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Bergomi sul doping Anni 80: “Preoccupato per quello che ci hanno dato”

L’ex ‘zio’ dell’Inter e della Nazionale racconta l’esperienza di una generazione a un convegno: “Sto bene, nessun timore. A quei tempi noi eravamo ingenui e poco informati. Oggi i ragazzi sono più coscienti e, soprattutto, devono chiedere informazioni su tutto quello che viene loro dato”
A cura di Maurizio De Santis
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"A volte sono preoccupato per quello che ho preso oppure mi hanno dato". Le parole di Beppe Bergomi, lo ‘zio' dell'Inter e dell'Italia Mundial,  alla RSI (la Televisione della Svizzera italiana) scuotono il mondo del calcio da quel sonno della ragione interrotto – ogni tanto – dallo scandalo di turno. Parole che l'ex calciatore, oggi commentatore Sky, pronuncia a margine di un convegno all'Expo di Milano su giovani, sport e doping. "Per ottenere determinati obiettivi non devi passare per determinati sotterfugi – ha aggiunto -. E' un principio importante che ho sempre cercato di inculcare nei giovani. A livello professionistico, facendo anche tanti passi indietro, io non è che sia esente…". Il racconto prosegue e fa leva su un particolare della carriera di tutti coloro che hanno calcato il rettangolo verde tra gli Anni Settanta e Ottanta. "Alcune sostanze che adesso vengono annoverate tra quelle considerate doping, nel 1979-1980 quando ho iniziato io, si potevano prendere".

Assenza di controlli, ignoranza, mancanza d'informazione ed educazione: tutte cose spazzate via nel corso del tempo dalle profonde trasformazioni avvenute anche in sede preventiva rispetto ai classici rilevamenti post-gara. Tutte cose che, abbinate anche al rinnovamento delle tecniche e delle tabelle di lavoro, hanno contribuito a migliorare la qualità del lavoro. "Le società adesso sono cresciute e offrono un livello di informazione elevato – ha aggiunto Bergomi -. Poi penso che un giocatore debba sempre chiedere al suo medico. E un allenatore deve essere intelligente abbastanza da distribuire i carichi di lavoro. Bisogna lavorare sulle carenze per migliorare nelle prestazioni ma sempre nel rispetto delle regole".

Potevano mai passare inosservate certe dichiarazioni? No, tant'è che lo stesso Bergomi ha poi chiarito: "Mi riferivo al Micoren, lo davano a tutti e in tutte le società. Quando ho iniziato a giocare ce lo davano sempre e ci dicevano che serviva a spaccare il fiato. Poi si è scoperto che è una sostanza dopante e pericolosa. Allora abbiamo assunto quella sostanza in maniera ingenua, perché ci dicevano che ci avrebbe aiutato. Oggi invece i ragazzi – quelli ai quali s'è rivolto durante il convegno – devono basare tutto su un sano allenamento e una sana alimentazione. E, soprattutto, devono chiedere informazioni su tutto quello che viene loro dato", ha raccontato alla Gazzetta.

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