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Dal bar ‘Banderin’ alla maglia ‘Inca’ del Perù: 5 cose cult per un malato di calcio

Da una visita al monumento del pallone chiamato Bernabeu all’acquisto della storica divisa degli andini, ecco alcune delle attività da provare assolutamente per i “fedeli” del football.
A cura di Salvatore Parente
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Berna

Il calcio, e questo lo spieghiamo a quelli che non comprendono l'amore per questo sport, non si limita al tifo per la propria squadra del cuore nei 90 minuti di gioco domenicali. Il calcio si vive quotidianamente con passione, partecipazione e trasporto che generano quasi un sentimento inedito, spesso immenso, capace di far fare cose assurde agli ultras (tipo 60 ore di pullman da Napoli a Madrid per vedere gli Ottavi di finale di Champions League) di questo splendido sport. Uno sport da adorare profondamente e da rispettare assecondando qualche giusta follia, qualche sacrosanta stravaganza. Ecco quali, nel nostro secondo appuntamento con le cose da fare per essere etichettato, con fierezza ed orgoglio, “malato” del pallone.

Visitare il tempio del Real Madrid

Nella settimana che ha visto migliaia e migliaia di tifosi partenopei invadere le strade di Madrid per poi assistere alla storica partita fra Real e Napoli, non poteva mancare, fra le visite da fare, quella al monumento del football, ovvero: il Santiago Bernabeu. Costruito nel 1944 ed inaugurato nel ’47 questo epico stadio, peraltro ristrutturato in tre occasioni (1981, 1992, 2001) è stato testimone di centinaia e centinaia di partite leggendarie e di campioni straordinari che hanno nobilitato un terreno di gioco fra i più affascinanti e suggestivi del pianeta.

Per cui, per i nostalgici, affrettatevi a fare una capatina lì prima che inizino i lavori di ammodernamento che si concluderanno nel 2021 (la futura dimora del Real Madrid crescerà in altezza di 12 metri per consentire la realizzazione di una copertura retrattile sopra le tribune). In più, già che ci siete, completate il tour con soli 20 euro, dando uno sguardo a spogliatoi e museo del club.

Acquistare la maglia ‘Inca’ del Perù

Finora non vi abbiamo mai parlato di un’altra “patologia” che colpisce gli amanti del calcio: il collezionismo. Fra quelli che raccolgono in maniera ossessiva album delle figurine, scarpini, poster, palloni, gagliardetti storici, biglietti dello stadio e altri oggetti riguardanti questo splendido gioco, ci sono anche ragazzi che acquistano maglie ufficiali di grandi club o nazionali contemporanee e non solo. Fra queste, per iniziare a suggerire alcune delle più affascinanti casacche mai viste su di un rettangolo di gioco, vi consigliamo quella del Perù degli Anni ’70.

Con soli 50 euro, infatti, potreste portarvi a casa un pezzo da collezione di grande importanza e valore prendendo quella maglia con la banda rossa in diagonale sullo sfondo bianco che si ispira alla cultura Inca e che ha vestito la migliore edizione di questa nazionale che vinse, con talenti come Cubillas, Rojas, Oblitas o Ramirez, la Copa America nell’edizione del 1975. Una maglia, in rigoroso cotone, un viaggio nel tempo.

Perù

Portare un bambino per la prima volta allo stadio

Fra le cose più sentimentali, romantiche ed affascinanti da fare assolutamente per dichiararsi calciofili al 100% è quella di accompagnare, per la prima volta, un bambino allo stadio. Una sorta di iniziazione alla “setta” del pallone che, col contatto col terreno di gioco, gli spalti e l’atmosfera vera, autentica e frizzante del tifo, trasfonde quella passione e quel trasporto per questa disciplina di padre in figlio, di generazione in generazione. Un passo quasi sacro che apre orizzonti sconosciuti ai piccoli e li avvia verso il solco, la strada, già tracciata e percorsa dai più grandi. Un’esperienza dal forte impatto emotivo da sperimentare necessariamente.

Banderin

Il bar dei gagliardetti, El Banderìn a Buneos Aires

Se siete in giro in Argentina, magari a Buenos Aires e dintorni, dopo aver mangiato del buon Choripan prima di assistere ad un match alla Bombonera o al Monumental, per dissetarvi, andate nel famoso bar del Banderin. Questo piccolo caffè nato alla fine degli Anni ’20 come drogheria-bazar dove si poteva comprare di tutto si è poi trasformato in un autentico rifugio di tifosi di tutto il mondo che, sulle pareti del locale, potrebbero ritrovare il gagliardetto della propria squadra del cuore. Mario, il suo titolare, infatti, era tifoso del River Plate e la sua passione più grande era quella di collezionare bandierine dei club. Col trascorrere del tempo e dopo tantissime donazioni sono stati raccolti vessilli da tutto il mondo che hanno poi dato l’anima ed il nome a questo suggestivo ed affascinante locale.

Omaggiare i fondatori del calcio dello Sheffield F.C.

Per completare un vero tour britannico nel quale apprezzare il calcio albionico, una deviazione fondamentale dovrebbe essere quella per Sheffield dove tutto ha avuto inizio con la fondazione del primo club calcistico della storia, lo Sheffield FC. La costituzione di questa compagine avvenne, infatti, per merito di alcuni membri dello Sheffield Cricket Club Nathaniel Creswick e William Prest che organizzarono, secondo le regole locali, un primo torneo di calcio.

Oltre a questo importante record che ha dato il via alla diffusione di altre squadre in terra inglese, lo Sheffield ha contribuito con le sue regole (l'off-side, l'uso di una traversa di legno e non di un semplice cordino teso tra i due pali, l'introduzione del calcio d'angolo, del calcio di punizione e la rimessa in gioco) a dare vita alle attuali norme che regolamentano e disciplinano il pallone colpo di testa, sconosciuto altrove, compreso. Per cui, malgrado questo pioneristico sodalizio non abbia mai avuto uno stadio di proprietà, dirigetevi a Dronfield (7 Km da Sheffield) al Coach and Horses Ground dove poter ringraziare il club cha ha dato vita a questo splendido sport.

Sheffield
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