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Champions League, Cerci e Donati: il “made in Italy” funziona ancora

Dopo i molti minuti passati in panchina, la serata europea ha regalato un po’ di felicità all’attaccante dell’Atletico Madrid e al difensore del Bayer Leverkusen.
A cura di Alberto Pucci
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Nel turno da "profondo rosso" per le squadre italiane, il tricolore sventola comunque alto grazie ai gol di Alessio Cerci e Giulio Donati. L'attaccante di Diego Simeone e il difensore di scuola Inter, al club delle "aspirine" dall'estate 2013, sono stati protagonisti di una grande serata di calcio, segnando il loro primo gol in Champions League. Per Alessio Cerci, autore del quinto gol dei "colchoneros", è stata in assoluto la prima gioia in maglia "rojoblanco". Arrivato a Madrid negli ultimi giorni di mercato, al termine di una stagione strepitosa, l'Henry di Valmontone ci ha messo più del dovuto per ambientarsi e far capire al tecnico argentino le sue potenzialità. Complice una forma fisica all'inizio non perfetta, l'ex granata ha dovuto infatti faticare per arrivare al suo primo graffio con la maglia dell'Atletico: un gol ininfluente ai fini del risultato, ma importantissimo per il suo prossimo futuro con la maglia dei campioni di Spagna e vice campioni d'Europa. Anche Giulio Donati ha vissuto una serata da ricordare. Dopo l'ottima stagione giocata lo scorso anno con il Bayer Leverkusen e l'ottimo feeling con l'ex tecnico Hyypia, Donati ha patito più degli altri il cambio allenatore e la nuova filosofia portata a Leverkusen dal tecnico Roger Schmidt. Relegato spesso in panchina, l'ex Under 21 azzurro, ha trovato finalmente spazio nell'ultima di Bundesliga e, soprattutto, in Champions League contro i russi dello Zenit San Pietroburgo. Una fiducia che, Donati, ha ripagato con il gol "spacca partita" e una prestazione da incorniciare.

Gli altri italiani – Scritto di Juventus e Roma, gli altri nostri connazionali non sono riusciti a sorridere come Cerci, Donati ed il buon Carlo Ancelotti. Nel raggruppamento del Leverkusen (il gruppo C, per intenderci) è finito in parità il derby tra il Monaco di Raggi (in campo novanta minuti) e il Benfica di Cristante (addirittura in tribuna). Nel girone D, infine, Cesare Prandelli è stato preso a pallonate dal Borussia Dortmund dell'ex milanista Aubameyang e di Ciro Immobile, ieri in panchina. Davanti allo sbigottito pubblico di casa, il Galatasaray è, infatti, sprofondato sotto i colpi della squadra di Klopp: in rete con la doppietta dell'attaccante e i sigilli di Reus e Ramos. Infine, di fronte allo strapotere di Cristiano Ronaldo e al furbo sopracciglio di Carlo Ancelotti, Mario Balotelli ha fatto la solita "scena muta" davanti ai tifosi del Liverpool. Quarantacinque minuti di "vuoto", che hanno finito per spazientire l'intero Anfield Road. Mario è ormai un caso ed è diventato l'emblema dell'Italia che, all'estero, non funziona. Perché sempre lui? Arrivati a questo punto, la risposta pare chiara.

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