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Vent’anni di Gigi: la Serie A applaude il mito di “Superman” Buffon

Il 19 novembre del 1995 nasceva la leggenda del portiere bianconero al debutto col Parma in A contro il ‘diavolo’. Da allora Gigi Buffon ha saputo scrivere pagine importanti della storia di questo sport, grazie a spettacolari parate e a vittorie indimenticabili. Come Germania 2006 e il cielo azzurro sopra Berlino.
A cura di Alberto Pucci
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A poche ore dalla sfida contro Donnarumma, altro baby prodigio dei pali, e a qualche settimana dalla nascita del suo terzo figlio maschio, Gianluigi Buffon è tornato a ricordare quel freddo e soleggiato pomeriggio di Parma di vent'anni fa: quello del suo debutto nel calcio di Serie A. Il pubblico "naif" del Tardini, abituato a Taffarel e Luca Bucci, guardò male Nevio Scala ma ci mise poco ad innamorarsi di quel ragazzino dal ciuffo ribelle e dallo sguardo di ghiaccio. Senza Bucci (infortunato ad una spalla) e con poca fiducia nei confronti del secondo Nista, l'ex allenatore del Parma quel giorno fece la scelta che cambiò la vita calcistica (e non) di Gigi Buffon.

"Era un ragazzino, ma si vedeva che era già un uomo", ricordò anni più tardi l'attuale presidente del club ducale. Con Scala in panchina, e con Sebastiano Rossi a guardarlo storto dall'altra area di rigore, Gigi Buffon fu il protagonista di un pomeriggio perfetto, terminato 0-0 contro quel Milan che, a fine stagione, si cucì lo scudetto sul petto. Una squadra allenata da Capello e con i vari Baresi, Maldini e Baggio in campo: icone di un calcio ormai in archivio che, proprio come Gigi, sono rimasti indelebilmente nell'immaginario collettivo di tutti i tifosi. Novanta minuti con il Diavolo e altre 8 presenze in campionato (più una in Coppa Italia), furono il suo biglietto da visita prima di prendere definitivamente il posto di Bucci nella stagione successiva.

Quando a diciassette anni arrivi a toccare il Dio del pallone con un dito, spesso finisci per sbattere il muso a terra. In tanti hanno fatto questa fine. Per Buffon, però, non fu così. Da quel 19 novembre 1995 Gigi parò tutto, sorrisini e diffidenze varie comprese. Senza patente, ma con due spalle larghe così, riuscì a riportare la dinastia Buffon in Serie A: dopo che il "parente" Lorenzo aveva vinto scudetti a ripetizione e collezionato presenze in azzurro.

Un "deja vu" che comincia a materializzarsi nel 2001 quando passa alla Juve, dopo la famosa cessione di Zinedine Zidane: due anni dopo il suo debutto in Nazionale maggiore (a diciannove anni) arrivato grazie – anche in questo caso – all'infortunio del titolare Pagliuca. Una carriera sempre in crescendo fino al cielo azzurro sopra Berlino e a una notte Mondiale.

A vent'anni di distanza, dopo battaglie vinte e perse e un Pallone d'Oro che probabilmente avrebbe meritato, Gigi Buffon è uno dei pochi "highlander" rimasti in una Serie A sempre più povera di campioni e di idoli da esportare con orgoglio in tutto il mondo. Alla soglia dei trentotto anni, il "ragazzino" di Carrara è ancora tra i migliori: in Italia, in Europa, nel mondo. Campione in campo, ma anche fuori. L'unico a metterci sempre la faccia, nel bene e nel male. Contro tutto e tutti, e soprattutto a favore di chi lo ha "adottato" in tutti questi anni: da Nevio Scala, tanto matto quanto lungimirante nel metterlo in campo, fino ad Antonio Conte (l'hombre vertical salentino, capace di appenderlo al muro ma anche di regalargli trionfi a ripetizione) passando da Marcello Lippi: colui che ha realizzato il sogno più grande di questo eterno ragazzino di 38 anni.

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