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I Leicester italiani: dal Cagliari di Riva al Verona di Bagnoli

C’è stato un tempo in cui anche il campionato italiano poteva sfoggiare i suoi Leicester: scudetti assegnati in provincia, come quello della Sampdoria del 1990-91. Le altre stagioni mitiche.
A cura di Mirko Cafaro
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C'è stato un tempo in cui anche il campionato italiano ha potuto sfoggiare i suoi "Leicester". Vittorie a sorpresa provenienti dalla provincia. Periferie al potere in grado di ribaltare gerarchie e sovvertire pronostici. I precedenti più fulgidi rispondono ai nomi di Cagliari, nel campionato 1969-70, Verona, nel 1984-85 e Sampdoria, nel 1990-91. Imprese che hanno tratti distintivi comuni: la forza del gruppo, arricchita da individualità che grazie anche a quel successo hanno poi spiccato il volo e condottieri valorosi in panchina, abili strateghi e gestori di personalità spesso complicate.

Osvaldo Bagnoli alla guida del Verona che vinse lo storico scudetto
Osvaldo Bagnoli alla guida del Verona che vinse lo storico scudetto

Il Cagliari di Rombo di Tuono

Allenata da Manlio Scopigno, nella stagione 1969-70, la squadra sarda si aggiudicò lo scudetto grazie a una formazione che poteva contare su elementi in grado di far grande anche la Nazionale: da "Rombo di tuono" Gigi Riva al portiere Enrico Albertosi, con il valore aggiunto del brasiliano Nené. Il Cagliari chiuse il campionato (a 16 squadre) con 45 punti, quattro più dell'Inter e sette più della Juventus prime inseguitrici, in virtù di 17 vittorie e appena 2 sconfitte, con il secondo miglior attacco del campionato (42 reti contro le 43 della Juventus) e la difesa meno battuta (appena 11 al passivo). Riva si aggiudicò anche il titolo di capocannoniere con 21 reti e al Mondiale messicano dell'estate successiva il ct azzurro Ferruccio Valcareggi convocò ben sei elementi di quella squadra: Albertosi, Domenghini, Gori, Riva, Niccolai e Cera.

Il Verona dei miracoli

Era in A da appena un triennio il Verona, allenato da Osvaldo Bagnoli, che nel 1984-85 riuscì a iscrivere il suo nome nell'albo d'oro del campionato. Una squadra giovane, che in estate, la società aveva rinforzato con due "prodotti" scelti in occasione del precedente Europeo: il tedesco Briegel e il danese Larsen. La squadra chiuse a quota 43, con il Torino di Radice staccato di quattro punti e l'Inter di Castagner a -5. Nelle fila gialloblù militavano anche elementi che poi hanno scritto altre pagine importanti del calcio italiano: dal mitico portiere Garella a bomber Galderisi (risultò il miglior realizzatore con 11 gol), sino al capitano Tricella, poi passato alla Juventus e al regista Antonio Di Gennaro, convocato anche per i Mondiali del 1986. A risultato raggiunto, il centrocampista Volpati commentò: "Oggi non ci rendiamo conto di quale impresa abbiamo realizzato, ma sarà il corso del tempo a farcelo capire". Parole quanto mai lungimiranti.

La Sampd'oro dei gemelli del gol

Quello della Sampdoria del 1990-91 è forse più degli altri citati un successo costruito nel tempo. Da grande squadra. La società di Paolo Mantovani, infatti, aveva da alcuni anni affidato la squadra a un personaggio carismatico e variopinto del calibro di Vujadin Boskov, capace di gestire un gruppo dalle forti personalità e di farlo crescere sotto il profilo personale e del rendimento sportivo. I blucerchiati raggiunsero così lo scudetto dopo essere passati per la vittoria della Coppa Italia dell'anno prima e nella stagione successiva sfiorarono anche la Coppa Campioni, persa al supplementare contro il Barcellona. Nelle sue fila militavano elementi del calibro di Mancini e Vialli, i ribattezzati "gemelli del gol", Pagliuca e Vierchowod, Lombardo e Mannini, oltre agli stranieri Cerezo, Michajylycenko e Katanec. Chiuse il campionato (a 18 squadre) con 51 punti, cinque più di Milan e Inter.

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