Wenger: “Ho paura di smettere, dopo c’è l’ignoto”
Cosa farà Wenger quando smetterà di allenare, ragionare di schemi, replicare alle obiezioni della critica, sbottare coi calciatori? Già, cosa farà quando non sarà più a bordo campo, a tracciare un solco tra la panchina e il rettangolo verde, quasi scavando una trincea nei pressi della panchina per il calpestio dei piedi. Nel cuore di Londra c'è un cuore che batte per l'Arsenal e i Gunners e il buon, ‘vecchio' Arsene non ha alcuna intenzione di staccare la spina (in senso metaforico) alla sua avventura al timone della squadra. Nemmeno immagina come possa essere la propria vita senza quei ritmi, quelle abitudini, quella scarica di adrenalina che ti tiene sveglio anche di notte.
Una dolce ossessione che si tramuta in incubo quando il francese pensa al 2019. Allora, quando avrà 70 anni suonati, dopo ben 21 stagioni tra le fila dei Gunners, 400 panchine in Premier e 35 anni di carriera, arriverà il momento di dirsi addio. Le luci si spegneranno e la giostra si fermerà, scendere sarà durissima.
Avevo 33 anni quando ho iniziato questa esperienza. Da allora sono trascorsi 35 anni e non mi sono mai fermato dedicandomi interamente al calcio – ha raccontato Wenger nell'intervista a Sky Sports -. Questa è la mia vita, il mio lavoro. Amo farlo perché penso si possa avere un'influenza positiva, sulle vite delle persone, sui risultati, sulla dimensione di un club, sui valori, perché un club è prima di tutto una questione di valori, cosa che oggi tendiamo spesso a dimenticare.
Cosa farà Wenger quando sarà più il manager dell'Arsenal? Bella domanda alla quale mai ha voluto dare una risposta, consapevole che la sua vita non sarà più a stessa.
Il ritiro mi spaventa perché davanti a ogni fine c'è l'ignoto e l'ignoto può fare paura. Ma non sono troppo spaventato, voglio solo fare quello che faccio finché penso di poterlo fare bene e ho la motivazione per farlo. Detto questo, quel giorno so che prima o poi arriverà, ma ad oggi resto completamente concentrato e dedito al mio lavoro.
Com'è dura accettare una sconfitta. I capelli bianchi e le esperienze vissute hanno sì fortificato Wenger ma uscire dal campo battuto è ancora qualcosa che lo fa star male, proprio come quando era più giovane.
E' un incubo quello che succede al cuore e alla testa di un allenatore dopo una sconfitta, è orribile e non va meglio con l'età.