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Vino, birra e voli privati: Roberto Carlos e gli aneddoti sull’esperienza al Real

L’ex terzino brasiliano, protagonista anche a Bologna durante la festa dei 110 anni del club rossoblu, ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita da calciatore dei Blancos: “Ancora oggi non capisco come sia possibile aver fatto tante cavolate. Spesso speravo si giocasse il sabato per andare a vedere la gara di Formula Uno”.
A cura di Alberto Pucci
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I tifosi del Bologna lo hanno visto in campo in occasione della partita tra leggende, giocata nel giorno del compleanno numero 110 del club felsineo. Molti lo hanno invece avvistato durante la serata milanese del ‘Fifa best Player'. Insomma, Roberto Carlos non ha mai lasciato completamente il mondo del calcio e grazie anche al suo ruolo di ambasciatore del Real Madrid nel mondo, l'ex terzino brasiliano è spesso davanti alle telecamere per parlare di calcio.

Le gare di Formula Uno

Nell'ultima intervista, rilasciata al leggendario Vitor Baía e trasmessa dall'emittente portoghese Canale 11, Roberto Carlos ha rivelato alcuni aneddoti curiosi della sua esperienza al Real: "Ancora oggi non capisco come sia possibile aver fatto tante cavolate – ha raccontato il brasilianoDopo le partite tutti se ne andavano da qualche parte con un volo privato. Ci incontravamo sempre al terminal privato. Beckham andava non so dove, stessa cosa Figo e Zidane, io e Ronaldo lo stesso. E gli allenamento erano programmati appena due giorni dopo. Spesso speravo si giocasse il sabato per andare a vedere la gara di Formula Uno".

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Roberto Carlos e il rapporto con gli allenatori

Tra i protagonisti del suo racconto anche tre tecnici che il brasiliano ha avuto nella sua carriera: "Era l'epoca dei Galacticos. All'inizio Camacho venne da noi per dirci che ci saremmo allenati alle 7, ovviamente siamo scesi in campo alle 10.30. Gli abbiamo parlato spiegandogli le nostre abitudini e lui dopo dieci giorni si è arreso. Luxemburgo? Quando cenavamo in tavola non mancavano mai birra e vino. Io e Ronaldo gli dicevamo: "Non cercare di cambiare le nostre abitudini, non vietarci di bere vino e birra. Lui cosa fa? Vieta vino e birra. E infatti è durato tre mesi. Del Bosque sapeva che non avevamo bisogno di regole. Gli allenamenti in programma il lunedì e a volte il martedì li fissava alle 17. Sapeva che se li avesse messi alle 11 nessuno sarebbe arrivato puntuale".

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