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Zaha, elogio della normalità: “Faccio beneficenza, mi prendo cura della mia famiglia”

Ala del Crystal Palace, 23 anni, e antidivo: è la storia di Zaha, talento della Costa d’Avorio naturalizzato inglese che devolve parte dello stipendio in benficenza. “I miei genitori hanno fatto di tutto per me e adesso che sono riuscito a diventare un calciatore professionista spetta a me prendermi cura di loro”.
A cura di Maurizio De Santis
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Una persona normale. E per bene. Zaha ha 23 anni, gioca nel Crystal Palace, di professione fa l'ala destra ed è uno dei talenti della Premier League. Lo United mise gli occhi su di lui e lo portò a Old Trafford ma è capitato nel periodo in cui là, nella Manchester dei red devils, è più facile bruciare un calciatore che valorizzarne le qualità. Ha fatto il cammino a ritroso e adesso è di nuovo a Londra, nel borgo di Croydon, laddove è nata la storia delle ‘Aquile'. Naturalizzato inglese, è originario della Costa d'Avorio – Paese che ha lasciato assieme alla sua famiglia all'età di 4 anni – e non ha mai dimenticato le sue radici. Se avete davanti agli occhi le immagini del calciatore spaccone, che ama i soldi e le belle donne, gira su auto fiammanti e di notte va per locali allora cancellate tutte queste cose dalla vostra mente. Zaha è fatta di un'altra pasta: ogni mese devolve il 10% del proprio stipendio in beneficenza. "Pensa a tutto mia madre – ha ammesso il calciatore in un'intervista a ‘E&H Foundation' -, è lei che mi ricorda sempre quanto sia importante quel gesto. Faccio il possibile per aiutare la comunità e soprattutto quelle persone che in Costa d'Avorio vivono ancora in condizioni difficili".

Un marziano? No, un ragazzo con la testa a posto che si diverte a giocare al calcio. Quasi una rarità… eppure Zaha è così: "So che può sembra strano – ha aggiunto – ma sono una persona normale, semplice. Fuori dal campo amo stare in compagnia della mia famiglia, mi piacere giocare con i miei nipoti. Non ho bisogno di molto altro per stare bene".

Tutto vero, non c'è bisogno di pizzicotti sulla guancia. Zaha non è un sogno, conosce il valore del lavoro e del sacrificio: "Quando ero piccolo la cosa a cui ho sempre pensato – ha concluso – era di voler comprare una casa per la mia famiglia, per i miei genitori. Non posso dimenticare quando mio padre mi portava all'allenamento, anche a costo di spingere la macchina che non andava… Ha fatto di tutto per me e adesso che sono riuscito a diventare un calciatore professionista spetta a me prendermi cura di loro".

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