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E’ morto Ferruccio Mazzola, accusò Herrera di doping

Nel suo libro “Il terzo incomodo” la denuncia dell’abuso di farmaci negli Anni Sessanta e Settanta.
A cura di Maurizio De Santis
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E’ morto questa mattina, al termine di una lunga malattia, l’ex giocatore di Inter, Venezia, Fiorentina e Lazio (con la quale vinse uno scudetto), Ferruccio Mazzola, figlio del grande Valentino Mazzola e fratello minore di Sandro. La sua figura è legata anche a un libro pubblicato nel 2004, "Il terzo incomodo”, che rappresentò un pesante atto d'accusa nei confronti del mondo del calcio perché sollevava il sospetto che si facesse abuso di pratiche dopanti già negli Anni Sessanta e Settanta. Le sue rivelazioni destarono grande scalpore, poiché tirava in ballo Helenio Herrera (il ‘mago' nerazzurro della Grande Inter): secondo l'autore, il tecnico avrebbe distribuito ai giocatori della rosa (sia titolari sia riserve) ‘pasticche' capaci di aumentare le loro prestazioni atletiche. Com'erano assunte? Sciolte nel caffè prima delle partite, raccontò nel volume edito da ‘Bradipo Libri'. Pur ammettendo di non conoscere quale fosse il principio attivo dei farmaci, avanzò l'ipotesi che si trattasse di anfetamine. L'atto d'accusa, però, era rivolto anche verso altri club come Fiorentina, Lazio e Roma, società presso cui Herrera, sostenne ancora Mazzola, avrebbe adottato le stesse pratiche. A tutt'oggi, va precisato, che l'eventuale fondatezza delle denunce fatte sulle Società citate nel pamphlet non è mai stata accertata da alcun procedimento giudiziario.

In tribunale. L'Inter (Facchetti in testa) intentò causa contro Mazzola per diffamazione, ma nel marzo del 2012 s'è vista respingere l'esposto con una sentenza pronunciata dalla prima sezione civile. Secondo il tribunale, quello di Mazzola fu “un racconto chiaro e completo in cui l’ex calciatore si è limitato a raccontare i fatti vissuti in prima persona”. Fatti che “concretizzano un interesse sempre attuale della collettività”, si legge nelle motivazioni allora.

La carriera.  A cavallo tra gli Anni Sessanta e Settanta giocò nel ruolo sia di interno che di mezzala nell'Inter, Lecco, Venezia, Fiorentina e, soprattutto, Lazio, squadra con la quale vinse lo scudetto nella stagione 1973-74, anche se non disputo' neanche un minuto. Chiuse la carriera in Serie C, con il Sant'Angelo, non prima di aver provato l'esperienza americana con l'Hartford. Da allenatore vinse con il Siena il campionato di Serie C2 (1984-1985) e ottenne una promozione, sempre militando in C2, con il Venezia (1987-1988). Dal 2005 era presidente dell'associazione Futursport International, che si occupa, tramite lo sport, del recupero di adolescenti in stato di disagio sociale che si distinguono nell'attività calcistica. Dal 2006 era attivo anche nell'Associazione vittime del doping fondata dai familiari di Bruno Beatrice. Era osservatore per il Treviso.

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