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Benitez: l’Inter è il Barcellona italiano, lo ha detto Moratti

Benitez: il progetto prevedeva giovani e nuovi acquisti – mai arrivati – per tenere alta la qualità della squadra. Moratti diceva che eravamo il Barça italiano, ora sembra solo colpa mia.
A cura di Alessio Pediglieri
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Benitez

A Onda Cero, come già anticipato su Calcio Fanpage, ha parlato Benitez e l'ha fatto a 360 gradi, lontano dall'Italia e dai clamori dei media che lo vogliono agnello sacrificale alla causa nerazzurra.

Detto della sua delusione dell'attuale situazione all'Inter e che ad oggi è ancora sotto contratto come allenatore dei Campioni del Mondo, Benitez ha rivelato altri particolari del suo difficile rapporto con la società di Moratti, presidente con cui mantiene "un rapporto corretto e rispettoso".

"Il presidente, con cui avevo parlato prima della conferenza, aveva lasciato Abu Dhabi subito in areo, e la unica possibilità era dire pubblicamente qualcosa che ormai era evidente. Non volevo mettere alle strette il presidente, gli avevo parlato in passato del mio progetto e lui aveva detto che si notava che venivo dall'Inghilterra e che sono un manager".

Ecco il Benitez che non ti aspetti, quello che a parole ha carta bianca dalla società nerazzurra ma che alla resa dei conti, si ritrova con le mani legate: "Il mio progetto era di aggiungere una serie di giocatori utili subito, più dei giovani per il futuro e in un paio d'anni abbassare il monte stipendi. E questo progetto piaceva molto a Moratti".

A tal punto piaceva al presidente tanto da spingerlo a paragoni importanti, altisonanti, al limite del rispetto sportivo: "In stagione in passato mi ha detto che i giocatori e gli ex giocatori gli riferivano che era il miglior calcio che si vedeva all'Inter da 20 anni, e che eravamo il Barcellona italiano".

Tuttavia, sottolinea Benitez da Liverpool dove è in vacanza, a Radio Onda Cero, la necessità di un progetto a medio e a lungo termine, che possa garantire la continuità: "Per continuare a vincere e a fare bene è necessario fare degli acquisti, gli infortuni ci hanno condizionato e non vogliamo che questo succeda ancora. E il mercato inizia fra poco, quindi questo era il momento di parlare apertamente di acquisti".

Infine un appunto sul gruppo, un gruppo forte e compatto malgrado ci siano stati screzi con alcuni senatori: con Chivu in campo e con Materazzi e Stankovic alla fine del Mondiale per Club. Un gruppo che però per durare, ha bisogno di linfa nuova, costante, di qualità: "Il gruppo è molto competitivo, ma non è sempre facile mantenere la tensione. Per questo è importante che arrivino nuovi giocatori per mantenere alta la concorrenza interna e quindi il livello della squadra".

Un concetto che lo stesso Benitez ha sottolineato come fosse condiviso anche tra i giocatori, riportando un aneddoto che coinvolge in prima persona il capitano, Javier Zanetti, simbolo di quest'Inter Campione del Mondo: "Ricordo una conversazione con Zanetti in cui ci dicevamo che si potevano vincere altri titoli. Sono sono ancora convinto che si possa lottare per i tre trofei per i quali siamo in corsa".

Ma alla fine, Benitez ritorna da dove era partito: all'Inter. Una società che lo sta deludendo e che si sta facendo trascinare in sterili poleniche. Lui, semplice allenatore poco può fare: "L’Inter comunque è al di sopra di tutti noi, e continuerà a vincere – conclude il tecnico spagnolo – Io spero di essere lì e vincerli". Molto difficile visto che fonti ben informate e vicinissime al presidente Massimo Moratti confermano come per il presidente il capitolo Benitez sia arrivato al capolinea: l'esonero immediato dipenderà semplicemente dalle alternative a disposizione. Altrimenti, si proseguirà col tecnico da separati in casa. Dopotutto, anche con Roberto Mancini, che oggi guida il Manchester City di Balotelli, accadde di concludere una stagione sapendo già che non avrebbe continuato ad essere l'allenatore per la stagione successiva. Quando arrivò lo Special One, il Mago di Setubal, l'Uomo del Triplete: Josè Mourinho.

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