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De Laurentiis attacca Pirlo: “E’ un senza vergogna”

Il presidente del Napoli censura l’ennesimo (possibile) cambio di casacca del calciatore che ha già indossato le maglie di Milan e Juventus.
A cura di Maurizio De Santis
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De Laurentiis attacca Pirlo, ex di Milan, Inter e Juventus
De Laurentiis attacca Pirlo, ex di Milan, Inter e Juventus

"Pirlo? E' uno svergognato". A parlare così non è alcun dirigente della Juventus che, stizzito dal presunto flirt di mercato con l'Inter, censura così la possibilità che l'ex bianconero si ritrovi sulla sponda opposta del derby d'Italia. E' un insospettabile, è il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, che impugna la sciabola e affonda la stoccata sul regista della Nazionale volato in Major League al termine della scorsa stagione. ‘Mancio' lo prenderebbe volentieri e gli consegnerebbe le chiavi del centrocampo: là, nel cuore della mediana dove si esaltano lottatori alla Medel, c'è bisogno di qualcuno che sia capace anche di ragionare, dettare il ritmo del gioco, calibrare passaggi e, magari, risolvere match con la magia ‘maledetta' di una punizione.

L'Inter ci prova, operazione che al massimo dirigente dei partenopei fa venire la pelle d'oca: troppi cambi di casacca nel giro di pochi anni, per giunta indossando quelle di club storicamente rivali, non gli piacciono. Storce il naso, prende fiato e attacca: "E' ancora il top, Pirlo è sicuramente un grande calciatore – ha aggiunto De Laurentiis – ma è anche  l'esempio del senza vergogna visto che se lo scambiano squadre che lottano per lo scudetto da sempre". Brescia, Inter (che lo lasciò andar via troppo in fretta), Milan, Juventus e adesso (forse) di nuovo Inter: certi amori fanno giri immensi, disse Galliani presentando il ritorno di Balotelli. Dirà le stesse cose Mancini? Gennaio è alle porte, si vedrà.

De Laurentiis, però, ne ha per tutti. Al termine del consiglio di Lega ha usato accenti tutt'altro che diplomatici anche nei confronti del calcio italiano che andrebbe rivoltato come un calzino. "La Serie A deve essere a 16 squadre – ha concluso -, basta con squadre che salgono un anno e poi spariscono solo per prendere i soldi dei diritti tv. E poi servono garanzie per evitare casi-Parma. Così non si può andare avanti".

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