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Uno stadio di frontiera a Kostajnica: trequarti in Bosnia, un quarto in Croazia

La strana storia del Partizan di Kostajnica: se la palla cade o rimbalza a pochi metri dal confine chi va a recuperarla è meglio che abbia con sé il passaporto.
A cura di Salvatore Parente
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Foto da Kurir.rs
Foto da Kurir.rs

La storia ha, per ragioni talvolta discutibili, provocato paradossi straordinari che si riverberano tuttora nella vita quotidiana, anche nel calcio, anche nell’andare a guardare la domenica un incontro di una squadra di provincia. È quello che succede in Bosnia, dove, il campo del Partizan di Kostajnica è per trequarti nel proprio paese e per un quarto in Croazia, così come le panchine, che si trovano nei confini del governo di Zagabria, motivo per il quale chi si scalda in attesa di entrare sul terreno di gioco osserva il match dall’Unione Europea.

Lo status di paese candidato

Proprio così, perché la Croazia fa parte dell’Unione Europea mentre la Bosnia non ancora (ha presentato richiesta di adesione a febbraio di quest'anno e a settembre ha ricevuto dai 28 della Ue lo status di Paese candidato) e questo, quando il pallone esce dallo stadio diventa un problema per i raccattapalle che, per star tranquilli, si portano il passaporto: "Questa situazione è scaturita dallo scioglimento della ex Jugoslavia. E così se il pallone cade o rimbalza sul territorio croato, chiunque lo va a raccogliere, per sicurezza conserva in tasca il passaporto". A raccontare questa stranissima storia è il presidente del club, Zoran Avramovic, che dalle pagine del quotidiano Kurir di Belgrado rivela: "Ai giocatori almeno è concesso di andare in campo con il documento nei pantaloncini".

Foto da Kurir.rs
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Mosaico di etnie. Una situazione davvero incredibile che, come se non bastasse, diventa ancor più complicata, nel mosaico delle etnie presenti, perché la regione bosniaca dentro la quale si trova il piccolo stadio del Partizan è quella della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia: "Prima della divisione dei Balcani in singoli Stati nazionali – spiega ancora Avramovic – giocavamo nella Lega Regionale di Zagabria e così siamo riusciti a tenere buoni rapporti con la Croazia e i croati". Insomma, un vero e proprio pasticcio della storia che provoca ancora particolari ripercussioni su un campo di una piccola squadra di una Lega Regionale.

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