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Yaya Touré e la lotta al razzismo: “In Ucraina mi hanno umiliato, squadre lascino i campi”

Il centrocampista ivoriano ex Barcellona e Manchester City è stato uno dei migliori nel suo ruolo nell’ultima decade, ha girato l’Europa ed è molto attivo nella lotta al razzismo nel mondo del calcio. Yaya Touré ha parlato della sua esperienza in Ucraina: “C’erano cori razzisti, imitavano i versi delle scimmie e per me era umiliante, a volte anche i miei stessi tifosi si comportavano così”.
A cura di Vito Lamorte
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Ormai è un fenomeno sempre più crescente e il problema più grande è che nessuno ha ancora deciso di iniziare a porre un freno. Il razzismo nel calcio, come in tutto lo sport, è una piaga davvero triste e se nel 2019 stiamo qui ancora a parlare di questo fenomeno vuol dire che qualcosa non va nell'educazione culturale e sportiva. A parlare del razzismo nel mondo del calcio ci ha pensato Yaya Touré in un'intervista al Mirror: l'ivoriano è stato uno dei migliori centrocampisti del mondo dell'ultima decade, ha girato l'Europa ed è molto attivo nella lotta alle discriminazioni. In merito a questo  ha raccontato le difficoltà vissute su questo fronte nei primi anni della sua carriera, quando  A a 20 anni giocava nel Metalurg Donetsk, in Ucraina, e non era affatto semplice:

C'erano cori razzisti, imitavano i versi delle scimmie e per me era umiliante, a volte anche i miei stessi tifosi si comportavano così, i primi tempi mi sentivo umiliato, poi l'umiliazione si trasformò in rabbia, ma dovevo abituarmi a offese e insulti. Sono stati momenti difficili, in ogni partita succedevano queste cose. Ricordo che chiamai mio padre, gli raccontai tutto e lui mi rispose di non pensarci, che dovevo continuare a giocare, ma non capiva quanto male mi facevano. Un giorno venne a trovarmi e tutti i bianchi si allontanarono da lui, ne rimase stupito, mi chiese se faceva una cattivo odore e io gli risposi come fece lui quando gli raccontai dei cori razzisti, gli dissi di non pensarci e che doveva accettarlo.

Yaya: Sterling

L'ex centrocampista di Barcellona e Manchester City ha commentato quanto accaduto durante Macedonia-Inghilterra, dove il suo amico Raheem Sterling è stato bersaglio, insieme ad altri, di cori razzisti:

Mi ha sorpreso la sua tranquillità, perché anche se sai che queste cose possono succedere, non è facile farsi scivolare tutto addosso. Lo considero un fratello e per come si è comportato meriterebbe il premio di calciatore dell'anno.

Yaya: Le squadre lascino il campo

Infine Yaya Tourè, che è stato premiato dal Fare, associazione europea che lotta contro il razzismo nel calcio; ha parlato di ciò che bisogna fare per combattere il razzismo:

Se qualche calciatore viene offeso per il colore della pelle o viene discriminato tutta la squadra deve lasciare il campo, dovrebbero farlo anche tifosi e dirigenti. Bisogna fare qualcosa e bisogna intervenire dall'alto, la Fifa deve prendere provvedimenti.

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