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Da ‘Palestra Italia’ a Palmeiras: ecco il Verdão, campione del Brasile

La squadra di San Paolo si prende il gradino più alto del podio del Brasileirão dopo 22 anni dall’ultima vittoria. Non molti conoscono la storia di questo glorioso club: quattro italiani fondarono il “Palestra Italia” il 26 agosto 1914 dopo che la “Liga Paulista” aveva ospitato in tournée il Torino di Pozzo. Era molto semplice riconoscere l’origine della squadra perché composta interamente da nostri connazionali e giocava con maglia verde, striscia bianca orizzontale e un enorme scudetto che riproduceva la croce dei Savoia.
A cura di Vito Lamorte
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Grazie alla vittoria per 1-0 in casa con la Chapecoense il Palmeiras si è aggiudicato con una giornata di anticipo il campionato brasiliano di Serie A. Decisiva la rete di Fabiano. Sono 7 le lunghezze di vantaggio del Verdão sul Flamengo che, a sua volta, ha sconfitto 2-0 il Santos bloccandone la rincorsa. Per il club di San Paolo è il nono scudetto in bacheca e adesso è la squadra che ne ha vinti di più perché il Santos resta a 8, ma il digiuno durava dal 1994.

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Nasce Palestra Italia

Nel luglio 1914 sedici ragazzi del Football Club Torino, guidati dal loro giovane allenatore Vittorio Pozzo, si imbarcarono sul piroscafo Duca di Genova per una tournée in Brasile. Nessuna squadra italiana era mai andata oltreoceano. All’epoca nella nazione più grande dell'America latina il calcio era uno sport d’élite, praticato molto più dai bianchi che dai neri. A San Paolo giocavano a calcio i figli delle classi agiate, spesso contro i dirigenti di società inglesi e tedesche che avevano i loro affari in Brasile, ma, allo stesso tempo, il calcio era praticato anche nei quartieri popolari e non faceva eccezione la vibrante comunità italiana della città carioca.

Durante il periodo di massima immigrazione, tra il 1887 e il 1902, oltre un milione e centomila italiani arrivarono nei porti brasiliani di Santos (San Paolo) e di Rio de Janeiro ma dopo i primi anni durissimi nei campi e nelle neonate fabbriche, diversi immigrati italiani cominciarono a salire nella scala sociale e molti di essi divennero validi imprenditori. Il più famoso era l’industriale Francesco Matarazzo e proprio alcuni dirigenti delle Industrie Riunite Matarazzo, dopo aver assistito a quella tournée del Torino di Vittorio Pozzo, decisero di fondare una squadra che potesse rappresentare la comunità italiana nel paese sudamericano.

Il 26 agosto 1914, Luigi Cervo, Luigi Marzo, Vincenzo Ragognetti ed Ezequiel Simone (primo presidente della storia del club, in carica solo per 19 giorni) fondarono il "Palestra Italia". I colori non potevano che richiamare alla bandiera italiana: maglia verde con maniche e collo bordati di rosso e pantaloncini e calzettoni bianchi. Il Palestra avrebbe voluto partecipare già al campionato brasiliano 1915 ma non ci fu il tempo materiale per la sua iscrizione. Il primo anno di attività giocò solo amichevoli, spesso contro altre formazioni italiane, ma dall’anno dopo il Palestra comincerà a scontrarsi con le altre grandi squadre di Sao Paulo.

Nel giro di qualche anno il Palestra Italia diventa una delle formazioni più forti di San Paolo, sino a diventare una grande del Brasile. Nel 1942, però, i rapporti con l'Italia fascista non sono dei migliori, i tifosi sono numerosi e non solo italiani e le pressioni del Governo brasiliano portarono alla modifica del nome da "Palestra Italia" a "Sociedad Esportiva Palmeiras", dalle palme che circondavano la sede del "Parque Antartica", al secolo Palmeiras.

Il periodo d'oro e lo sponsor "Parmalat"

Nel dopoguerra l'idolo dei tifosi del Verdão è Humberto Tozzi insieme a Djalma Santos e a un giovane centravanti chiamato Mazola, meglio conosciuto come José Altafini ma negli anni '60 il Palmeiras poteva contare sull'estro di Tupazinho e raggiunse per ben due volte la finale della Copa Libertadores senza mai vincerla. Il decennio successivo è il migliore della storia del Verdão: guidata in panchina da Osvaldo Brandão, con il portiere Leão, il centrale Luis Pereira e a centrocampo Ademir da Guia, quella squadra vince due titoli nazionali consecutivi e ben tre campionati paulisti. Nell'ultimo decennio del XX secolo, nel 1992, il club strinse un accordo con la Parmalat e, grazie all’aiuto economico dell’azienda italiana, torneranno le vittorie.

Durante gli otto anni dell'”Era Parmalat”, il Palmeiras vince tre campionati paulista, e, soprattutto, gli ultimi due Brasileirão della sua storia, nel 1993 e nel 1994, con dei giovanissimi Rivaldo e Roberto Carlos. Nel 1999 il Verdão conquistò per la prima volta la Copa Libertadores: di quella squadra facevano parte Junior Baiano, Cesar Sampaio, Roque Junior (ex Milan), Evair, Zinho (campione del mondo a Usa '94), Paulo Nunes e Marcos, il portiere che ha deciso la finale parando due dei cinque rigori tirati dai colombiani del Deportivo Cali. Quella formazione, qualche mese dopo, a Tokyo affrontò il Manchester United per la finale di Intercontinentale ma dovette arrendersi alla legge dei "Ferguson Boys".

Nel 2009 il club più "italiano" del Brasile ha lanciato una nuova maglia azzurra con la croce Savoia com'era all'epoca della fondazione, quando si chiamava "Palestra Italia" e nel 2012 retrocede nella seconda divisione prima della rinascita grazie a Cuca, Gabriel Jesus e Zé Roberto.

Campione del secolo XX

Il Palmeiras è stato riconosciuto dalla Federação Paulista de Futebol e da varie riviste brasiliane come squadra leader del ranking del calcio verdeoro: nel 1999 gli è stato conferito il titolo di Campione del secolo. La Fifa nel 2000 indicava il Palmeiras come il secondo club più titolato al mondo, alle spalle solo del Boca Juniors. Niente male.

Il tocco italiano

Il Palmeiras ha vinto il suo nono titolo nazionale e, anche se a distanza, la felicità per la vittoria di questa creatura tutta italiana è più che giustificata. Quando nel 1914 i nostri connazionali immigrati in America Latina fondarono il club mai pensarono di poter arrivare ad essere il club più titolato del Brasile.

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