Ventura: “Io capro espiatorio, mi ero dimesso dopo la Macedonia e in Russia non sarei andato”
Detto, fatto. Poco più di un mese fa Giampiero Ventura aveva preannunciato il racconto della sua verità, quella relativa al clamoroso flop dell'Italia alle qualificazioni Mondiali. Cosa è successo al gruppo azzurro e come è stato possibile arrivare al doppio confronto con la tutt'altro che temibile Svezia con uno spogliatoio non compatto? L'ormai ex commissario tecnico si è sfogato nel corso della trasmissione Rai di Fabio Fazio "Che tempo che fa", svelando alcuni dei retroscena relativi alla fase finale della sua esperienza in azzurro, compresi quelli relativi alle dimissioni post Italia-Macedonia respinte dai vertici della Figc.
Ventura e la delegittimazione da parte della Figc
Giampiero Ventura si è sentito delegittimato. Il tonfo contro la corazzata Spagna ha cambiato le carte in tavola per il tecnico ligure, che si è sentito abbandonato dai vertici federali, che a suo dire non hanno mantenuto le promesse fatte: "Sapevamo bene che si sarebbe qualificata una sola squadra, e noi eravamo nel girone della Spagna. Siamo arrivati allo scontro diretto con numeri importanti, sapendo che dovevamo batterli per andare al Mondiale o passare per gli spareggi. Abbiamo perso perché la Spagna era più forte di noi, anche se abbiamo provato a vincerla. Un minuto dopo la sconfitta contro la Spagna tutti chiedevano le mie dimissioni, c'è stata una delegittimazione esterna devastante che ha condizionato il prosieguo".
Le promesse non mantenute da Tavecchio
Tra le promesse non mantenute da Tavecchio c'è stata anche quella relativa alla mancata presenza del direttore tecnica. Una figura che avrebbe aiutato Ventura a sostenere il peso della situazione: "Marcello Lippi doveva essere direttore tecnico a mia tutela e supporto. Abbiamo detto sì insieme, ma il giorno dopo lui non c'era più per un cavillo regolamentare. Ho lavorato sul doppio incarico per un anno e poi quando avrebbero dovuto ufficializzarmi come nuovo direttore tecnico c'è stato un cambio d'idea: la delegittimazione interna c'era già stata quando è stato nominato un altro direttore tecnico e non io come mi aveva proposto l'allora presidente Tavecchio".
Il retroscena sulle dimissioni post Italia-Macedonia di Ventura
Nonostante tutto Ventura ha deciso di proseguire, anche se quello che è accaduto nel post Spagna ha influito sul suo stato d'animo. Il rapporto con i tifosi poi si è definitivamente compromesso dopo il pareggio interno contro la Macedonia. Un risultato che lo ha spinto a dimettersi: "Uno dei miei tanti errori è stato quello di restare, pensando al fatto che fossimo imbattuti (prima della Spagna, ndr), ma la voglia di Nazionale mi ha fatto restare. Ho sbagliato a non dimettermi dopo la partita con Israele: dopo 10’ lo stadio fischiava e se i tifosi fischiano in una partita di qualificazione al Mondiale è evidente che qualcosa non va. Mi sono dimesso la partita dopo, contro la Macedonia. Ho detto ai dirigenti che non era possibile continuare, che era più giusto prendere qualcuno che portasse serenità ad una squadra con tanti giovani appena arrivati in Nazionale. Ma le dimissioni non sono state accettate".
In caso di vittoria contro la Svezia Ventura si sarebbe dimesso
Dimissioni che sarebbero comunque arrivate anche in occasione di un successo contro la Svezia e di qualificazione al Mondiale per un Ventura che dopo il flop di San Siro si è sentito come un "capro espiatorio": "Avevo già detto al mio staff che dopo la Svezia, anche in caso di qualificazione, non sarei mai andato al Mondiale per il bene della Nazionale. Avevo anche già organizzato la conferenza stampa. Nel playoff poi tanti colpevoli, ma ci ho messo la faccia solo io. Sono stato un capro espiatorio, il simbolo di tutto quello che non andava nel calcio italiano. Sono dispiaciuto, perché ci ho creduto e per la Nazionale ho rinunciato a tanto, arrivandoci con l’entusiasmo di chi ha sempre tifato per l’Italia. Fino alla Spagna attorno a noi c’era un entusiasmo incredibile: è bastato perdere una partita ed è cambiato tutto".
Il rammarico di Ventura, il messaggio a Mancini e la voglia di tornare in panchina
Quella della mancata qualificazione ai Mondiali è una ferita che non si rimarginerà mai per Ventura che ha voluto fare anche il suo in bocca al lupo al successore Mancini. Nel frattempo l'allenatore 70enne è pronto per tornare in panchina, e provare a rimettersi in gioco: "Non vedere la Nazionale in una competizione del genere non era nemmeno immaginabile. La sofferenza degli italiani verrà mitigata dal tempo, la mia invece me la porterò sempre nel cuore. A Mancini faccio un in bocca al lupo di cuore, gli auguro di essere in condizione di poter lavorare, di avere a che fare con persone che dicono quello che pensano. Io continuerò sempre a tifare Nazionale. Ho voglia di rimettermi in gioco adesso, perché voglio dare risposte sul campo a quello che è successo".
Tavecchio e la smentita a Ventura
Non ha perso tempo per smentire il tutto uno dei protagonisti chiamati in causa da Ventura, ovvero l'ex presidente della Figc, Carlo Tavecchio. Quest'ultimo ai microfoni di Sportitalia ha smentito il suo ex ct: "Ventura non ha mai dato le dimissioni Quello che ho sentito ieri è allucinante, sono solo falsità, basta chiedere a Uva e Oriali. Contro la Macedonia non c’ero per impegni all’estero ma Ventura mi ha sempre detto di voler fare un grande Mondiale. La sua dichiarazione non appartiene alla realtà dei fatti. Io con Ventura ho parlato sempre e solo di soldi e l’ho accontentato su tutto. L'esclusione dal Mondiale resta una ferita aperta, il rimpallo di responsabilità un giochino purtroppo arcinoto e sempre di moda".