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Barcellona-City è Luis Enrique contro Guardiola: due ‘compagni’ a confronto

L’atteso match tra i campioni di Spagna e i vice campioni d’Inghilterra vedrà scontrarsi Luis Enrique e il grande ex, Pep Guardiola: i due sono stati compagni di squadra ma intendono il calcio in maniera differente. Quella del Nou Camp sarà una gara da non perdere ma chi la spunterà tra il filosofo Pep e l’hombre vertical Luis?
A cura di Vito Lamorte
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Il ritorno di Pep Guardiola al Camp Nou è sempre accompagnato da un'aura di magia. Il neo manager del Manchester City ha lasciato nella città catalana un'eredità e un ricordo indelebile con 14 titoli (3 Liga, 2 Champions League, 2 Coppe di Spagna, 2 Coppe del mondo per club, 2 Supercoppe Europee e 3 di Spagna) sui 19 disputati che non si dimenticano facilmente soprattutto per il modo in cui sono stati conquistati. "Rivoluzione tattica" e goal stampati nella memoria di tanti appassionati.

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Dopo la sua meravigliosa parentesi in blaugrana, Pep si è trasferito prima in Baviera mentre ora è approdato in Premier League e il suo posto è occupato da Luis Enrique: i due sono stati compagni di squadra proprio con la maglia del Barça e si sono passati il testimone sulla panchina catalana. Gli ex compagni già si sono incontrati un anno e mezzo fa ma andò male per Guardiola e il suo Bayern, che vennero eliminati in semifinale. Questa volta si incontrano per la terza partita del girone C della Champions, quindi niente dentro o fuori, ma si tratta pur sempre di una gara con tante suggestioni e significati.

Come cambia il Barça da Pep a Luis

Anche se per molti il modo di giocare del Barcellona non è cambiato da Guardiola a Luis Enrique, ci sono molte differenze tra i due. Oltre al tanto osannato e decantato "tiqui-taca", una delle caratteristiche principali della squadra di Pep era quella di "difendere attaccando" e questo lo si notava soprattuto nell'organizzazione per il recupero con il baricentro molto alto dell'undici.

La pressione degli attaccanti affinché l’avversario perdesse il pallone un istante dopo averlo recuperato era intensa e senza tregua. Il segreto sta nel fatto che tutti si trasformano in “distruttori” ma, allo stesso tempo, dotati di una tecnica di base notevole per poter partecipare al nobile compito della costruzione. Si tratta di un vero e proprio automatismo collettivo: si parte da dietro costruendo quando non si sta distruggendo; davanti si distrugge quando non si sta costruendo. Sembra cervellotico, ma non lo è affatto.

https://www.youtube.com/watch?v=vNflzAmUqwI

Luis Enrique ha decisamente provato a cambiare lo stile. Le situazioni tattiche che si possono estrapolare da quando l'ex allenatore della squadra B si è seduto sulla panchina del Non Camp sono almeno due: la prima è senza dubbio la sicurezza difensiva mentre la seconda riguarda il tridente offensivo. Per quanto riguarda la fase di difesa il Barcellona è riuscito a cambiare un suo deficit, provocato dai laterali, grazie alla formazione di un triangolo quasi impenetrabile ai cui vertici ci sono i due centrali e il portiere mentre per la MSN il discorso è più complesso. Messi, Suarez e Neymar dopo un periodo di adattamento si sono trovati a meraviglia con questo "calcio verticale" che Luis Enrique aveva intenzione di mettere su campo.

Messi è un fattore di per sé, il brasiliano rompe le difese avversarie costruendo spazi con e senza palla mentre Suàrez è riuscito a diventare un "9 e mezzo" interpretando il ruolo di attaccante centrale in una maniera del tutto nuova sfornando goal e assist in quantità industriale. È abbastanza evidente che siamo parecchio distanti dall'integralismo tattico di Guardiola e possiamo dire che il Barcellona di Luis Enrique non vede il possesso palla come unica via per dominare le partite, anche se poi la palla la tengono sempre loro.

https://www.youtube.com/watch?v=frMsSmcOYnA

Il City di Guardiola

Dopo aver iniziato la stagione con un 4-3-3, che diventava di fatto un 3-2-5, adesso l'allenatore del City nella gara contro l'Everton di sabato scorso ha messo in campo i suoi con un 3-2-4-1. Prima erano i terzini a venire in mezzo al campo, con Fernandinho che scendeva tra i due centrali, ora la difesa rimane bloccata. Silva e De Bruyne erano le pedine che riuscivano a fare da raccordo mentre le ali, Sterling e Nolito, sono abili in entrambe le due fasi.

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Adesso Stones, Otamendi e Clichy vedono davanti a loro due mediani come l'ex Shakhtar Donetsk e Gundogan (uno di rottura e l'altro di costruzione) che agiscono dietro a quattro uomini (Sane, De Bruyne, Silva e Sterling) e una punta, che in questo caso era Iheanacho.

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L'esigenza di cambiare disposizione e uomini è arrivata dopo la sconfitta contro il Tottenham: la superiorità degli Spurs nasce dalle scelte tattiche di Mauricio Pochettino con Son uomo ovunque e un pressing organizzato che è stato l'antidoto più efficace al tiqui taca in salsa britannica che Guardiola sta cercando di mettere in pratica. Quella del Nou Camp sarà una gara da non perdere ma chi la spunterà tra il filosofo Pep e l'hombre vertical Luis?

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