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Chapacoense, il dolore del figlio di mister Caio: “Papà non c’è più, siamo disperati”

Matheus Saroli, figlio del tecnico deceduto nello schianto, non era partito per aver dimenticato a casa il passaporto: “Ero arrivato a San Paolo ma non ho potuto prendere il volo. Siamo distrutti, mamma non ce la fa. Dobbiamo farci forza, grazie per l’affetto”. Anche Luciano Buligon, sindaco di Chapecò, era arrivato tardi all’aeroporto per una serie infinita di impegni.
A cura di Alessio Pediglieri
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Storie che si intrecciano. Di partenze, voli persi per una dimenticanza, ritardi, speranze, gioie. Fili tirati dal fato, da un destino che ha sentenziato chi doveva salvarsi e chi no nella tragedia aerea che ha coinvolto il club del Chapecoense, dove hanno perso la vita moltissimi giocatori, accompagnatori, tecnico, tifosi e giornalisti al seguito, oltre ad altri passeggeri per un totale di 76 vittime. Mentre si contano ancora i dispersi e inizia il riconoscimento delle salme, arrivano le prime notizie attorno a chi si è salvato, per miracolo, dalla tragedia. Chi per una dimenticanza, chi per un ritardo, chi per scelte tecniche.

Winck ‘miracolato', salvo per scelta tecnica

Sono le storie di persone che hanno visto strappare le vite di amici, parenti e cari ma che oggi possono ancora raccontare la propria storia al mondo e ricordare la grandezza di chi era su quell'aereo in rotta verso la prima storica finale. Tra i sopravvissuti per caso c'è anche Claudio Winck, l'ex Hellas Verona, rimasto a casa per scelta tecnica di mister Caio Junior che non l'ha convocato per la finale d'andata per la Copa Sudamericana.

Il dolore di Matheus, figlio di mister Caio

E c'è anche il figlio dell'allenatore, Matheus Saroli che non era sul volo con il resto della squadra solamente per un caso fortuito: l'aver dimenticato il passaporto a casa. Avrebbe dovuto viaggiare su quell'aereo assieme al padre e a tutto il team per godersi la trasferta in Colombia, ma non lo ha potuto fare senza il documento necessario per l'imbarco: "Io, mia madre e mio fratello stiamo bene. Abbiamo bisogno di forza adesso  e vi chiedo di darci un po ‘di privacy, soprattutto per mia madre. E ringrazio tutti coloro che hanno chiamato e inviato messaggi. Ero a San Paolo oggi, non ho viaggiato perché ho dimenticato il mio passaporto. Facciamoci forza, grazie a tutti".

Il sindaco scampato al disastro aereo

Una storia che si intreccia con quella di Luciano Buligon, sindaco di Chapecò, il primo cittadino che avrebbe dovuto a sua volta essere su quel volo maledetto. Ma  anche in questo caso il destino ci ha messo lo zampino impedendogli di partire. Una serie prolungata di impegni di lavoro non gli hanno permesso di arrivare in orario e così ha perso il volo: "Eravamo in lista per prendere quell'aereo ma abbiamo fatto tardi e non siamo riusciti a partire da San Paolo. Ora mi recherò in Colombia per tutte le incombenze relative a questa triste tragedia, di una squadra che ha fatto così tanto per la nostra città".

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