Zeman “usa e getta” e lo stato confusionale della società giallorossa

Fine della favola – La scorsa estate si era parlato solo di lui. Il suo arrivo nella Capitale aveva riacceso gli entusiasmi sopiti della tifoseria giallorossa e innescato nuove polemiche contro vecchi e nuovi nemici. Era stato definito uno dei colpi più importanti del calciomercato e si erano sprecati fiumi d'inchiostro per lodare e supportare il progetto della Roma che sarebbe dovuto ripartire da lui. Oggi, dopo 22 partite e pochi punti, dopo valanghe di gol subiti (peggio solo il Pescara) e due portieri "bruciati", dopo polemiche e punizioni con alcuni giocatori (De Rossi e Osvaldo in primis), la Roma sembra aver detto basta. Siamo già ai titoli di coda? Dobbiamo aspettarci che, tutto ad un tratto, la carrozza del boemo torni a diventare una zucca? Da qua, in avanti, tutto può succedere. A partire da oggi quando, metabolizzate le parole di Sabatini e di Baldini, Zeman si ritroverà a Trigoria per la doppia seduta di allenamento e, soprattutto, per l'atteso "faccia a faccia" con i due dirigenti. Sono attesi nuvoloni, quindi, sulla "città eterna". Cielo coperto, con possibilità di violenti temporali che potrebbero creare molti disagi ad una tifoseria che, sin da subito, ha individuato nel boemo il tecnico giusto per la rifondazione dell'impero della Lupa.
Le colpe di Zdenek – I capi d'imputazione per lo "scontroso" allenatore, sarebbero diversi: risultati insoddisfacenti, gestione del gruppo, rapporto con alcuni giocatori, gestione delle conferenze stampa, rapporti con alcuni giornalisti. Messa cosi, sembra una situazione da separazione consensuale: una strada tortuosa che, inevitabilmente, porta ad un capolinea. Le prossime ore saranno decisive per capire quanto, ciò che verrà discusso nel "rendez vous" tra i dirigenti e Zeman, potrà essere assimilato e sottoscritto dallo stesso tecnico che potrebbe anche, dopo il probabile "shampoo energizzante" di oggi, dire basta e chiamarsi fuori da solo. Un danno ed una beffa per i tifosi che, dopo l'esperienza di Luis Enrique (nella quale raramente si era visto il tanto decantato progetto), si erano convinti che l'idea del boemo, scivoloni a parte, potesse e possa dare ancora soddisfazioni. Zeman rischia di pagare di persona, dopo soli sei mesi dal suo arrivo e dopo aver dimostrato (con i fatti) che, perseverando ed insistendo, i risultati possono arrivare. Il problema, però, è che Sabatini e Baldini non sembrano più così convinti. Sono bastate le prime "stilettate" del tecnico nei confronti della società ("Dal primo giorno ho detto che dove non c’è disciplina non può esserci una squadra. Non abbiamo regole e ogni tanto succede quello che non dovrebbe. Ci manca un regolamento scritto per il comportamento"), per mandare in "crash" il sistema e far dimenticare, al plenipotenziario giallorosso, ciò che di buono si è costruito in questi mesi.
Pollice alzato per il mister – Miglior attacco dopo la Juventus, idea di gioco e crescita esponenziale dei giovani in rosa. Basteranno questi tre "dettagli" per salvare il boemo e concedergli altre chance? La tifoseria la sua opinione l'ha già espressa e continua a farlo nei vari blog a tinte giallorosse. Una presa di posizione che, però, stride con l'umore della dirigenza e con quello della squadra che, Totti e pochi altri a parte, comincia a digerire mal volentieri i "cazziatoni" del mister che, ciclicamente, ha qualcosa da mandare a dire ai suoi giocatori. Detto questo, e nonostante i capi d'imputazione, cambiare ora sarebbe davvero tragicomico. Cestinare ora il progetto Zeman, a quattro mesi dalla fine del campionato, non avrebbe senso. Così come hanno poco senso i nomi dei possibili candidati alla panchina del boemo: da papà De Rossi a Malesani (?), passando da un mix di vecchie glorie come Zago, Giannini, Panucci. Un "patchwork" di vecchie icone giallorosse che traghetterebbero la squadra fino a fine stagione, quando potrebbe arrivare (questi i rumors delle ultime ore) Massimiliano Allegri, destinato a lasciare il Milan a fine campionato. Le prossime ore e, soprattutto, le prossime partite saranno decisive. Il destino dell'hombre vertical giallorosso è appeso ad un filo: dovesse rompersi, ne perderebbe tutto il calcio italiano!