Walter Samuel dice basta: The Wall dà l’addio al calcio giocato
"The Wall", "Il muro". Così lo chiamano tutti. Il nomignolo nasce da quella grande capacità di far rimbalzare gli attaccanti avversari come palline lontano dalla sua porta e lo ha portato con sé fino a ieri sera, giorno della sua ultima gara ufficiale. Walter Samuel ha detto addio al calcio giocato e non calcherà più un rettangolo verde per gare ufficiali. Una decisone ampiamente anticipata che lo ha preparato bene a questo ultimo atto della sua carriera anche se, a dire il vero, Samuel non è mai stato un tipo dalle grandi emozioni. È sempre stato uno sulle sue.
Ha fatto quello che doveva, la maggior parte delle volte in maniera egregia, e poi lasciava il palcoscenico agli altri. Non amava apparire. Walter Samuel è stato sicuramente tra i migliori difensori stranieri che sono passati in Italia negli ultimi 15 anni e non dico un'eresia se lo colloco nel pantheon argentino dei più forti e completi di sempre nel suo reparto.
The Wall è stato uno dei difensori più completi dell’era moderna, in grado di combinare forza, concentrazione e precisione negli interventi. È stato il padrone dell'area di rigore in ogni squadra che ha giocato e ha messo in mostra anche dei buoni tempi di inserimento: un ottimo colpitore di testa in entrambe le fasi e lo testimoniano le sue 39 reti in carriera. Una buona somma per un difensore centrale.
Il vero nome
Il suo nome vero è Walter Lujan e proprio con questo disputò le prime stagioni da calciatore, prima di cambiarlo in Walter Samuel quando decide di prendere quello del padre adottivo, dato che il padre biologico abbandonò sua madre Gladis molto presto.
Il fallo alla Samuel
Primi minuti di partita. Il giocatore più talentuoso della squadra avversaria cerca di mettersi in evidenza subito ma a quel punto arriva l'intervento di un difensore che amava far capire subito che non sarebbe stata una partita facile. Molti l'hanno ribattezzato "fallo alla Samuel", quasi ci fosse una sorta di brevetto. Incuteva timore ma sarebbe riduttivo ricordarlo solo per questo. Samuel è stato un esempio per le generazioni che sono cresciute negli anni 2000 nonostante l'evoluzione continua del calcio.
Il Boca Juniors
A differenza dei principali giocatori argentini, Samuel inizia in un club modesto della città di Rosario, l’Atletico Firmat. Muove i suoi primi passi da attaccante, per sua volontà, ma Osvaldo Corsetto lo arretra, posizionandolo al centro della difesa. In quel momento è nato Walter "The Wall" Samuel. Il Newell’s Old Boys se lo assicurarono a 18 anni e dopo una sola stagione si trasferisce al Boca Juniors, squadra all’epoca devastante nel continente latino ed alla ricerca di un centrale difensivo. Si impone subito come titolare grazie alle scelte di Carlos Bianchi e nelle tre stagioni trascorse con la maglia del club xeneises vince un Torneo di Apertura, uno di Clausura e una Copa Libertadores.
Roma, l'arrivo in Italia
L'Europa lo attende. Ha del potenziale il ragazzo e la Roma di Fabio Capello lo accoglie a braccia aperte. Samuel puntella il reparto arretrato che diventa invalicabile e la stagione giallorossa, anche grazie alla tenuta difensiva, il 17 giugno 2001 si chiude all’Olimpico con la vittoria dello scudetto. L’ultimo era datato ’82-’83. Samuel entra nella storia della società giallorossa al suo primo anno.
Madrid-Italia: andata e ritorno
Dopo tre stagioni nella Roma sbarca a Madrid, sponda Real. Tutti i maggiori club europei hanno preso parte all'asta ma l'argentino approda in Spagna grazie ad un investimento pari a 25 milioni di euro. L’impatto con il calcio spagnolo è, a dir poco, deludente: colleziona 38 presenze e 2 goal ma Samuel si trova in un'annata in cui si alternano tre allenatori (Camacho, Garcia Remon e Luxemburgo) e in una squadra offensiva dove venivano spesi soldi senza nessuna progettualità alla base. Il pubblico non lo ama e da leader difensivo chiamato a risolvere i problemi della retroguardia delle ‘merengues’ diventa un giocatore normale. Dopo una stagione fa già ritorno in Italia.
Il muro nerazzurro
Walter Samuel ha riassunto la storia dell'Inter in una frase e per questo, probabilmente, i tifosi della squadra meneghina lo hanno eletto subito come un leader. Sono tante le vittorie del difensore argentino sotto la Madonnina ma c'è una gara in particolare che occupa un posto speciale nella sua mente: Inter-Siena, stagione 2009/2010. Al minuto 87 la formazione di José Mourinho è in svantaggio per 2-3 e Sneijder segna la rete che vale il pareggio.
Dell’Inter porterò sempre nel cuore le vittorie, tutte di una squadra matta, ogni partita era sempre aperta fino all’ultimo: mai stati capaci di chiuderne davvero una.
La Roma incalza e non si può perdere terreno. Lo Special One vuole di più e tiene Samuel in attacco come punta centrale per gli ultimi istanti di gioco. Davanti, oltre all'argentino ci sono Milito, Arnautovic, Pandev e Sneijder a supporto. La palla giunge tra i piedi di Samuel da Pandev e lui fa tutto benissimo: controllo e sinistro preciso nell’angolino. Meazza in visibilio.
Il difensore argentino è arrivato all'Inter nell'estate del 2005 e vi rimane fino alla fine della stagione 2014. Walter Samuel è uno degli artefici del Triplete dell'Inter e del ciclo di vittorie della squadra meneghina: ha fatto parte del famoso gruppo dell'asado, in cui era solito preparare il mate, ed era uno dei perni più importanti dello spogliatoio nonostante la sua propensione al silenzio.
Basilea e addio
Si trasferisce in Svizzera portando il suo bagaglio di esperienza e riesce a vincere due volte la Super League, accrescendo la sua bacheca, con una presenza in campo dosata a causa dell'età e per evitare infortuni. Walter Samuel è stato un combattente e tutte le tifoserie delle squadre per cui ha giocato lo amano: mai una parola sopra le righe, lavoro, serietà e comportamento da vero fuoriclasse sempre. In campo ha mostrato spavalderia e aggressività, caratteristiche che perdeva appena toglieva gli scarpini. In tanti anni di carriera Samuel ha fatto parlare di sé sempre e solo per le prestazioni mostrate nei 90′ di gioco, nascondendosi poi nell’ombra, al riparo da interviste e notorietà. Mucha suerte Walter!