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Venezuela nel caos, metà squadra si ribella alla Federazione

Sedici calciatori della ‘Vinotinto’ attaccano la dirigenza e decidono di rinunciare alle prossime convocazioni in aperta polemica con la Federazione.
A cura di Maurizio De Santis
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L'ammutinamento della Vinotinto, ovvero il caos nel quale è piombata la nazionale del Venezuela dopo la decisione di 16 calciatori di non rispondere alle convocazioni né vestire più la casacca del proprio Paese almeno fino a quando non verranno cambiati i vertici della Federazione e lo staff tecnico della selezione. Tutto questo a cominciare dalla prossima partita di qualificazione al Mondiale di Russia 2018. Una dura presa di posizione in risposta alle accuse di boicottaggio dell'allenatore rivolte loro dal presidente, Laureano Gonzalez. Per la serie, o noi oppure loro… la lista dei giocatori è abbastanza nutrita e s'è composta con effetto ‘reazione a catena' a cominciare da Amorebieta che è riuscito a riscuotere il consenso anche di altri compagni di squadra quali Lucena, Rosales, Gonzalez, Perozo, Martinez, Falcon, Vargas, Guerra, Santos e poi ancora Vizcarrondo, Rondon, Seijas, Rincon, Fedor e Cichero.

La lettera dei calciatori, i passaggi chiave. "Accettiamo le critiche sportive relative alle nostre prestazioni con la Nazionale e ci assumiamo come squadra la responsabilità di questi risultati – si legge nel comunicato preparato dagli ‘ammutinati' -. Ma non accettiamo per nessun motivo le dichiarazioni del presidente della Federazione Calcistica Venezuelana, Laureano Gonzalez, rilasciate in un'intervista al Diario Lider il 25 novembre 2015 e nelle quali ha affermato che noi giocatori avevamo architettato un piano per portare all'esonero del tecnico della Nazionale".

Vertici federali tacciati d'incapacità. "A differenza del comportamento di alcuni dirigenti abbiamo sempre mantenuto la voglia di lottare fino all'ultimo punto per ottenere il nostro obiettivo che è conquistare la qualificazione al prossimo Mondiale in Russia (2018). Mentre la Federazione Venezuelana viene comandata dagli attuali dirigenti, il nostro sogno di partecipare ad un mondiale viene compromesso dalla mancanza di capacità che sinora è stata mostrata in generale".

Compensi in beneficienza. A testimonianza della battaglia di principio condotta, il novero dei dissidenti rinuncia anche al compenso e ai premi di partecipazione alla nazionale: "La nostra onestà, la nostra integrità professionale non sono merce negoziabile. Non è possibile andare avanti con questi dirigenti al vertice della Federazione. I soldi percepiti in questo periodo e quelli che ci saranno riconosciuti verranno girati a una fondazione per aiutare i nostri giovani e sviluppare scuole sportive nel nostro paese".

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