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Un weekend da bomber: Ibra, Klose, Totti e Cavani suonano la carica

Dopo il confronto-scontro di San Siro tra Milan e Juventus finito 1-1 tra mille polemiche e strascichi che dureranno fino a fine campionato, sia nelle parti alte della classifica, per la lotta scudetto e i posti in Europa, sia in fondo alla graduatoria, nella lotta per non retrocedere, si stanno delineando equilibri e forze. In attesa del rush finale da qui a maggio. Chi sarà il campione più decisivo?
A cura di Alessio Pediglieri
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bomber premiati

Come sempre, quando ripartono la Champions league e le Coppe Europee dopo la pausa invernale, suona la campanella dell'ultima ora: da qui in avanti si farà maledettamente sul serio, su tutti i fronti, e sarà vietatissimo sbagliare. Lo sanno tutte le società pronte a inseguire i rispettivi obiettivi stagionali, chi la permanenza in Serie A, chi i sogni europei e chi quelli tricolori. E ogni squadra dovrà chiamare a sè non solo tutti i propri giocatori ma dovrà stringersi attorno ai propri leader, i rispettivi fuoriclasse chiamati a fare la differenza e a trascinare la squadra verso risultati positivi. Non mancano i nomi, in Serie A, cui affidarsi: grandi e piccole hanno il proprio gioiellino cui consegnare le chiavi nella speranza di non rimanere chiusi fuori all'ultimo istante.
Ibrahimovic, Klose, Pirlo, Sneijder, Cavani, Totti perrestare nelle squadre Top Level, ma anche i vari Giovinco, Jovetic, Palacio, Denis, Muriel scendendo verso le zone basse della classifica.

sfida di bomber

Nel Milan, oggi ancora primatista in attesa dell'ultimo recupero bianconero a Bologna, scalpita Zlatan Ibrahimovic per tutti l'emblema del fuoriclasse che può muovere gli equilibri di una gara, di una squadra e di un intero campionato. Non a caso, lo svedese è negli ultimi 8 anni sempre stato scudettato a fine stagione e un motivo valido ci sarà: non ha sbagliato l'appuntamento con il successo nell'Ajax, poi nella Juventus, quindi nell'Inter, nel Barcellona e fino ad oggi, nel Milan. E' lui l'uomo al quale Massimiliano Allegri – ma non solo – si affiderà per mantenere il ritmo in campionato e togliersi più di una soddisfazione in Champions League. Dopo le tre giornate di squalifica rimediate per lo schiaffo ad Aronica in Milan-Napoli, Ibrahimovic ha avuto l'occasione di apparire solamente in Coppa Italia e in Champions League con la maglia rossonera e in Nazionale nell'amichevole della Svezia. Ma, sabato sera, a Palermo, dopo la squalifica di 3 turni, Ibra tornerà titolare al centro dell'attacco rossonero che ha ancora perso Pato, infortunato, e che si affiderà allo svedese a fianco di un ritrovato Robinho, per scardinare la difesa rosanero. Che Ibra sia in un ottimo momento di forma lo dicono anche i numeri.
In Nazionale ha contribuito – segnando – alla rotonda vittoria svedese contro la Corazia per 3-1, andando a segno su rigore dopo 13 minuti di gioco. Ancor prima, in Champions, nel poker rifilato all'Arsenal a San Siro, aveva messo il proprio sigillo ancora dagli undici metri, mentre contro la Juve in Coppa Italia aveva giocato 90 minuti senza trovare la via del gol. Poco male, perchè Ibra sadi essere un giocatore decisivo, come lo sa anche il Milan.
Non a caso, fino ad oggi, vale tutti i nove milioni di stipendio che si guadagna l'anno – il più alto ingaggio dell'intera serie A – e con Mino Raiola, il Milan sta ridiscutendo in queste ore anche il rinnovo fino al 2016, con – ovviamente – un ritocco all'insù dello stipendio dello svedese. una trattativa che non dovrebbe subire scossoni, soprattutto se a maggio i rossoneri si dovessero ritrovare con qualche trofeo in più. Per adesso, in attesa di altri numeri (economici), a dare ragione a Ibrahimovic sono i numeri che provengono dal campo: 23 reti totali da inizio anno, 15 in Serie A, 5 in Champions League, 1 in Coppa Italia, 1 in Supercoppa Italiana, 1 inNazionale.

sfida di bomber

Una vera e propria macchina da guerra, seconda solamente a Edinson Cavani, il Re Mida del Napoli di Mazzarri e De Laurentiis, autentico trascinatore degli Azzurri in Europa e – a momenti alterni – anche in campionato. L'uruguagio è l'attuale capocannoniere assoluto di tutti i giocatori che militano in Serie A, avendo siglato 25 reti, di cui 15 in campionato, 5 in Champions, 3 in Coppa Italia e 2 in Nazionale. Meglio di lui, al momento non c'è nessuno. Non a caso, il presidente De Laurentiis se lo sta coccolando come un figlio e ha rimandato al mittente le voci di mercato che lo vorrebbero in Premier (sponda Manchester) e in Liga spagnola (con Real e Barça sempre alla finestra).
Non solo, il patron del Napoli ha fatto tacere anche Oscar Tabarez, Ct della Celeste che recentemente ha sottolineato come Cavani dovrebbe lasciare Napoli per fare il definitivo salto di qualità sportiva. "Non so ancora per quanti anni Edinson Cavani resterà a Napoli. Secondo me dovrebbe cambiare aria e misurarsi nel campionato spagnolo o in Premier League", ha detto l'ex tecnico anche di Cagliari e Milan. Piccata, e immediata, la risposta di De Laurentiis:

Ma Tabarez pensasse al suo lavoro, ecco cosa gli rispondiamo, a Cavani ci pensiamo noi. Stare a Napoli è un atto d’amore. Siamo tra le squadre più importanti d’Europa e agli ottavi di Champions League. D’altronde non mettiamo le manette a nessuno, ma siamo una realtà di livello internazionale ormai. Le sirene ci possono stare, ma non tutti hanno i soldi per permetterselo…

Come dargli torto?

sfida di bomber

Se Ibra e Cavani sono gli attuali top-player in attacco, anche in altre squadre non mancano i fuoriclasse cui affidarsi. Nella Juventus di Antonio Conte, brilla da inizio anno la stella di Andrea Pirlo, decisivo autentico leader in mezzo al campo per i bianconeri che si stanno giocando il testa a testa per lo scudetto proprio con il Milan. L'ex rossonero ha avuto la pecca di fallire l'appuntamento proprio contro la sua vecchia squadra, nel suo vecchio stadio, davanti ai suoi vecchi tifosi. Per il resto, ha convinto – a stagione in corso – anche lo stesso Conte a cambiare l'assetto tattico dell'intera squadra per dimostrargli tutta la propria classe e bravura. Così, il tecnico è passato dal primo 4-2-4 ad un più tonico 4-3-3 dove Pirlo è ritornato a dipingere davanti alla difesa, in un ruolo che al Milan – motivo del divorzio – oramai era considerato un surplus di cui disfarsene.
Anche nell'Inter c'è la stella di turno e si chiama Wesley Sneijder, l'ultimo grande reduce del Triplete, chiamato a difendere la causa nerazzurra. Purtroppo per lui, e soprattutto per l'Inter, il rapporto non è dei migliori e il suo apporto sta deventando un ‘caso' sempre più spinoso per Claudio Ranieri. Sneijder sì, Sneijder no è il dilemma che affligge una squadra in caduta libera e che stenta a trovare un paracadute per poter frenarsi in tempo. Quando è sceso in campo, l'olandese ha sempre costretto il tecnico a cambiare l'assetto tattico visto che inserendolo defilato sulla sinistra non ha mai dato garanzie e voglia di far bene. Con Sneijder dietro le punte, il centrocampo si è snaturato, aprendo il fianco alla difesa – non certo la stessa del Triplete e bisognosa di costante copertura della linea mediana. Insomma, un guaio tattico difficile da sistemare tanto più che il tempo stringe e ogni gara appare decisiva per il futuro immediato interista, lontano dalla Zona Champions (ma anche Europa League) in campionato e ad un passo dall'eliminazione europea dopo l'1-0 di Marsiglia all'ultimo secondo.
I campioni che si sfidano e incrociano il proprio estro, domenica, saranno Francesco Totti e Miro Klose, i due uomini in più di Roma e Lazio pronte al derby di ritorno dopo che all'andata la squadra di Reja fu protagonista di una vittoria in rimonta all'ultimo minuto. Il tedesco è l'autentica rivelazione della nostra Serie A: arrivato in estate, quasi a ‘svernare' a Roma, si è ritrovato a trascinare la squadra grazie ai suoi gol che l'hanno rilanciato tra i migliori marcatori stagionali. Tra campionato, Coppe e Nazionale, ha già all'attivo 18 reti e non sembra intenzionato a fermarsi. Per Totti il discorso è differente: ad inizio stagione ha dovuto affrontare un duro faccia a faccia con Luis Enrique e la nuova dirigenza che non hanno fatto sconti nemmeno alla bandiera della Roma che si è trovata ad accettare il nuovo corso giallorosso. Solamente 4 reti per il capitano della Roma, in questa stagione; molti alti e bassi, ma anche una ‘rinascita' sportiva e una partita vinta con il tecnico spagnolo che ha utilizzato, non appena ha potuto, Totti tutte le volte che poteva. Come accadrà nel derby, malgrado il capitano si sia infortunato in allenamento e non sia al cento per cento della condizione.

E se questi sono i fenomeni delle squadre di primo livello, non si possono dimenticare i bomber e i giocatori che stanno scrivendo la storia dei club di seconda fascia e che nulla – o poco – hanno da invidiare ai più blasonati colleghi. Tra questi, il Re è senza dubbio Antonio Di Natale, l'eterno bomber dell'Udinese, capocannoniere da due stagioni consecutive in Serie A e oggi ancora leader con 18 reti; Ignacio Palacio, l'argentino del Genoa che ha ritrovato anche la Nazionale e che con la maglia del Grifone è a quota 16 gol stagionali (14 in Serie A e 2 in Coppa Italia); German Denis, altro argentino, dell'Atalanta, rivelazione dell'attacco orobico e del campionato; e poi Jovetic, Miccoli, Giovinco e il piccolo grande Muriel, ultimo bomber sbocciato nel Lecce di Serse Cosmi.

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