Diritti tv, ecco la riforma: il 50% diviso tra tutti i club
I diritti televisivi sono da sempre uno dei terreni più delicati sui quali muoversi. Spesso, infatti, i toni si accendono ed i diverbi si amplificano quando si parla della cospicua "torta" che di fatto è anche il piatto alla base dell'intero movimento calcistico italiano. Al momento l'assegnazione dei diritti tv è vincolata al contratto che scadrà nel 2018, ma si lavora già ad una riforma.
In Parlamento, due deputate del Partito Democratico hanno presentato la riforma che ad inizio maggio affronterà l'iter giuridico e che potrebbe portare ad una mini-rivoluzione nel calcio italiano. Daniela Sbrollini e Lorenza Bonaccorsi, questi i nomi delle due deputate già prime firmatarie della riforma, potrebbero dunque dare il via ad una vera e propria rivoluzione nella spartizione della gigantesca torta dei diritti televisivi.
Allo stato attuale (e fino alla stagione 2017/2018), la cifra del contratto che garantisce 943 milioni di euro a stagione alla Lega Serie A, viene suddivisa in questo modo: il 40% del totale (circa 377 milioni) viene diviso in parti uguali (ovvero 18 milioni per ogni club di Serie A); a questi si aggiungono altre due quote. La prima in base al numero di tifosi e della popolazione residente nel comune dove giocano le squadre (e che da sempre ha causato non poche polemiche tra i club); la seconda quota in base ai risultati sportivi tra quelli storici, il quinquennio precedente e l'ultima stagione.
La riforma, invece, prevede che la quota "fissa" sia calcolata sul 50% del totale (471,5 milioni) e che dunque sia pari a poco più di 23 milioni per ogni squadra. Via il bacino d'utenza e dentro invece il numero ufficiale degli abitanti di ogni città. Ed anche questo criterio, che privilegerebbe le squadre delle grandi città, non mancherà di suscitare forse delle polemiche. Ma forse a far discutere potrebbe essere la modifica del "paracadute" assicurato alle squadre che retrocedono dalla Serie A: attualmente, la quota è pari a circa 40 milioni. Una cifra che verrà ritoccata verso il basso. Ci sarà, insomma, battaglia.