Aggressione a Cavasin: i tifosi della Sampdoria chiedono le dimissioni
Acque sempre più agitate in casa Sampdoria. Dopo la netta sconfitta per 3-0 contro il Milan i tifosi della Sampdoria hanno aggredito il pullman dei giocatori blucerchiati lanciando sassi e accusandoli di non onorare la maglia. L'ennesimo episodio deplorevole è successo ieri poco prima dell'allenamento, quando Cavasin è stato aggredito dai tifosi inferociti per lo scarso impegno dei calciatori.
A Bogliasco l'allenatore viene bloccato da un gruppo di ultrà, uno dei quali lo accusa apertamente: "Hai fatto un punto sei un fenomeno, ora vogliamo nove punti nelle prossime tre partite. Noi non parliamo più". Rincara la dose un altro tifoso: "Hai ancora il coraggio di parlare, ma tira fuori gli attributi e dimettiti". Cavasin prova a distendere gli animi dicendo ad un tifoso: "Io ho perso sette chili da quando sono qui".
Però la situazione non si placa affatto. Cavasin viene accusato di non avere troppo mordente e di non saper infondere grinta ai suoi, quindi sbotta ed urla: "Ti sta bene che non sono tranquillo? Ti va bene così? Io i tifosi li rispetto e loro devono rispettare me". Si accende un capannello attorno Cavasin, la rissa è scongiurata solo grazie all'intervento delle forze dell'ordine. Da una parte si può capire la delusione dei tifosi di una squadra che ad inizio stagione giocava in Champions ed ora è in piena zona retrocessione. Dall'altra non bisogna dimenticare che il calcio è pur sempre uno sport, e la violenza deve essere assolutamente bandita senza se e senza ma.
Bisogna anche accettare il verdetto del campo anche se negativo, ma purtroppo in Italia non esiste una cultura sportiva. Se la propria squadra va male ci si sente in diritto di lanciare sassi contro il pullman dei giocatori o di aggredirli verbalmente o anche fisicamente. Il calcio è sempre più in mano alle curve, e fin quando sarà così risulterà difficile cambiare le cose.