione e senza protezione. Non è questa la squadra di un rivoluzionario con una causa. Non è questo il calcio di Guardiola. L'allievo ha steso il maestro.

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