Zlatan Ibrahimovic si confessa nel suo libro: dall’infanzia difficile agli scontri con Guardiola&co.
Da una decina d’anni tutti i grandi campioni scrivono la propria autobiografia. Alcune sono quasi inutili, altre sono ricche di particolari, avvolte anche discutibili. Tony Adams raccontò i suoi problemi con l’alcol senza tralasciare particolari, John McEnroe disse di aver fatto usato di doping.
Zlatan Ibrahimovic, che dopo i mal di pancia d’inizio stagione ha ripreso a giocare su alti livelli, ha scritto, con David Lagercrantz, la sua autobiografia, che non s’iscrive alla categoria di quelle inutili. Anzi, dai primi stralci esce un ritratto particolare di Zlatan, cresciuto nei sobborghi di Malmoe, in una famiglia disastrata con una sorella drogata, una madre arrestata e il papà, definito da lui Superman ma alcolista. Lo svedese, che ha vinto lo Scudetto negli ultimi otto campionati (l'ultimo con il Milan) ha parlato di tutti quelli che lo hanno accompagnato nella sua carriera.
L'avventura al Barça e lo scarso feeling con Guardiola
Barcellona è una sorta di Disneyland. In Catalogna la vita è bella, tutti si divertono in campo e fuori. I blaugrana sono una macchina perfetta. Chi se ne va, lo fa con enorme rammarico. Tutti ma non Zlatan Ibrahimovic, che ha resistito solo un anno a Barcellona. Colpa di Guardiola con cui non ha mai legato. Lo svedese che adora guidare auto di grossa cilindrata (e si "vanta" di aver seminato la polizia raggiungendo i 325 km/h!) effettua un paragone motoristico per parlare di Guardiola:
Quando Messi ha iniziato a parlare, chiedendogli un altro ruolo. E’ cambiato tutto. Ha iniziato ad utilizzarmi in modo diverso. In un incontro gli ho detto:’Io sono una Ferrari, ma mi guidi come una Fiat’. Da quel giorno tutto è cambiato. Grazie a mia moglie Helena ho riacquisito tranquillità.
La rottura definitiva arriva è arrivata dopo qualche settimana quando, in modo colorito, lo svedese si rivolge così a Pep Guardiola: "Sei senza coglioni. Ti caghi addosso davanti a Mourinho. Vaffa…"
Moggi e gli anni alla Juventus
Non poteva mancare un lungo capitolo dedicato alla Juventus. Zlatan descrive il suo primo incontro con Luciano Moggi.
Dovevamo vederci a Montecarlo, il giorno del Gran Premio. Ci incontrammo in gran segreto. Dovevamo vederci in aeroporto, eravamo in auto, ma c’era traffico. Decidemmo di raggiungerlo a piedi. Raiola, che non si può definire un grande atleta, è un ciccione. Arrancava ed era zuppo di sudore. Non si era fatto bello. Aveva pantaloncini hawaiani, una maglietta Nike. Quando entrammo in una saletta vedemmo solo fumo. Con quel grosso sigaro capii che Moggi era un uomo di potere.
La sentenza di condanna per Lucano Moggi è arrivata nella serata di ieri, ma Ibrahimovic è convinto che quei due Scudetti lui e la Juventus li hanno conquistati sul campo.
"Come sempre quando uno domina, altri vogliono tirare fango, e non mi stupivano le accuse quando stavamo per vincere il secondo Campionato. Capimmo subito che la situazione era grigia. I media parlavano di ciò come fosse una Guerra Mondiale. Gli arbitri ci favorivano? Avevamo rischiato le nostre gambe, e senza aver aiuto dagli arbitri. Queste sono cazzate."
L’uomo di potere Moggi è la fotocopia di sé stesso quando scoppia Calciopoli. "La Juventus organizzò una riunione in una saletta. Arrivò Moggi, voleva parlare con noi. All’apparenza sembrava il solito Moggi: sicuro, ben vestito, forte. Ma era un altro Moggi. Era venuto fuori uno scandalo che riguardava suo figlio, una qualche storia di infedeltà. Lui ne parlò, di come fosse offensivo, ed io ero d’accordo, perché non c’entrava nulla con il calcio. In quel momento iniziò a piangere. Lì davanti a tutti noi. Fu come un pugno nello stomaco. Non lo avevo mai visto così debole. All’improvviso iniziavo a provare compassione per lui. Il mondo si era rovesciato."
Argentini, brasiliani e i vari clan dell’Inter
Nei confronti della Juve, lasciata subito dopo la retrocessione, Ibrahimovic è tenero. Non lo è con l’Inter. Zlatan, che al Barcellona, parole sue, trovò uno spogliatoio silenzioso, perché Messi, Xavi e Iniesta erano degli studenti pronti ad obbedire, all’Inter trova uno spogliatoio diviso in clan. Gli argentini seduti da una parte, i brasiliani da un'altra e gli altri in disparte.
“La vera sfida era rompere quei cazzo di gruppetti. Li odiavo sin dal primo giorno. Non dipendeva soltanto dal fatto che io venivo da Rosengard, dove ci si mescolava senza problemi: turchi, somali, jugoslavi, arabi. Ma perché sia all’Ajax che alla Juve avevo capito che le squadre rendono meglio quando c’è coesione. All’Inter era l’opposto. Quelle barriere invisibili erano troppo nette per me. Così andai da Moratti e gli dissi ‘L’Inter non vince il campionato da secoli, vogliamo andare avanti così. Dovevamo essere perdenti solo perché la gente non vuole parlarsi. Dobbiamo rompere questo clan altrimenti non vinceremo mai."
L'infanzia difficile e i problemi in famiglia
Lui aveva sempre detto di non aver avuto un’infanzia facile. E’ vissuto nei sobborghi di Malmoe dove "si mescolavano turchi, albanesi e slavi, figli della guerra di Jugoslavia". Nessuno, però, poteva immaginare i problemi che Zlatan ha vissuto in casa prima con la sorella e poi con la madre.
"Era l’autunno del 1990. Anche se tutti cercavano di tenermi fuori da queste cose, io intuivo. C’era molta agitazione in casa, ma non era la prima volta. Mia sorella faceva uso di droghe, roba pesante, nascondeva tutto in casa e spesso c’era casino intorno a lei, personaggi loschi che telefonavano e una gran paura che succedesse qualcosa di grave.
E ancora:
"Un’altra volta la mamma era stata fermata per una ricettazione. Un conoscente le disse:’puoi tenermi la collana’. Lei lo ha fatto in buona fede, ma era merce rubata, un giorno la polizia fece irruzione e la mamma fu arrestata.’
"Ho un ricordo vago, una strana sensazione del tipo:’Dove è la mamma? Perché non c’è più. Ma, io avevo il calcio." Diversa la considerazione per il padre, che intimoriva gli insegnanti a scuola quando c’erano le riunioni tra professori e genitori.‘Quando acquistammo un nuovo letto per me all’Ikea, papà non poteva permettersi le spese di trasporto. La consegna a domicilio costava troppo. Papà si trasformò in Superman: portò il letto sulla schiena per tutta la strada dall’Ikea a casa, un’autentica follia, e io lo seguivo con le testate.’
Parole dolci e salate per tutti: da Mancini a Ronaldo
Non mancano parole e apprezzamenti per l’amico e consigliere Mino Raiola e per la moglie Helena, più grande di lui di undici anni, che ha cambiato la sua vita. Non mancano giudizi più trancianti per ‘il pallone gonfiato’ Leo Beenhakker o Guardiola ‘perbene, ma falso’ e Roberto Mancini ‘un fighetto di sostanza’. Non mancano apprezzamenti per ‘l’amico vero’ Maxwell, per Ronaldo ‘il mito assoluto’ e Van Basten "un modello", studiato grazie a Fabio Capello. E Mourinho, "un divo, pieno di passione, che sa farsi amare dai suoi".