Vita da Trapattoni: consacrazione con le big, infausta Cagliari e sogno Viola
Juventus, Milan, Inter. Trapattoni è stato l’unico a fare bene con tutte e tre le grandi del calcio italiano. Nato, vissuto e cresciuto nella scuola calcistica rossonera dopo essere stato adocchiato da Malatesta, Giuan è diventato uno dei punti fermi del Milan di Nereo Rocco e ha vinto quasi tutto ciò che si poteva vincere come calciatore a livello di club. Per molti anni era diventato l’uomo che no non aveva fatto toccare palla a Pelé in un’amichevole tra l’Italia e il Brasile ma fu lo stesso Trap a togliere un po’ d’aura a quella presunta impresa: “Pelé era così bravo che non veniva neanche voglia di picchiarlo. E poi quella volta lì, a Milano, aveva una caviglia in disordine. Ma doveva giocare. La tariffa del Santos era: 50mila dollari con Pelé dall'inizio, 10mila senza Pelé”. Semplice, lineare. Il Milan gli permise di iniziare la carriera da allenatore ma la situazione societaria della squadra meneghina lo portò ad allontanarsi da quella che era “la sua famiglia”.
Juventus andata e ritorno, la storia e l'addio controverso
Proprio quando sembrava in procinto di andare all’Atalanta, ecco la Juve. Boniperti capì che poteva essere l’uomo giusto per dare vita ad un grande ciclo e Trapattoni firmò per la squadra bianconera tra lo stupore di tanti addetti ai lavori. Al primo colpo arrivarono lo scudetto, ottenendo nell'occasione il record di punti nei campionati italiani a 16 squadre (51 su 60, nell'epoca dei 2 punti a vittoria), e la Coppa UEFA, il primo importante trionfo internazionale nella storia della Vecchia Signora. Nel suo primo ciclo con la squadra bianconera Trapattoni vinse in totale 6 scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa UEFA, 1 Supercoppa Europea e 1 Coppa Intercontinentale.
Quando tornò nel 1991 trovò una squadra da rimettere su ma prima del benservito per avvicendamenti in società vinse un'altra Coppa UEFA nella stagione successiva. Il suo rapporto con Boniperti e Gianni Agnelli (“Era un grande esteta del calcio, voleva vincere, ma prima di tutto amava i grandi giocatori, che fossero della Juve o avversari: da Hamrin a Baggio, passando per Sivori, Platini e Maradona […] Era capace di valutare le persone, e non solo i calciatori, con incredibile sintesi e perspicacia”) segnò un’epoca ma quel periodo si era chiuso e la storia della squadra bianconera entrò in una nuova era. È il tecnico più vincente con 14 trofei conquistati ed è il primo e unico allenatore capace di conquistare tutte le maggiori competizioni confederali per club.
L’Inter dei record e il rapporto con Pellegrini
La sua sfida più grande dopo il grande ciclo di vittorie con la Juventus era quello di misurarsi altrove e accettò la corte di Ernesto Pellegrini, che anticipò Silvio Berlusconi di qualche ora. Lavorò su un piano di tre anni e nel campionato 1988/89 portò i nerazzurri a vincere il 13º scudetto della propria storia, ottenendo 58 dei 68 punti disponibili: l’Inter si laureò campione d'Italia con ben cinque giornate d'anticipo ma il suo rapporto col presidente si era lentamente sfaldato anche perché tutti riconducevano al Trap la grande impresa e non al numero uno della società meneghina. Fine della corsa. Dopo la conquista di Supercoppa Italiana e Coppa UEFA il rapporto si esaurì completamente e le strade si divisero.
L’infausta Cagliari e il sogno svanito con la Viola
Se l’avventura di Cagliari, dove venne accolto come un vero e proprio salvatore, terminò dopo pochi mesi con le sue dimissioni dopo una sconfitta per 4-1 contro la Juventus del nuovo corso; molto diverso è stato il suo passaggio a Firenze. Trapattoni fece cullare sogni grandiosi alla piazza toscana, che gli aveva perdonato anche il suo passato bianconero: nessuno potrà mai sapere come sarebbe finito quel primo campionato con la Viola se Gabriel Omar Batistuta non si fosse infortunato contro il Milan nel mese di febbraio. Una finale di Coppa Italia, un terzo posto e un percorso esaltante in Champions League, dove spicca la bellissima vittoria a Wembley contro l’Arsenal, sono i punti più alti dell’esperienza del Trap con la Fiorentina.
A chi credeva che i tecnici italiani non potessero fare bene anche oltre le Alpi Trapattoni ha riposto in maniera incredibile ma le sue più grandi soddisfazioni le ha raccolte certamente con le tre big del nostro calcio, prendendosi, senza dubbio, un pezzo di storia del nostro movimento.